Il mercato videoludico è sempre stato diviso in due sotto-mercati: quello delle console e quello dei pc. Chi vi scrive è nato con il pc gaming (tra videogiochi dei Looney Tunes, principalmente, ma anche i primi Far Cry), ma ha sviluppato la passione sfegatata per i videogiochi grazie alle home console Sony (Playstation 2 in primis), grazie a titoli come Ratchet & Clank, Jak & Dexter e molti altri. E vi dirò la verità: prima dei 12 anni, non conoscevo nemmeno lo possibilità di avere un’alternativa alle varie Playstation. Nonostante i miei gusti però, era quasi impossibile ignorare una console che nei primi anni 2000 sarebbe stata la principale rivale delle piattaforme di casa Sony: l’Xbox, di casa Microsoft. L’azienda americana, allora principalmente nota per la produzione informatica, per la prima volta (escludendo l’esperimento Dreamcast, co-prodotto con Sega) si cimentava nel mercato di console gaming; senza dubbio con un certo esito.
Dal 2006 al 2012 si è assistito ad una vera e propria console war: con le truppe contraddistinte da uno stendardo royal blue Playstation 3 e con le truppe dai drappi verde speranza l’Xbox 360. Le armi principali di questi due battaglioni metaforici erano, ovviamente, le esclusive: Killzone contro Halo; God of War 3 contro Gears of War. Xbox 360 aveva dalla sua un hardware probabilmente migliore, Playstation 3 una community molto più affezionata (tra cui il sottoscritto); Playstation continuava ad offrire i propri servizi online gratuiti (tra l’altro nel periodo in cui esplodevano i giochi multplayer, Call of Duty su tutti), Xbox aveva dalla sua la quasi totale retrocompatibilità con i giochi della precedente console. Insomma, c’era molta competitività tra le due case produttrici; e questo non poteva che far bene al mercato.
Alla fine di questa fertile generazione di periferiche da gioco, con l’uscita di Playstation 4 e Xbox One, sia Sony che Microsoft hanno puntato di più sulla potenza dei propri hardware. Questo perché si resero conto che molti console gamer, visto che stavano crescendo e magari sceglievano di lasciare a casa le proprie console, iniziavano a convertirsi al pc gaming, sia perché un qualunque portatile di buon livello riesce a far girare molti giochi, sia perché videogiocare da computer è visto da molti come il livello successivo del gaming.
Visto il calo di vendite che si stava registrando, Sony e Microsoft decidono di attuare dei cambiamenti, ma in maniera diversa l’una dall’altra. La casa nipponica decide di mantenere la propria base (sia la console materialmente, sia le numerose esclusive) e aggiungere una serie di feature (uno su tutti il Playstation VR) per cercare di attirare altri utenti, non stravolgendo la propria community. L’azienda con casa a Redmond, invece, prende una strada quasi del tutto opposta: accantona molte delle nuove esclusive (Scalebound ancora grida vendetta) per puntare tutto sulla potenza pura della propria console, cercando (in vano) di imitare le prestazione di un pc da gaming.
Il risultato? Fino a qualche settimana fa, prima dell’E3, vi avrei detto che si trattava di una vittoria netta di Playstation (e probabilmente si tratta comunque di questo), ma Xbox sta forse aggiustando il tiro, cercando di puntare di più sui giochi che non sulla piattaforma di gioco. Questo, a mio parere, non può che far bene al mercato videoludico, considerato che il target delle console e quello dei computer non è lo stesso, e non deve nemmeno esserlo. I giocatori console sono casual gamers (non è assolutamente un insulto, io sono il primo “consolaro”) che giocano solo per passare un po’ di tempo svagandosi. Ed è bello che sia così.
Concludendo, credo che il mondo dei videogame è bello perché è vario, e se le home console cercheranno di imitare i pc, non potranno che perdere alla lunga. Ma questo E3, nonostante la sua generale mediocrità, mi ha ridato speranza perché ha seguito il mantra che, secondo me, Sony, Microsoft e tutti coloro che vogliano produrre videogiochi da console dovrebbero seguire. Più giochi meno piattaforme.