No, non si tratta di un fumetto, ma di un uccello chiamato, appunto, il “Cavaliere Nero”.
L’Himantopus è un uccello caratterizzato da zampe e becco lunghi e sottili che vive esclusivamente in Nuova Zelanda con un triste primato: è la specie di “limicolo” (uccelli di mare) più rara.
Pensate che nel 2017 se ne contavano solo 77 esemplari di “Kakì, nome assegnato dai Maori che considerano questo animale un “taonga”, ovvero un vero tesoro.
Per i popoli polinesiani infatti essi rappresentavano ciò in cui credevano, infatti gli esemplari puri di Himantopus novazelandiae “puri” non si mescolavano volentieri con i “parenti” bianchi e neri migratori, restando lo zoccolo duro e fondamentalista del proprio habitat. Infatti le famiglie trascorrono tutta la vita vicino ai punti riproduttivi, spostandosi solo nei pressi dei delta lacustri per alimentarsi.
Nonostante questo se la possibilità di trovare un partner è ridotta sono disposti ad “ibridarsi” con i “cugini” bicolore, ma tendono comunque a scegliere il compagno in base al piumaggio più scuro possibile. Maggiore è l’ibridazione della popolazione con perdita del patrimonio genetico originale, maggiore è il rischio di estinzione di questa specie.
Fortunatamente in questo periodo nel quale la catastrofe sembra essere appostata dietro l’angolo, il clima del “mai una gioia” viene sconvolto da una positiva notizia: il numero degli esemplari è aumentato arrivando a circa 170 esemplari.
La lieta novella è stata diffusa dal “Kakì Recovery Programme” che, con il poggetto “Te Manahuna Aoraki” hanno creato un programma di “allevamento conservativo” per liberare poi gli esemplari in natura; al momento i veterinari hanno in cura ben 116 pulli e 11 adulti e svariate uova fecondate.
Gli animali vengono preservati nei periodi di clima rigido invernale per essere a breve inseriti nel loro “vero” habitat.
Questi piumati amici come sempre devono la drastica riduzione della loro popolazione all’uomo, infatti abbondavano prima dell’arrivo di coloni inglesi; nonostante i Maori rifiutarono ogni forma di sottomissione e stipulando il trattato di “Waitangi” mantenendo salde le proprie origini e tradizioni, purtroppo i coloni con il loro sbarco, con l’intento di ridurre la popolazione di conigli che costituivano un “intralcio” al loro intento di creare terre “coltivabili” inserirono nella Contea di Mackenzie predatori estranei al territorio tra cui furetti, gatti e ratti, tanto che, dopo molti anni, nel 1981 gli esemplari rimasti, toccarono il loro picco minimo di soli 23 adulti.
Inoltre, inutile dire che l’inquinamento e l’urbanizzazione hanno ridotto il cibo (il Kakì si nutre di piccoli invertebrati acquatici) e lo spazio vitale per questi fantastici cavalieri dal nero piumaggio.
Speriamo che gli sforzi degli enti animalisti non siano vani e che tutti prendano a cuore la salvaguardia e la salute di questi preziosi “tesori” Maori.