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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
Arte

Frida Khalo: il ritratto di un’icona

Fabiana Sergiacomo
Fabiana Sergiacomo 5 anni fa
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8 Min Lettura
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Nasceva in Messico il 6 luglio del 1907 e moriva pochi giorni dopo il compimento  dei suoi 47 anni il 13 luglio 1954 la pittrice Frida Khalo, così come aveva deciso di chiamarsi in segno di protesta durante la politica nazista al posto del suo nome di origine tedesca Frieda molto usuale in Germania che significa “pace”.

Una donna fuori dall’ordinario per i suoi tempi…fin da bambina lei sentiva il fuoco della passione per la vita e da adulta è divenuta esempio e simbolo per l’emancipazione femminile tanto che amava dichiarare di essere nata nel 1910 (e non nel 1906) anno della rivoluzione messicana di cui lei sentiva di essere figlia e portavoce.

Una vita, la sua, travagliata e sofferente, per il destino crudele dettato dalle sue fragilità fisiche. Malata di spina bifida, a 6 anni viene sottoposta a trattamenti medici per quella si pensava fosse poliomelite; curata in modo errato, vivrà a vita con le deformazioni di gamba e piede e così optera’ per un look fatto di pantaloni e gonne lunghe, mutuate da una nota tribù messicana dalla profonda cultura matriarcale: quei vestiti, quei colori, quello stile, quelle acconciature, quei vezzi stilistici, diventeranno suoi segni inconfondibili, simbolo di una rovente ribellione al maschilismo imperante e di resilienza nel volersi affermare – riuscendoci pienamente in virtù di un fascino strabiliante – come donna e come persona.

A 18 anni la sua vita viene di nuovo stravolta da un terribile incidente dovuto ad uno scontro tra  il tram su cui viaggiava insieme al fidanzato e un treno. La  Khalo descrive con terrificante lucidità e tragica immediatezza, con un effetto a rallentatore nelle sue parole, la dinamica dell’incidente e le conseguenze fisiche, che le costarono la rottura delle vertebre e una grave menomazione all’anca con danni anche al basso ventre che le permisero di tornare in piedi dopo quasi due anni di immobilità a letto costretta da busti e tutori metallici e ben 32 interventi chirurgici.

Il periodo di convalescenza segna la scoperta per Frida di un mondo nuovo, solitario, individuale e individualistico, in cui comincia da sdraiata a dipingere e ritrarre se stessa grazie ad un letto a baldacchino su cui la madre aveva fatto posizionare uno specchio per potersi vedere e riproporre il mondo che la circondava, la affascinava, la entusiasmava attraverso la tavolozza multicolori sempre accanto a Lei e sua fedele compagna per tutto il resto della sua vita.

La bellezza della sua arte é l’assenza di banalità, la riproposizione di un’immagine insolita fatta di baffetti e sopracciglia ben evidenti ed in controtendenza con la moda del suo tempo ma in grado di descrivere un universo, un’ interiorità intimista e rivoluzionaria, fatta di sensualità e talento, di ribellione e rivelazione agli altri di sé attraverso i tratti duri del suo volto e della sua storia. Emblematica l’immagine del ritratto della sua persona trafitta nella colonna vertebrale, segno dissacrante e violento di una  sofferenza palpabile che arriva imponente come uno tsunami a chi ammira le sue opere e ne sente il dolore.

Quando si rimise in piedi a 21 anni, più forte e resiliente, passionaria e rivoluzionaria, si dedicò alla politica e al movimento comunista, conoscendo quello che diverrà non solo suo marito e compagno di vita ma anche guida professionale e artistica: Diego Rivera, famoso pittore e artista popolare, nonché a capo del movimento comunista messicano, più grande di ben 23 anni, con due matrimoni alle spalle falliti e 4 figli, famoso donnaiolo. Nonostante avesse pienamente consapevolezza della travagliata, bizzarra e ambigua personalità di Rivera, Frida ne rimase affascinata e lo sposò.

Ben tre aborti, uno più doloroso dell’altro, attanagliarono il suo desiderio di maternità che concausa le conseguenze dell’incidente non le permisero di portare avanti alcuna gravidanza. Ricorre spessissimo nelle sue opere lo strazio dello strappo degli aborti spontanei e lei si immagina e si dipinge con il ventre generoso di vita che la sua fisicità negherà fino alla fine.

Malgrado le sue sofferenze e i suoi giorni tormentati, i suoi dipinti sono variegati e dai mille colori vivaci; anche il turbamento psicologico diviene colore, schizzo estroso, potente mezzo comunicativo di un travaglio interiore e di un mondo naturalistico ben definito dove scimmie, pappagalli, flora e fauna, ambientazioni divengono realisticamente ritratto della sua essenza ed esistenza.

Il matrimonio prosegue accettando e soffrendo terribilmente per gli innumerevoli tradimenti di Rivera, uno dei quali con Cristina, sua sorella minore. Dopo questa scoperta, Frida lascia il marito e si dà alla passione fervente e attiva della politica del movimento femminista e intreccia diverse relazioni anche sentimentali e sessuali con personaggi in vista di ambo i sessi, sperimentando nella sua vita una libertà sessuale e mentale ben al di là delle sue stesse aspettative.

Dichiarerà negli ultimi anni che due sono stati i grandi incidenti della sua vita: quello subito in autobus e quello del matrimonio con Rivera con la convivenza delle sue infedeltà coniugali.

Ritornerà col marito e prenderanno due case comunicanti con un ponte in modo da avere ognuno la propria casa artistica dove continuare ad esprimere individualmente la propria arte e dipingere intimamente tra le proprie mura.

La sua arte pittorica é intrecciata con gli eventi della sua esistenza, dalla sua diversità alla sua fragilità, dalla sua spiritualità al suo attivismo, dalla sua emozionalita’ al suo talento, dalla sua originalità alle sue esibizioni, dalla sua forza e tenacia al suo infinito amore per la Vita che ritrarra’nel suo ultimo dipinto “Viva la vida” prima di morire a causa di un aggravamento delle sue condizioni di salute successive all’amputazione di una gamba.

La forza di Frida é la sua femminilità fragile e determinata in antitesi con un mondo di metà Novecento relegato al dominio maschile in cui lei si afferma volitiva e sicura di sé senza mai piegarsi alle atrocità del destino e descrivendo coi suoi quadri la sua bellezza interiore ed esteriore che lei riconosceva e brutalmente amava ed odiava ma che sono il tratto distintivo di una donna nuova, esistente e che della sua esistenza fa motivo di vita e arte.

Segno emblematico della sua fortissima personalità l’ultima mostra organizzata dal marito in cui lei, dotata della più grande energia vitale e abnegazione per le sue abilità e virtù pittoriche, a causa delle sue precarie e cagionevoli condizioni fisiche, partecipò in prima persona sdraiata sul suo letto a baldacchino, ricevendo e salutando i suoi ammiratori e i visitatori stupiti dalla straordinaria determinazione e dall’indiscutibile talento a tutto tondo di una donna unica e genuinamente rivoluzionaria.

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Pubblicato da Fabiana Sergiacomo
Fabiana Sergiacomo, funzionario del Miur, appassionata della mia città e della sua inesauribile cultura. Dotata di una passione sconfinata per la lettura, la scrittura e l'arte che Napoli offre in ogni angolo e in ogni suo tratto caratteristico.
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