Non potrò mai scordare quella sera, con un bacio avevo salutato una mia amica. Era una tetra sera di fine ottobre a Napoli. La luna piena illuminava pallidamente le strette vie del centro storico, mentre un lugubre vento sussurrava tra i vicoli. Decisi di fare una passeggiata nei giardini di Castel Sant’Elmo per sgranchirmi le gambe e godermi la vista panoramica sulla città avvolta nel buio.
Ma quella sera c’era qualcosa di strano nell’aria. Mentre percorrevo i viali deserti tra siepi e fontane, sentivo distintamente dei rumori furtivi tra il fogliame, come se qualcuno mi stesse seguendo nell’ombra. Preda di un irrazionale timore, accelerai il passo cercando di raggiungere presto l’uscita. Ad un tratto, sentii alle mie spalle dei passi affrettati che si facevano via via più forti.
Mi volsi di scatto e rimasi pietrificato: davanti a me si stagliava la terrificante sagoma di una creatura femminile dai lineamenti umani, ma dalla pelle color cenere e gli occhi gialli come braci ardenti. Emanava un’aura sinistra e una foschia livida sembrava emanare dal suo corpo. Con orrore compresi che non si trattava di un essere umano.
“Chi…chi sei? Cosa vuoi?” balbettai, paralizzato dal terrore. Lei mi fissò con uno sguardo privo di alcuna umanità e rispose con una voce profonda e crudele: “Sono Lilith, la prima moglie di Adamo, scacciata dal Paradiso. Ora sono la regina di questi giardini maledetti e chi vi passeggia di notte diventa mia preda!”.
Con un gesto fulmineo, Lilith mi afferrò per il collo e mi spinse contro il tronco di un albero, stringendo sempre più forte. Stavo per perdere i sensi quando sentii le sue gelide labbra posarsi sulle mie in un bacio gelido come la morte. Un brivido di terrore mi percorse la schiena mentre avvertivo un’energia maligna riversarsi nel mio corpo.
Lilith si staccò da me e sussurrò con tono diabolico: “Ora sei mio. Tornerai qui ogni notte per l’eternità”. Detto ciò svanì nella nebbia come uno spettro. Io caddi a terra esausto, in preda a tremiti di febbre e visioni infernali.
Nei giorni successivi, il mio stato di salute peggiorò in modo inquietante. Di notte, sentivo nelle ossa un richiamo irresistibile che mi costringeva a ritornare ai giardini. Lì, Lilith mi aspettava sempre con un sorriso crudele sulle labbra sottili. Dopo ogni suo bacio mortale, mi sentivo sempre più debole e vuoto interiormente. Sapevo, capivo, ne ero certo. Qualcosa di terribile mi stava pe accadere.
Decisi di confidarmi con un vecchio veggente che viveva in solitudine ai Quartieri Spagnoli. Lui ascoltò il mio racconto con estrema attenzione, senza mostrare alcuna sorpresa di fronte alla mia terribile storia. Quando ebbi finito di parlare, esclamò con voce rauca: “Sei stato marchiato dal demone Lilith! Solo il bacio puro di una fanciulla vergine potrà sciogliere l’incantesimo e liberarti dalla sua maledizione”.
Con le poche forze rimaste, iniziai una disperata ricerca nella speranza di trovare colei che avrebbe potuto salvarmi. Interrogai gli abitanti dei vicoli, mostrando loro il marchio livido lasciatomi da Lilith sul collo. Dopo lunghe ricerche, apprese da un ragazzo che in città viveva una giovane fanciulla ancora vergine, di nome Irene.
Mi reco nella sua dimora, ai margini della città vecchia. Le spiego rapidamente e sommessamente della mia terribile condizione, mostrandole il livido segno sul collo. Irene, pur spaventata, è una ragazza dal cuore puro. Offre le sue labbra in un casto bacio, per liberarmi dalla maledizione.
Sento immediatamente il marchio di Lilith affievolirsi e sfaldarsi. Sorrido, felice di essere stato salvato… ma ormai è troppo tardi. Le forze mi abbandonano ed io cado esanime tra le braccia di Irene, spoglia ormai l’ultima stilla di vita prosciugata dal demone. Muoio così, sereno nel sapere di essere stato redento da un sentimento di puro amore.