Nel 1962 Yves Saint Laurent (1936-2008) insieme a Pierre Bergè (1930-2017) aprì la prima casa di “haute couture” (alta moda) al 30 bis di Rue Spontini nel 16° arrondissement di Parigi, il fiorente business portò i due imprenditori a trasferirsi successivamente al 5 avenue Marceau il 14 luglio del 1974 e dopo una lunga serie di successi nell’ ottobre del 2002 la sede dell’ haute couture diventò la Fondazione Pierre Bergè – Yves Saint Laurent con l’ obiettivo di promuovere il lavoro del grande stilista.
L’ idea di un vero e proprio museo per la conservazione e promozione del “patrimonio culturale” iniziò già nel 1964 quando si decise di mettere da parte alcuni disegni dopo ogni sfilata, migliaia di bozzetti, modelli e documenti testimoniavano la grande creatività e i gusti eclettici di Bergè e Saint Laurent. Al piano terra del “Museo Yves Saint Laurent” c’ erano i saloni dove i clienti ricevevano le forniture per la presentazione di ogni collezione e prima della consegna alcuni supervisori monitoravano gli accessori, le sfilate di moda si sono svolte in queste sale fino al 1976 quando si decise di trasferire la collezione all’ Hotel Inter-Continental.
La prima sezione dello spazio espositivo è caratterizzata da una serie di disegni sull’ abbigliamento maschile adattato al corpo femminile, Saint Laurent ha mantenuto il taglio e la comodità di questi pezzi adattandoli alla silhouette femminile in modo da unire semplicità ed eleganza, donne che hanno acquisito sicurezza e che si muovono con disinvoltura, liberate da indumenti restrittivi, tutte collezioni create nel 1970 anno del movimento femminista.
Interessante è il processo della realizzazione di un capo, Yves Saint Laurent realizzò una serie di schizzi in Marocco, paese che ha scoperto nel 1966, ogni bozzetto è assegnato ad un singolo atelier, poi si scelgono i tessuti e gli accessori, ogni disegno insieme ad un campione di tessuto vengono registrati su una scheda tecnica e su di essa vengono segnati tutti i dettagli necessari per la creazione del capo, è una prassi che lo stilista ha imparato quando era apprendista da “Christian Dior” all’ età di 20 anni, inoltre bisognava specificare il tipo di indumento, abito, cappotto o altro, nell’ haute couture ogni momento della giornata aveva un abbigliamento specifico, una collezione poteva riflettere l’ ispirazione dell’ artista, del momento o dell’ epoca.
Il prodotto finale è il frutto di un lungo e meticoloso processo lavorativo che vede in campo diverse figure professionali, una sinergia tra le haute couture e abili artigiani come tessitori, tintori, tipografi, ricamatori, orefici e argentieri sono essenziali per ottenere un capo di altissima qualità, ognuno caratterizzato da un suo stile e da una sua tecnica e Yves Saint Laurent si avvalse di diversi atelier per le sue creazioni, Rébé, Mesrine, Lesage e Lanel per il ricamo, Abramo per i tessuti stampati, Brossin de Méré per i tessuti e le applicazioni ricamate, Lemarié per le piume e Goossens per i gioielli. Questi capi, veri e propri capolavori, attestano le competenze che sono state tramandate negli anni e che hanno resistito grazie al rigore e al perfezionismo del couturier. Le strette relazioni instaurate con questi artigiani altamente qualificati hanno permesso di creare i suoi disegni più elaborati. La qualità dei materiali utilizzati e il complesso processo implicato nella loro attuazione hanno comportato la necessità di centinaia di ore di lavoro per realizzare un pezzo.
La realizzazione delle sue collezioni sono la sintesi di un “processo mentale” e di una “visione onirica”che attinge dai suoi viaggi e dai suoi libri: “I viaggi più belli li ho fatti attraverso i libri, sul divano, nel mio salotto” YSL. Una serie di viaggi che lo porteranno in luoghi esotici come il Marocco, Africa Subsahariana e in Spagna e successivamente in Asia e Russia, disegnando colori brillanti, le forme e i tessuti di questi luoghi.
All’ interno del museo una sala è dedicata al film che racconta della relazione unica tra Yves Saint Laurent e Pierre Bergè e della loro vita insieme, della progettazione di YSL e della gestione di PB e della loro casa di haute couture, lo stesso Saint Laurent descrive la loro coppia come: “quella grande aquila con due teste che navigava sui mari, oltrepassava i confini e invadeva il mondo con la sua portata ineguagliabile che eravamo noi”.
