Sveiki visiem! Benvenuti in Lettonia!
La letteratura lettone iniziò in modo significativo nel XIX secolo. All’inizio del 20 ° secolo, principalmente attraverso le numerose connessioni tedesche e russe, la letteratura lettone ebbe movimenti divergenti di simbolismo, decadenza e politicamente – socialismo, marxismo, questi movimenti andarono sottoterra dopo la sconfitta della più grande rivolta nazionale lettone della rivoluzione del 1905 – e la vendetta del regime zarista fu severa, portando alla prima emigrazione di intellettuali dalla Lettonia.
Dopo la seconda guerra mondiale l’attività letteraria lettone fu divisa in tre parti: quegli scrittori ancora in Lettonia, quelli dei Gulag (dopo due deportazioni di massa nel 1941 e 1949) e scrittori che erano fuggiti in Occidente. Dopo la seconda guerra mondiale, per alcuni anni il centro della letteratura lettone fu la Svezia.
Per saperne di più basterà seguire i seguenti consigli di lettura.
Come tessere di un domino di Zigmunds Skujiņš
In un antico maniero nei dintorni di Riga vive una famiglia del tutto speciale: il figlio di un’artista circense giramondo e il suo fratellastro giapponese, l’eccentrico nonno che con marsina e cappello a cilindro gestisce un noleggio di carrozze, un misterioso Aviatore e la malinconica Baronessa proprietaria della tenuta, discendente di una casata tedesca del Baltico. È seguendo i destini individuali e fatalmente intrecciati di questa bizzarra comunità che ci ritroviamo immersi nella tumultuosa storia della Lettonia, tra l’alternarsi delle dominazioni nazista e sovietica, la tragica sorte degli ebrei, e il tormentato costruirsi di una nazione che è sempre stata un crocevia di popoli, lingue e culture. Una saga famigliare attraverso le ferite del XX secolo a cui fa da perfetto controcanto l’avventura calviniana di Waltraute von Brüggen, nobildonna tedesca del Settecento che dopo aver perso il marito in guerra ne ritrova solo la metà di sotto, cucita alla parte superiore di un seducente soldato lettone. Richiamandosi l’un l’altra, le due storie si alternano e procedono parallelamente in un incalzante gioco affabulatorio, dando voce a un racconto d’amore, di perdita e desiderio, e a una memorabile allegoria intorno al significato di identità. Capolavoro di uno dei maggiori scrittori baltici del nostro tempo, questo romanzo ha il fascino di un realismo magico in versione lettone, capace di sorprendere, far ridere e riflettere, e di comporre in un domino letterario le tessere sparse della Storia europea.
Il pozzo di Regīna Ezera
Nella quiete incantata di un lago della campagna baltica, durante un’estate dei primi anni Settanta, Rūdolfs, medico di Riga, assapora la sua vacanza solitaria. Costretto a chiedere in prestito una barca in un antico casale, vi trova una donna esile, scalza, in camicetta e pantaloni consunti, lo sguardo sfuggente e impenetrabile che a tratti tradisce una segreta inquietudine, i modi ritrosi che senza volerlo emanano una grazia ammaliante. È Laura, che lì vive con i suoi due bambini insieme alla suocera Alvīne e alla cognata Vija, in un gineceo percorso da tensioni sotterranee e tenere complicità nell’ingombrante assenza di Ričs, in carcere per un omicidio accidentale. Ričs il figlio ribelle di Alvīne, erede di una tragica saga famigliare che ha attraversato il passato nazista e il presente sovietico della Lettonia. Ričs il marito che Laura, nella distanza, ha scoperto di non amare, ma che attraverso la distanza la incatena al ruolo soffocante di moglie devota. Nel succedersi dei giorni e degli incontri apparentemente innocui intorno al lago, fra Rūdolfs e Laura nasce un’intesa di sguardi e di anime sempre più fremente, un bruciante desiderio di vicinanza che si nutre di silenzi carichi di attesa, piccoli gesti che parlano, mani che si sfiorano e per un attimo credono di potersi afferrare. Con una prosa vivida e raffinatissima, capace di rendere l’incanto di un istante e il potere evocativo di un dettaglio, Il pozzo racconta un mondo circondato dall’acqua e avvolto dai lunghi crepuscoli dell’estate nordica, una realtà fluida e sfumata come lo sono i rapporti umani e i paesaggi interiori in cui ci immerge, tra gli effetti più sottili della solitudine e del desiderio.
Il latte della madre di Nora Ikstena
Lettonia, ottobre 1944: dopo un’occupazione durata più di tre anni le truppe hitleriane si ritirano e l’Armata Rossa entra a Riga. Questo romanzo a due voci inizia da qui. A dipanare la storia una madre e una figlia nei cinquant’anni che seguono la Seconda guerra mondiale, il loro rapporto intenso e tormentato, segnato dalla depressione materna e dal tentativo di arrestarne la tendenza autodistruttiva. A loro si aggiunge una terza figura femminile, la nonna, che vive nel racconto delle altre due, una narrazione che si snoda tra Riga, Leningrado e la campagna lettone parlandoci di memoria collettiva ed emancipazione femminile. Simbolo dell’epoca e dell’oppressione che grava sul destino di ognuno è il latte che, negato dalla madre alla propria figlia nei suoi primi giorni di vita, non è più linfa vitale ma un liquido amaro, disgustoso. Solo col tempo il latte riuscirà ad avere un sapore più dolce…
All’ombra della Collina dei galli di Osvalds Zebris
È il 1905 a Riga: il potere dello zar nel suo vasto impero è minacciato e la città baltica è scossa da rivolte operaie, violenze e pogrom. La rivoluzione finisce per mettere uno contro l’altro anche due amici d’infanzia e la collina dove sono cresciuti diventa il teatro di una tragedia. L’anno seguente, un drammatico rapimento di tre bambini spinge la polizia segreta zarista a indagare negli ambienti rivoluzionari. Chi ha compiuto quel crimine? Per quale motivo? La risposta spezzerà le vite di due famiglie, in una rivoluzione in cui tutte le parti in causa diventano vittime. Nel romanzo di Zebris le vicende dei protagonisti si intrecciano con la storia di un paese, la Lettonia, alla ricerca della libertà, sullo sfondo della rivoluzione russa del 1905.
Krasainas pasakas-Favole colorate di Imants Ziedonis
Imants Ziedonis è considerato una delle voci più alte e amate della poesia lettone del secondo novecento. Le Krasainas pasakas (Favole colorate) sono state tradotte in quattordici lingue: francese, russo, tedesco, rumeno, bulgaro, polacco, armeno, georgiano, lituano, ungherese, kirghiso, estone, moldavo e ucraino. Vengono pubblicate ora per la prima volta in lingua italiana nella traduzione di Paolo Pantaleo. Testo a fronte lettone-italiano.