Cześć wszystkim! Bentrovati ad un’altra tappa del giro europeo, siamo in Polonia.
La letteratura polacca, sebbene non così conosciuta è, una delle gemme della cultura europea. Nell’immediato dopoguerra, dopo l’occupazione nazista, vennero distrutte biblioteche e archivi e deportati molti intellettuali polacchi, la Polonia passò a un regime socialista, la letteratura polacca fu caratterizzata da tendenze realistiche e didattiche, i temi trattati erano quelli dell’attualità immediata e dello sviluppo dalla nuova società.
Il culmine della risonanza letteraria all’estero sarà però raggiunto con l’assegnazione del Nobel letterario alla poetessa Wisława Szymborska avvenuto nel 1996. Da allora si moltiplicheranno le traduzioni in lingua straniera, in totale continuità con la testimonianza internazionale delle produzioni minori.
Una giovinezza in Polonia di Witold Gombrowicz
Con il romanzo della propria giovinezza, pubblicato postumo nel 1977, Gombrowicz restituisce uno spaccato dell’Europa tra le catastrofi delle due guerre mondiali. Sullo sfondo, la Polonia vissuta come simbolo di immaturità e, allo stesso tempo, come luogo dove essa baldanzosamente trionfa. La Famiglia e la Patria, con i loro insostenibili valori, sono il mostro che egli cercherà con tutte le forze di uccidere, in una lotta disperata per riaffermare il suo essere diverso.
Un mondo a parte di Gustaw Herling-Grudziński
Con la pubblicazione nel 1951, in Gran Bretagna, di “Un mondo a parte” Bertrand Russel commentò: “Dei molti libri che ho letto sulle esperienze delle prigioni e dei campi di lavoro sovietici, questo libro di Herling è il più impressionante e quello scritto meglio. Un libro estremamente interessante e del più profondo interesse psicologico”. Identici giudizi espressero Albert Camus e Ignazio Silone.
Febbre da fieno di Stanisław Lem
Una serie di morti inspiegabili, un enigma dal gusto intellettuale in cui le regole del gioco sembrano chiare, eppure qualcosa sfugge sempre, le certezze divergono, i dati raccolti si contraddicono e il quadro generale rimane oscuro. L’ultima risorsa è un astronauta in pensione che, coinvolto nelle indagini, viaggerà tra Napoli, Roma e Parigi mettendo più volte a repentaglio la propria vita nel tentativo di risolvere il mistero. Uscito in Polonia nel 1975, arriva anche in Italia “Febbre da fieno”. Stanis?aw Lem, autore dalla sconfinata cultura scientifico-umanistica, costruisce un racconto a tratti allucinante che fa tremare la solidità del mondo e, in un certo senso, mette in discussione le leggi che crediamo lo governino.
Cronache del ghetto di Adolf Rudnicki
“Adolf Rudnicki rimane, in un ideale archivio del Novecento letterario, quale supremo cronista dell’orrore, quale costruttore di un’impervia, lacerante testimonianza. Il più bel libro sullo sterminio degli ebrei nel ghetto di Varsavia e sull’ideologia nazista è un libro sul terrore. Dove il terrore è evocato non soltanto in termini contenutistici, narrativi, aneddotici, bensì e soprattutto in termini formali. Ogni racconto è mantenuto sul filo del rasoio fra caos e labirinto, tanto che si insinua il sospetto che il caos abbia una sua logica.” (Cesare Garboli)
La stagione delle tempeste di Andrzej Sapkowski
La guerra con l’impero di Nilfgaard è ormai finita, eppure il poeta Ranuncolo ha ancora molte storie da raccontare. E allora prende in mano il liuto e ricomincia a cantare le avventure di Geralt di Rivia…
Prima che il suo destino venga segnato dall’incontro con la principessa Cirilla, Geralt di Rivia ha un solo obiettivo: sopravvivere. Per questo viaggia di città in città, offrendo i suoi servigi di strigo a chiunque ne abbia bisogno. Che si tratti di spiriti maligni, ghul o volpi mutaforma, Geralt è sempre pronto a combattere, soprattutto se c’è la possibilità di guadagnare qualche moneta. Il suo è un mestiere rischioso, eppure nessun mostro si è mai rivelato infido e spietato quanto la peggiore di tutte le creature: l’uomo. Infatti è per colpa di un’umana se Geralt si ritrova in una cella, spogliato delle armi e accusato ingiustamente di estorsione e di furto. E la faccenda si complica quando la cauzione viene pagata dalla stessa, affascinante donna che lo ha fatto arrestare: Lytta Neyd, meglio conosciuta come Corallo. E che adesso lo aspetta fuori della prigione. Cosa può volere da lui una delle più potenti maghe di Skellige? E che fine hanno fatto le sue spade e i suoi elisir, scomparsi dal deposito del carcere? Solo e disarmato, Geralt non ha altra scelta che andare incontro a Corallo e sperare che lei lo aiuti a recuperare il suo equipaggiamento da strigo. Anche se il prezzo da pagare potrebbe rivelarsi altissimo…
Diciassette anni dopo aver scritto l’ultimo romanzo della saga, Andrzej Sapkowski torna nell’universo affascinante e pericoloso di Geralt di Rivia con una nuova avventura che coniuga magie e colpi di scena, epiche battaglie e graffiante ironia, gettando una nuova luce sul passato dello strigo che ha conquistato milioni di lettori in tutto il mondo.
