Il Seme Bianco: Due volti del dolore e della verità: quando la narrativa diventa specchio della realtà.
ua narrativa che nasce lontana dalla finzione, che affonda le radici in esperienze concrete, a volte laceranti. È quella che non cerca il clamore, ma l’ascolto; che non intrattiene, ma coinvolge profondamente. È il filo che lega due recenti opere pubblicate da Il Seme Bianco, casa editrice attenta alle storie che raccontano il mondo per quello che è – nelle sue pieghe più intime o nelle sue ferite più collettive.
“Parentesi di vita” di Paola Pagnoni è una testimonianza, prima ancora che un libro. Sarà presentato giovedì 17 aprile 2025, alle 20.45, presso la Biblioteca comunale di Erbusco, in un evento promosso dall’associazione Cantori di Corte APS con il patrocinio della Città di Erbusco. A dialogare con l’autrice, Giulia Contin. È un incontro che promette di andare oltre le parole stampate, perché ciò che Paola Pagnoni condivide nel suo racconto è un’esperienza comune eppure profondamente personale: l’irruzione della malattia oncologica nella quotidianità. Il cancro, il dolore, il corpo che cambia, la paura, ma anche la forza. Una scrittura sobria, lucida, che rifugge ogni retorica per restituire al lettore una dimensione di verità e, sorprendentemente, di speranza. Non si tratta di un diario, ma di una riflessione profonda sul valore della cura – di sé e degli altri – e sulla possibilità di trovare nuova vita anche nei momenti sospesi.
Un diverso tipo di verità emerge invece tra le righe di “Tutti gli scuolabus sono gialli” di Anna Frosali, un romanzo che si muove nei territori del noir ma con un respiro che va ben oltre la trama investigativa. In una cittadina del Sud Italia, un bambino viene rapito e poi rilasciato poche ore dopo. Un evento che potrebbe sembrare un incidente, ma che porta in sé l’eco di un messaggio mafioso. L’inchiesta del commissario Bertoli – uomo ruvido, schivo, ma dotato di una rara integrità – diventa il pretesto per sollevare il velo su un sistema corrotto, fatto di appalti truccati, silenzi, e connivenze inconfessabili. Frosali costruisce una narrazione tesa e precisa, capace di tenere alta l’attenzione ma anche di lasciare spazio a una riflessione sul potere e le sue maschere. La scrittura è diretta, visiva, cinematografica: perfetta per restituire l’ambiguità di un Sud affascinante e dolente, dove l’ingiustizia si insinua nel quotidiano con apparente normalità.
Due libri, due registri, ma una stessa urgenza: quella di raccontare ciò che spesso non si vuole vedere. Che si tratti della fragilità di un corpo che lotta contro la malattia o della rete invisibile che tiene in scacco intere comunità, ciò che accomuna le opere di Pagnoni e Frosali è il coraggio. Il coraggio di guardare in faccia la realtà e di trasformarla in parola scritta, in racconto, in occasione di consapevolezza. Senza sconti. Senza compiacimenti. E proprio per questo, con una forza che resta.