Ormai è da mesi che si sta svolgendo online il più grande meeting scientifico mai realizzato. Milioni di menti (esperti, non esperti, estranei completi del settore medico ecc.) si confrontano su quale sia la migliore strategia da attuare per contrastare la pandemia da COVID-19, se sia veramente sicuro l’uso del vaccino, se forse non sia meglio attendere l’immunità di gregge e molto altro ancora. In questo meraviglioso ed afinalistico “brain storming” uno degli argomenti di maggiore discussione è indiscutibilmente la sicurezza dei vaccini e del rischio immenso nel sottoporsi a tale trattamento. È assolutamente giusto e lecito che le persone si pongano dei dubbi, ma è altrettanto giusto rivolgersi a chi abbia delle conoscenze “certificate” in materia per fugare paure ed incertezze. Purtroppo, alcune persone più diffidenti e meno aperte al colloquio preferiscono credere a notizie false e prive di qualsiasi veridicità, ma nel caso di pandemia tali false notizie possono rivelarsi molto pericolose per sé stessi e per gli altri. In alcuni casi i medici e gli scienziati impegnati nella ricerca, vengono visti come mostri che non considerano gli uomini come individui e persone con dei sentimenti, ma solo dei semplici numeri o cavie di laboratorio. Permetto di esprimermi a nome di tutti i medici per affermare che tale pensiero è non solo falso, ma completamente distante dalla nostra forma mentis. Purtroppo, è pur vero che in determinate situazioni è fondamentale mantenere il sangue freddo e cercare di essere più oggettivi possibili, ma nessun sanitario si permetterebbe di considerare una persona come un semplice numero; in alcune condizioni però è fondamentale studiare i numeri per proteggere le persone. Più volte al giorno un medico si trova dinanzi ad un bivio e deve valutare i rischi e benefici nel somministrare una determinata terapia. L’analisi corretta dei “grandi numeri” aiuta il sanitario nel difficile e complicato compito succitato, consentendo di soppesare adeguatamente l’equilibrio tra rischio e beneficio di un farmaco in modo da ottenere il massimo guadagno nei benefici con il minor rischio possibile. Questo problema nasce dal fatto che tutti i farmaci possono comportare delle reazione avversa. L’utilizzo di un farmaco è giustificato soltanto se i benefici superano i rischi.
Nella vita reale non è possibile determinare con matematica precisione, i potenziali benefici e rischi di un farmaco.
Per tale ragione prima che un farmaco venga immesso in commercio è assolutamente necessario che superi diversi passaggi atti a valutarne dapprima i rischi per la salute ed in seguito i benefici. Anche quando il farmaco supera tutti i suddetti passaggi e quindi viene distribuito, vi è una costante ed attenta farmacovigilanza, finalizzata a registrare il verificarsi di eventi avversi non esplicitati nelle precedenti fasi sperimentali e quindi a confermarne l’eventuale correlazione.
Proprio in questi giorni, i media spesso ci mettono al corrente di gravi reazioni verificatesi in seguito alla somministrazione dei vaccini, tutto questo crea il panico globale, ma è proprio in questa situazione, invece, che si deve mantenere il sangue freddo. Non ci si deve far guidare dalla pancia, ma dalla mente, si deve verificare con certezza che gli eventuali eventi avversi siano legati effettivamente al vaccino e non alla semplice casualità.
Per fare un esempio pratico, nulla calza meglio a pennello del caso del vaccino AstraZeneca. Sappiamo tutti che sono stati riportati alcuni casi di trombosi, nello specifico trombosi cerebrale del seno venoso, che l’azienda sta valutando e che recentemente ha anche riportato nella scheda tecnica del farmaco. Una volta detto questo è giusto procedere alla sospensione o al ritiro del vaccino? I casi riportati sono estremamente bassi e non superiori a quelli che si verificano nella popolazione comune, i benefici della vaccinazione però possono completamente modificare l’andamento della pandemia. Per dare un po’ di numeri prendiamo il caso della Gran Bretagna dove sono stati effettuati un grande numero di vaccinazioni con il farmaco AstraZeneca. L’agenzia regolatoria di farmacovigilanza ha riscontrato 30 casi di rare trombosi fra le 18,1 milioni di persone che hanno ricevuto una dose di AstraZeneca in poche parole lo 0,0001%. D’altro canto, la vaccinazione ha avuto un chiaro effetto sulla diffusione del coronavirus, la cui incidenza settimanale è scesa a 55 casi ogni 100mila abitanti. Quindi dai dati attuali i benefici sembrano essere superiori ai rischi.
Mi è capitato spesso di discutere con i pazienti di questo problema, poiché terrorizzati dalla possibilità di sviluppare trombosi. Più di un paziente mi ha chiesto se fosse utile praticare una terapia di profilassi con farmaci anticoagulanti, la risposta è che attualmente non ci sono dati e studi che indichino la prescrizione di farmaci anticoagulanti per prevenire questi rarissimi casi di trombosi. Inoltre, se da medico valuto i rischi e benefici, un dato certo e comprovato è che il rischio di emorragia in corso di terapia anticoagulante è di gran lunga superiore al rischio di trombosi dopo somministrazione del vaccino!
Quindi attenzione a praticare terapia solo guidati da un puro istinto o peggio dalla paura. È fondamentale mantenere la calma e valutare sempre i rischi ed i benefici di un farmaco in modo oggettivo e tecnico; questo si fa non perché i medici se ne freghino della salute delle persone, poiché considerati semplici numeri, ma proprio per la questione inversa; ci si deve costringere ad essere freddi e controllati proprio per il benessere della comunità e per poter aiutare quante più persone possibili.