La famiglia Karnowski di Israel Joshua Singer
Bastano a volte poche pagine per accorgersi di avere fra le mani un grande romanzo, e per cogliere quel timbro puro che ne fa un classico. È ciò che accade con La famiglia Karnowski di Israel J. Singer, maestro dimenticato, rimasto per troppo tempo nel cono d’ombra del più celebre fratello minore Isaac B., Premio Nobel per la letteratura. La pubblicazione di questo libro, fra i memorabili del secolo scorso, ha quindi il sapore di un evento, e di un risarcimento: finalmente, il lettore potrà immergersi nel grandioso affresco familiare in cui si snoda, attraverso tre generazioni e tre paesi – Polonia, Germania e America –, la saga dei Karnowski. Che comincia con David, il capostipite, il quale all’alba del Novecento lascia lo shtetl polacco in cui è nato, ai suoi occhi emblema dell’oscurantismo, per dirigersi alla volta di Berlino, forte del suo tedesco impeccabile e ispirato dal principio secondo il quale bisogna «essere ebrei in casa e uomini in strada». Il figlio Georg, divenuto un apprezzato medico e sposato a una gentile, incarnerà il vertice del percorso di integrazione e ascesa sociale dei Karnowski – percorso che imboccherà però la fatale parabola discendente con il nipote: lacerato dal disprezzo di sé, Jegor, capovolgendo il razzismo nazista in cui è cresciuto, porterà alle estreme conseguenze, in una New York straniante e nemica, la contraddizione che innerva l’intera storia familiare. Con una sapiente orchestrazione che è insieme un crescendo e un inabissarsi, Singer non solo ci regala pagine d’inconsueta bellezza ma getta anche uno sguardo chiaroveggente sulla situazione degli ebrei nell’Europa dei suoi anni, rivelando quelle virtù profetiche che, quasi loro malgrado, solo i veri scrittori possiedono.
Nemici. Una storia d’amore di Isaac Bashevis Singer
Un giorno, a una domanda sull’importanza che aveva avuto l’amore nella sua vita, Isaac Bashevis Singer rispose: «Grandissima, perché l’amore è amore della vita. Quando ami una donna ami la vita che è in lei». Ma che genere di amore è quello che lega Herman, il protagonista di Nemici, a Jadwiga, la contadina polacca che lo ha salvato dalla deportazione nascondendolo per tre anni in un fienile, nutrendolo e curandolo, e che lui ha portato con sé a New York e ha sposato? E che genere di amore lo lega a Masha, la donna, scampata ai lager, del cui corpo non riesce a fare a meno, ma che percepisce come una minaccia – perché quel desiderio, più che alla vita, si apparenta alla morte? Ed è ancora amore il sentimento che lo lega alla moglie Tamara, che credeva morta e che gli riappare davanti all’improvviso? Di fronte a simili domande Herman è paralizzato, incapace di trovare una via d’uscita. A rendere tutto molto, molto più complicato è la fatica quotidiana del vivere, in quella New York che è sembrata un miraggio di felicità, ma che si rivela ogni giorno più inospitale e più aspra. Il lettore segue Herman nei suoi affannosi, sconclusionati andirivieni dal Bronx a Coney Island e da Coney Island a Manhattan, chiedendosi se e come riuscirà a tirarsi fuori da quella specie di guerra che le sue tre donne gli hanno dichiarato, e soprattutto dal groviglio di un’esistenza fatta di continue menzogne, sotterfugi, goffaggini e fughe – o se, come il Bunem di Keyla la Rossa, finirà per cedere alla tentazione di disperare di Dio.