Marina Fiordaliso nasce il 19 febbraio del 1956 a Piacenza, figlia di Auro e Carla.
Vincitrice a Castrocaro con il brano “Scappa via”, scritto da Zucchero, grazie a questo successo ottiene l’opportunità di diventare concorrente del Festival di Sanremo del 1982, nella sezione “A” (i cosiddetti “aspiranti”): sul palco dell’Ariston Marina si presenta solo come Fiordaliso, scegliendo il proprio cognome come nome d’arte, e propone “Una sporca poesia”, scritta da Franco Fasano e Pinuccio Pirazzoli.
Il successo commerciale internazionale arriva però nel 1984, a Sanremo, con “Non voglio mica la luna”, scritto da Zucchero.
Da allora la “Fiorda”, cosi come la chiamano i suoi fans più affezionati, non ha mai abbandonato la musica.
Nel 2006 viene chiamata dalla regista Manuela Metri per interpretare una delle protagoniste della versione italiana di “Menopause – The Musical”, spettacolo musicale che negli Stati Uniti aveva ottenuto un notevole successo: anche in Italia la produzione ottiene un buon riscontro di pubblico, anche grazie alle attrici che affiancano Marina Fiordaliso (Crystal White, Fioretta Mari e Marisa Laurito).
Dopo una serie di esperienze televisive, nel 2015 Fiordaliso pubblica “Frikandò”, e nel marzo del 2016 partecipa come concorrente all’undicesima edizione dell’Isola dei Famosi, reality show presentato da Alessia Marcuzzi su Canale 5.
Proprio in questi giorni, Fiordaliso decide di pubblicare un nuovo ep, con una versione inedita di “Non voglio mica la luna” e il brano inedito “ Senza una lacrima”, brano molto forte che sicuramente farà parlare nel nostro Paese, poiché affronta il tema controverso dell’eutanasia, tema che le sta a cuore.
Fiordaliso, sei stanca di esser ricordata soprattutto per una sola canzone, seppur intramontabile, come “Non voglio mica la luna”?
A volte sembra che abbia fatto solo quella ma è sempre bello sapere che con quel brano sono entrata nella vita di tanti, quasi come una colonna sonora. Anni addietro, durante gli scioperi, cantavano quella canzone come inno di protesta << Non vogliam mica la luna, vogliamo…>> , era una forma lessicale non molto usata in quel periodo e fu il genio di Abertelli a introdurla nel lessico italiano e mi portò molta fortuna. Lui, poi, all’epoca faceva le pubblicità della Coca-cola.
Con quella canzone sei diventata anche un’icona gay. Come vivi questo ruolo?
Per me la parola gay nemmeno esiste, per me ci sono solo le persone ed è sempre stato cosi fin da bambina, non ho mai visto la differenza tra un cuore ed un altro cuore. Sono nata gay, sono nata lesbica, sono nata etero.
In alcune interviste, hai parlato di boicottaggio da parte delle radio e ti sei lamentata che non ti passano più in radio, ti sei chiesta il perché?
Non è più il mio tempo. Anni fa la cosa mi faceva arrabbiare parecchio mentre oggi non mi interessa più niente. In più ora ho la libertà di dire le cose che voglio e fare le cose che mi piacciono. Questa è una grande libertà.
E’ in uscita un tuo nuovo progetto discografico, anticipato dal singolo “Senza una lacrima”, che parla di eutanasia e tocca una vicenda che in passato ti ha coinvolto in prima persona, per la storia di tuo fratello…
Io non volevo più incidere nuove canzoni. Ogni tanto ne trovo una di cui mi innamoro e decido di pubblicarla. Questo è il caso di “Senza una lacrima”. E’ una canzone che tenevo da un po’ di anni nel cassetto, nonostante non l’abbia scritta io ma Leone Cataldo, e all’inizio non volevo neanche cantarla ma le vicissitudini dell’ultimo periodo mi hanno spinto a farlo. Io sono a favore dell’eutanasia. Ovviamente, in casi estremi, ci sono casi e casi e la cosa va presa con molta cautela. In casi estremi ci deve essere uno Stato e una Chiesa che appoggia la tua urgenza di smettere di vivere. Questa è pietà umana. Se uno lo chiede, è giusto che se ne vada senza soffrire. L’eutanasia deve diventare una legge, deve essere un diritto. Pure la chiesa deve cambiare e capire, d’altronde in questo periodo sta tanto cambiando. La mia canzone può aiutare tantissimo chi ha vissuto e sta vivendo una situazione come la mia. Del resto, noi cantanti serviamo anche per mandare messaggi seri.