Yves Saint Laurent ha esplorato la storia della moda attraverso i suoi progetti. Trasformò le toghe antiche indossate dalle vestali in abiti da sera drappeggiati. I suoi capi ricamati ricreavano fedelmente le silhouette femminili del Medioevo, si ispirò agli abiti del Rinascimento fatti di tessuti pregiati ricamati con fili d’oro e a quelli del XVII secolo che mostravano la ricchezza e l’opulenza della corte reale (gli aristocratici e cortigiani avrebbero continuato a divulgare nel XVIII e nel XIX secolo). I disegni che hanno segnato il XX secolo rispecchiavano le tendenze della società, dai ruggenti anni Venti allo stile retrò degli anni ’40, la modernità di questi periodi si ritrova nelle creazioni del couturier che offre una visione allo stesso tempo ammirata e distante.
Emblema dello stile di Saint Laurent è il gioiello “Cuore”, in esposizione, creato nel 1962 dalla casa di Scemama, un talismano indossato da una delle modelle scelte dallo stesso stilista e trasformato in un simbolo con tante variazioni, gioielli, borse e vestiti.Una stanza completamente diversa rispetto al lusso delle precedenti è quella dello “Studio” dello stilista, uno spazio luminoso, silenzioso e originale con uno specchio a muro, qui, (tutto è stato lasciato inalterato) YSL progettava le sue creazioni, qui la modella sfilava per il couturier prima di inviare l’ abito all’ atelier. Osservando la libreria si notano le pubblicazioni che sono state le principali fonti di ispirazione, la scrivania descrive la personalità dello stilista, souvenir, oggetti preferiti e matite per lavorare, uno studio frequentato da sei o sette collaboratori ogni giorno.
Ciò che caratterizzava la creatività di Sant Laurent non era solo la progettazione degli abiti, ma anche degli accessori: “Mi piace un vestito per essere semplice, un accessorio per essere pazzo” YSL . Borse, cappelli e guanti davano quel quid in più che voleva creare, i gioielli potevano essere di diversi materiali, evitando quelli preziosi, non c’ erano limiti all’ immaginazione e alle combinazioni di diversi elementi, legno, metallo, strass e ceramica abbondavano.Una delle sale è dedicata all’abito da sposa, vissuto come il momento molto atteso in uno spettacolo di haute couture. Mentre gli abiti da sposa venivano commissionati in precedenza, finirono successivamente per essere integrati in una collezione e divennero persino il fiore all’occhiello di una sfilata di moda. I Couturier hanno giocato e rielaborato sia con la forma che con il tradizionale colore bianco dell’abito a partire dalla fine del XIX secolo.
“Per vivere e sopravvivere, ogni uomo deve avere ciò che Nietzsche chiamava fantasmi estetici” – YSL
Yves Saint Laurent ha costantemente cercato i suoi “fantasmi estetici” tra i pittori, gli scrittori, i compositori e i ballerini che ammirava, circondandosi di loro nel suo “studio mentale”, piuttosto che limitarsi a prendere in prestito da loro, amava dare una nuova interpretazione nei suoi progetti.
“Si potrebbe quasi dire che le opere, come i pozzi artesiani, salgono tanto in alto quanto la sofferenza nel cuore di qualcuno è profonda. Senza saperlo, ho fatto parte di quella famiglia. È mio. Non ho scelto quella discendenza fatale. Eppure, grazie ad essa, sono salito ai vertici del creato, frequentato i vigili del fuoco di cui Rimbaud parlava, mi sono trovato e ho capito che il più grande incontro nella propria vita è l’incontro con sé stessi. Tuttavia, ho scelto di dire addio a questo amato mestiere. Sto anche dando l’addio a quei fantasmi estetici. Li ho conosciuti fin dall’infanzia e ho scelto questo meraviglioso mestiere per rinnovare con loro. Grazie a loro, mi sono circondato di una famiglia che mi ha aiutato, protetto e amato così tanto. Quella famiglia è mia e puoi immaginare che mi strazia il cuore lasciarlo, poiché so benissimo che i paradisi più belli di tutti sono quelli che si perdono”. YSL 2002