Le reti di trasporto costituiscono l’ossatura della vita quotidiana: grazie a strade, ponti e ferrovie, persone e merci si muovono in continuazione, sostenendo sia l’economia che i legami sociali. Eppure, di fronte a ondate di caldo anomalo e precipitazioni estreme, queste stesse infrastrutture iniziano a mostrare segni di cedimento. Alcuni esempi vengono subito in mente: strade che si lesionano dopo giorni di calura intensa oppure linee ferroviarie costrette a rallentare quando una pioggia torrenziale trasforma in poche ore interi tratti di binari in percorsi impraticabili.
La domanda che molti si pongono riguarda i motivi dietro questa fragilità: le infrastrutture sono invecchiate oppure a volte si è costruito senza tenere conto delle condizioni atmosferiche future? In entrambe le direzioni, serve una riflessione approfondita, non trascurando i piani di azione che possano tutelare la sicurezza e la continuità dei servizi.
I cambiamenti climatici e la vulnerabilità delle reti di trasporto
I dati sulle variazioni del clima degli ultimi decenni mostrano picchi termici e precipitazioni di intensità tale da superare le soglie di progetto di molte opere realizzate in passato. A questo proposito, è interessante l’approfondimento pubblicato su ExpressVPN, che esplora i processi in atto e descrive come l’innalzamento delle temperature, accompagnato da piogge sempre più violente, influisca sull’assetto urbanistico di molte città.
In questo studio si evidenziano inoltre le situazioni dei centri urbani destinati ad affrontare conseguenze più gravi, a causa della presenza di aree densamente costruite e di sistemi di drenaggio non sempre sufficienti.
L’analisi rivela un quadro sicuramente preoccupante: sono stati costruiti ponti, viadotti e ferrovie seguendo standard che in passato risultavano adeguati, ma oggi quei progetti devono fare i conti con eventi atmosferici più intensi rispetto alle medie storiche.
Nei periodi estivi, l’asfalto si surriscalda oltre i valori per cui è stato concepito, mentre i materiali metallici subiscono pressioni e deformazioni al di là del limite di sicurezza. Quando le precipitazioni diventano torrenziali, bastano poche ore per allagare sottopassi, isolare interi quartieri e bloccare la circolazione di treni o autobus in ampie zone del territorio.
Tanto i piani urbanistici quanto le scelte sui materiali dovrebbero riflettere una visione più flessibile, soprattutto se si considera che alcune proiezioni climatiche descrivono scenari ancora più impegnativi negli anni a venire.
Le ondate di calore e i danni alle infrastrutture
Le temperature roventi non si limitano a rendere l’aria irrespirabile, ma incidono in maniera decisa sulla stabilità di molte parti della rete di trasporto. Le strade e le autostrade soggette ad esposizione prolungata potrebbero dilatarsi, causando disagi ai guidatori e possibili situazioni di pericolo. Se il fenomeno persiste per intere settimane, aumenta la probabilità di un danno, così come lievita il costo delle riparazioni.
Ma non è solo l’asfalto a subire la morsa dell’afa: i materiali metallici utilizzati per ponti, passerelle o parti portanti risentono dell’escursione termica, con dilatazioni che possono incidere sull’integrità stessa delle strutture. Piccoli spostamenti o microfratture, in apparenza poco significativi, devono essere sottoposti ad attenzione.
Un esempio eloquente è quello di binari e rotaie che si deformano per il caldo, fenomeno ben documentato durante le stagioni estive torride. Quando il ferro o l’acciaio si scaldano oltre una certa soglia, l’espansione porta a lievi curvature che nel lungo periodo possono tradursi in rischi per la sicurezza dei convogli.
Le alluvioni: una minaccia per i collegamenti
Quando poi si intensificano le precipitazioni, le infrastrutture subiscono un’altra tipologia di danno, che si manifesta quasi sempre in maniera improvvisa e devastante. Se i livelli dell’acqua si alzano oltre il previsto, le fondamenta di ponti che attraversano fiumi e torrenti possono subire nel lungo periodo erosioni e cedimenti, con conseguenze sulla stabilità dell’intero manufatto.
Le strade diventano canali a cielo aperto. L’acqua piovana, non drenata a dovere, scorre lungo l’asfalto e può provocare allagamenti che danneggiano case, negozi e servizi. Chi vive nelle zone più colpite rischia di restare isolato a lungo, in attesa che le condizioni meteo migliorino e che le squadre di intervento riescano ad entrare in azione.
Gli strumenti per ridurre i rischi
Davanti a queste situazioni, appare evidente che bisogna agire in modo sistematico, pensando al potenziamento delle infrastrutture e allo stesso tempo adottando misure di adattamento alle condizioni climatiche che continuano a cambiare.
La scelta dei materiali da costruzione dovrebbe preferire composti più resistenti alle escursioni termiche. Sul fronte della gestione pubblica, un sistema di allerta rapida che segnali eventi atmosferici estremi consentirebbe di proteggere le aree più fragili e di organizzare piani di evacuazione in tempi utili.
Quando ci si chiede cosa si può fare per essere sostenibili, viene spontaneo pensare al risparmio energetico, al riciclo o alla riduzione dello spreco idrico. Ad esempio, se un intero quartiere limitasse il ricorso all’automobile durante l’ora di punta, preferendo mezzi pubblici o biciclette, il traffico si ridurrebbe e pure le emissioni che alimentano il riscaldamento atmosferico calerebbero.