Ho iniziato a credere che fosse umana solo quando ho visto i suoi live, altrimenti, dalle foto e dai video sarei rimasto dell’idea che Kyary fosse un personaggio manga creato ad arte da quei geni dei giapponesi. Invece, lei, cantante famosissima in Giappone, esiste davvero.
Esponente del J-pop, paragonata sempre più spesso a Lady Gaga per estro e trasformismo.
Pioggia di fiocchetti colorati, trucco da tecno geisha, abiti in stile urban ma di matrice tradizionale, parrucche che sfidano la legge di gravità. Kyary fa impazzire il mondo.
In massima parte amata da gay e bambini, che sono poi gli ascoltatori più difficili da conquistare e quelli più critici. Spesso le due fasce di utenza si intersecano a salutare i propri miti vedi Cristina D’avena o la stessa Lady Gaga.
Kyary Pamyu Pamyu è l’originale nome d’arte scelto da Kiriko Takemura, nata a Tokyo ventisette anni fa, ma ne dimostra al massimo quindici. Potere del Sol levante.
Ha iniziato come modella nel suo paese, fino ad arrivare a posare per Elle, la nota rivista francese. Bella, esile e mai fuori posto. Modi educati, vocina infantile, sorride sempre portandosi la manina alla bocca. Sexy senza esserlo davvero, ma consapevole di suscitare pensieri pruriginosi. Che poi è il fascino delle creature giapponesi, la finta innocenza.
Kyary è diventata una nuova icona gay. Grazie al suo singolo più famoso Pon Pon Pon pietra miliare del concetto Kawai, di cui lei è la portabandiera.
“Kawai”concetto adorato dai gay in modo consapevole e dai bambini in modo spontaneo in quanto volutamente infantile e sfizioso, è un aggettivo giapponese che definisce un modo di essere carino, fanciullesco, colorato, grazioso, come i pupazzetti di peluche, o le sorpresine degli ovetti Kinder. Puro, infantile, intoccabile eppure tangibile. In Giappone spopola e non solo tra i giovani. Vedi Hello Kitty, noto simbolo nipponico amato da tutti.
Dopo Pon Pon Pon, video in cui la si vede immersa in un mondo di pupazzetti innocenti, in una casa dai colori accesi, arrivano i primi dischi di successo, Pamyu pamyu revolution, Nanda Collection, una biografia, a soli venti anni, titolo Oh my God, e numerose collaborazioni musicali.
Un difetto che è anche un pregio: Non incide in inglese, è una delle poche cantanti giapponesi che è riuscita a farsi conoscere in America e in Europa nonostante resti un prodotto, per immagine, suoni e cultura strettamente giapponese.
I gay la eleggono a proprio mito, e lei quest’estate avrebbe dovuto esibirsi in alcuni club gay a San Francisco, cosa che in Giappone ha fatto spesso.
Intanto non si ferma, e da poco ha pubblicato un nuovo singolo, Kamaitachi. Nuovo album in arrivo? Staremo a vedere.
L’ultimo album si intitola Japamyu, uscito nel 2018.
Kyary è la popstar del futuro.
Ed esiste davvero.
Giuro!