L’8 giugno al Tempio di Adriano di Roma si è svolta la cerimonia di premiazione della prima edizione del Premio Letterario La Letteratura delle Radici.
Il premio è organizzato dall’associazione Italian in Italy ETS www.italianinitaly.net , fondata e presieduta dal 1987 dalla glottologa e imprenditrice Pina Foti, che riunisce le più prestigiose scuole di lingua e cultura italiana per stranieri.
La parola e il racconto – un tempo orale e in seguito scritto – sono gli strumenti attraverso i quali si tramanda, da una generazione all’altra, il patrimonio culturale e identitario. Il concetto di radici non riguarda esclusivamente i processi migratori ma, in senso più ampio e pregnante, considera la riflessione sul chi siamo in relazione ai luoghi e all’appartenenza a comunità che sviluppano pratiche condivise.
La parola scritta, protagonista nel processo di costruzione e perpetrazione della cultura, è il fulcro sul quale si basa il premio dedicato alle storie e gli studi legate alla ricerca e la custodia delle radici individuali e collettive.
Riceveranno il premio nella categoria narrativa italiana-biografia romanzata Flavia Amabile per Elvira pubblicato da Einaudi, Marco Consentino e Domenico Dodaro per Madame Vitti pubblicato da Sellerio, Luisella Dal Pra per La libertà, e insieme il mio cuore pubblicato da Nutrimenti e Silvia Pattarini per Biglietto di terza classe pubblicato da Gli scrittori della porta accanto. Nella categoria narrativa-romanzo Carla Maria Russo per Cuore di donna pubblicato da Piemme, nella categoria saggistica Elena Bonelli per La canzone romana pubblicato da Newton Compton editori.
Elvira di Flavia Amabile
La prima volta che assiste a una proiezione, Elvira Notari si innamora del cinema. E incontra Nicola, che invece si innamora di lei. Dopo una fuga romantica e il matrimonio, lavorano insieme alla coloritura delle pellicole, in una piccola casa nei vicoli. Elvira fatica a conciliare i doveri di moglie e madre con i suoi sogni. Cosí, quando resta per la terza volta incinta e dà alla luce Maria, la lascia alle suore. La scelta la marchia per l’intera esistenza, ma è l’unica strada per diventare quello che lei desidera. Elvira ce la fa: la sua casa di produzione realizza film che riscuotono successo in patria e spopolano negli Stati Uniti. Tuttavia l’ambientazione nei bassifondi, l’allusività erotica e le protagoniste sanguigne si scontrano con la mentalità patriarcale del regime fascista. Elvira non vuole piegarsi alla censura, ma la stessa ostinazione che le ha permesso di conquistare il mondo, sacrificando persino l’amore di una figlia, la costringe a pagare un prezzo troppo caro.
Madame Vitti fondò a Parigi, nel pieno dei fermenti della Belle Époque, un’accademia di belle arti per sole donne. La scuola aprì i battenti nel 1890, ed ebbe come primo insegnante Paul Gauguin. Lei, Maria, non fu mossa soltanto da un istinto imprenditoriale straordinario per una ragazza immigrata e analfabeta, la animava uno spirito libero che precorse una svolta nel costume. Sul finire dell’Ottocento, la famiglia di Maria aveva lasciato Gallinaro, un paese vicino a Frosinone, seguendo un canale migratorio che univa quell’angolo di provincia dell’Italia meridionale alla Ville Lumière. Giovani, maschi e femmine, partivano per sfuggire alla fame. I più fortunati trovavano occupazione come modelli negli atelier dei pittori e degli scultori di Montmartre e di Montparnasse. Bella, ricercata, ambiziosa, si fece rapidamente un nome come modella (il dipinto che la ritrae, riprodotto in copertina, è esposto al Metropolitan Museum di New York) e, vivendo in quell’ambiente di compromessi e di promiscuità, scoprì un vuoto da colmare, una domanda non soddisfatta. C’erano a Parigi molte accademie, pubbliche e private, per aspiranti pittori provenienti da tutto il mondo. Ma erano scuole per uomini, in cui era mal tollerato «l’occhio femminile». Maria ideò la sua Accademia Vitti per sole allieve, dove – rivoluzione nella rivoluzione – si esponeva il nudo maschile. Finalmente una donna poteva studiare il corpo di un essere dell’altro sesso dal vivo e riprodurlo secondo quanto sentiva. Era la porta per entrare alla pari e da libera nel mondo della creazione artistica, districandosi tra pregiudizi invincibili, l’istinto di sopraffazione del marito, un rapporto complicato con le due sorelle, il ricatto dei sentimenti. Madame Vitti riscopre una storia vera e dimenticata in un romanzo dalla scrittura fortemente visiva; è il racconto di una donna che ha lottato con sfrontatezza per realizzarsi, conquistando ammirazione e disprezzo, vittorie e cicatrici profonde.
