Trama: Questo libro è un mosaico di storie sulle forze e le dinamiche che, sin dalle prime fasi della vita, plasmano le ragazze e ne definiscono il ruolo all’interno della società: “Tutto ciò che so sul sesso”, dice Melissa Febos, “me l’hanno insegnato il capitalismo e il patriarcato”. Girlhood indaga e pone in discussione le narrazioni che vengono imposte alle donne su cosa significa essere donne, le regole cui il corpo femminile si ritrova – più o meno consapevolmente – a sottostare, il linguaggio che definisce la sottomissione. Indaga e pone in discussione le forme di abuso non solo fisico ma anche e soprattutto emotivo, le abitudini che ingabbiano la figura femminile e i meccanismi di difesa che le donne mettono in atto nel tentativo di conquistare e soddisfare l’amore altrui. Attraverso un percorso di recupero e rielaborazione della propria storia e il confronto con esperienze raccontate da altre donne, Febos propone una lettura critica dei dispositivi che convalidano e rafforzano la cultura patriarcale e mostra come liberarsene. Bisogna immaginare con uno sguardo nuovo le relazioni e fare spazio alla rabbia, al dolore, al potere e al piacere – a tutte quelle cose a cui le donne sono state abituate a rinunciare. Girlhood, come ha scritto Lidia Yuknavitch, è “una guida pazzesca alla resilienza e al recupero di se stesse, una visione mozzafiato di chi possiamo essere nonostante ciò che ci è stato insegnato”.
Nottetempo
Recensione: Il libro di Melissa Febos non è un romanzo, ma un saggio.
Personalmente, non amo il genere, non rientra nelle mie corde, dopo un po’ mi annoia, ma so riconoscere un buon lavoro, a prescindere dal fatto che si tratti di narrativa o altro. E’ questo lo è.
Melissa, esce allo scoperto, ci racconta di lei, della sua vita e del suo corpo. Quest’ultimo è sempre stato un impedimento per lei che ha sviluppato presto, vedere ogni giorno forme che lei non era in grado di gestire. Un corpo che per le sue fattezze, in un mondo di ragazzine esili era troppo ed è stato fonte di bullismo. Un corpo che per numerose ragioni ha permesso che fosse violato da uomini, droghe, traumi. Da adolescente non ha mai confidato a nessuno di questi abusi, ci racconta che il suo silenzio è lo stesso silenzio di tante ragazze; ci parla della vittimizzazione della donna: se passeggia sola di notte in abiti poco coprenti non c’è da meravigliarsi se viene disturbata. Melissa si autocolpevolizzava, perché se il mondo maschile e femminile era cattivo con lei era da imputarlo alla sua fisicità.
Melissa cita fonti, intervista donne ed arriva alla conclusione, tutt’altro che sorprendente, che ciò che può accadere ad una, accade a tante altre.
Con la violazione del corpo non si intende solo lo stupro in senso stretto, nel libro viene anche analizzato quello di Persefone, ma in contrapposizione, si spiega anche cos’è la “fame di pelle”, ovvero il bisogno di un contatto fisico senza secondi fini. Melissa, grazie ad un cuddle party, cioè una riunione dove ci si può scambiare contatto fisico senza esito sessuale ed attenendosi ad alcune regole ferree come il dovere di dire di no se non si ha voglia, capisce che per lei anche un tocco dovuto ad una stretta di mano o un saluto possono non essere piacevoli. Un po’ come quando da bambini, adulti che neanche ci conoscono, chiedono il “bacino” o pizzicano le guance. La protagonista, capisce che spesso anche un abbraccio può essere fastidioso, non si ha voglia di riceverlo, ma lo si concede per educazione, per non scontentare o per abitudine.
Melissa dichiara di essere stata vittima di “abusi sessuali” per oltre vent’anni. E’ stata toccata senza consenso più e più volte, ma ha imparato a dire no e a sottrarsi delicatamente. Ci racconta di un uomo che la importunava da dietro la sua finestra: non c’è stato contatto, ma violenta insistenza; intervista una donna che preferiva andare a letto con uomini piuttosto che dire no e farli arrabbiare, per lei era più facile.
Melissa ora è cambiata, è guarita, ha fatto pace col suo corpo, sostituisce abbracci non voluti con frasi carine ed in mente si ripete il suo mantra: “grazie di esserti presa cura di te stessa”.
Ogni capitolo è scandito dalle illustrazioni in bianco e nero di Forsyth Harmon.
Melissa Febos è un’autrice americana. Suoi testi sono comparsi su The Paris Review, McSweeney’s Quarterly, Granta, The New York Times. Insegna nel programma di scrittura di non-fiction presso l’Università dell’Iowa. Girlhood ha vinto il National Book Critics Circle Award for Criticism nel 2021 ed è un best seller in America.