La libertà, e insieme il mio cuore di Luisella Dal Pra
La storia di una famiglia costretta, dalla povertà, ma anche dalle convinzioni politiche, a migrare fra le Marche, il Lussemburgo, la Francia. Una storia di scoperte, di nuovi rapporti umani, ma anche di estro e talento, come nel caso di Duilio, passato dal lavoro in una cava nelle Marche alla scoperta dell’arte. Lungo il Novecento, e fino alla fine della seconda guerra mondiale, si intrecciano la sua storia, quella di un cavatore di simpatie anarchiche emigrato nel 1912 in Lussemburgo e poi vittima di un decreto di espulsione su indicazione della polizia politica italiana durante il fascismo. Quella di Dora, sua figlia e poi giovane staffetta partigiana francese, e quella di Franco, militare di stanza nella zona occupata dagli italiani nel sud della Francia che, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, fuggirà dal treno che lo sta deportando in Germania per unirsi alla resistenza transalpina. Storie di persone capaci di fare scelte importanti, anche a rischio di compromettere le loro stesse esistenze, e di costruire un lascito per le generazioni future.
Lina aveva vent’anni quando, agli albori del ‘900, emigrò in America in cerca di fortuna. Il lungo viaggio per mare sul bastimento, con destinazione New York. Le paure durante la traversata, in terza classe, giù nella stiva, con emigranti che fuggivano dalla disperazione alla ricerca di una vita migliore. Il Nuovo Mondo, gli umilianti controlli sull’isola di Ellis, chiamata dai migranti “l’Isola delle lacrime”. La nuova vita da cittadina americana. Le difficoltà, le lotte per i diritti delle donne e contro lo sfruttamento minorile. I pericoli e le avversità da affrontare. Infine l’amore, ma per questo ci sarà un alto prezzo da pagare.
La prima donna detenuta nel carcere di Sing Sing. La prima donna che entra in un tribunale in qualità di avvocato. Una storia avvincente di coraggio e di passione accaduta oltre 100 anni fa eppure attualissima.
«Coraggio, Maria Inez… adesso è il tuo momento. Ricordati che stai lottando per obiettivi cruciali: la libertà, i tuoi diritti, la tua stessa vita. Ma anche per me e per tante amiche che ti stimano e ti vogliono bene. Anzi, a essere franca, stai lottando per le donne di tutto il mondo e di tutte le epoche.»
Little Italy, New York, aprile 1895. Una giovane immigrata italiana di nome Maria Inez Cortese, con una terribile storia di violenze familiari alle spalle, entra in una locanda e uccide con un colpo di coltello alla gola suo marito, Cataldo Motta, l’uomo che sua madre l’aveva costretta a sposare, rinunciando al ragazzo che amava. Questa almeno è la versione che sostengono nel corso del processo i due gestori della locanda, sulla base della cui testimonianza, la donna viene condannata alla sedia elettrica e rinchiusa nel carcere di Sing Sing. Agosto 1895. A Maria Inez viene riconosciuto il diritto di ricorrere in appello. Non potendo permettersi un avvocato, la NAWSA, associazione femminile per il voto alle donne, decide di assumerne il patrocinio per salvarla almeno dalla sedia elettrica e, con una decisione che sconcerta e scandalizza, ne affida la difesa a una giovane donna, Ann Bennett, forse la prima donna degli Stati Uniti laureata in Legge e abilitata alla professione di avvocato. Attraverso momenti di forte tensione emotiva, in un alternarsi di speranze e disperazione, esaltazione e sconforto, la giovane avvocato, con l’aiuto del giornalista Charles Stevens e del poliziotto italo americano Joe Petrosino, ingaggerà una lotta contro il tempo, l’omertà, la paura, per scoprire la vera dinamica dei fatti e portarne le prove alla giuria. Un palpitante caso giudiziario, una storia umana di coraggio, di passione, di forti valori morali e civili, che conduce il lettore passo passo dentro una vicenda intricata e scabrosa e lo tiene incollato fino all’ultima pagina, anzi: all’ultima parola.
La canzone romana di Elena Bonelli
La storia insolita e straordinaria della tradizione musicale di Roma. Da Balzani a Baglioni, da Venditti a Ultimo
Si sa, le canzoni sono da sempre lo specchio di un luogo e di un tempo: rappresentano i sentimenti più profondi delle città in cui sono nate e raccontano segreti e contraddizioni dei periodi in cui si sono diffuse. E naturalmente Roma e il suo patrimonio musicale tradizionale non fanno eccezione. Elena Bonelli, “La Voce di Roma”, che ha dedicato la vita a far conoscere la canzone romana al mondo, ci conduce lungo un itinerario fatto di artisti e canzoni, raccontandoci la grande storia di Roma Capitale da un punto di vista inedito e coinvolgente. Da brani straordinari, come Le streghe, Tanto pe’ cantà e Valzer della Toppa, a figure artistiche di rilievo assoluto, come Ettore Petrolini, Anna Magnani e Pier Paolo Pasolini, fino ad Achille Lauro e i nuovi volti della musica romana contemporanea, questo libro è un’inestimabile raccolta di tesori, che saprà fare la felicità di tutti gli appassionati.
150 anni di musica romana, alla scoperta degli artisti e delle canzoni più importanti della capitale