Il nostro amico Matteo Turchi torna sulle pagine di Senzalinea con un argomento particolarmte interessante: letteratura e videgames.
Da poco ho avuto modo di affrontare questo argomento con alcuni amici, ed essendo un tema a me molto caro, è stato un interessante spunto di riflessione.
Il tutto, a mio parere, affrontato dai miei amici un po in maniera superficiale, ha visto contrapporsi amichevolmente la loro posizione, contro la mia, dove loro vedevano la narrativa moderna nei videogame come un superficiale ornamento a giochi ormai piatti e tutti uguali, e la mia posizione, dove secondo me, oggi, presentata in maniera differente, abbiamo invece un interessantissima evoluzione, e le tecnologie moderne ci possono presentare giochi davvero straordinari, e lo dice uno che fa del retrogame la sua passione!
Ma andiamo con ordine.
Personalmente, i giochi che mi sono rimasti piu’ nel cuore per il loro comparto narrativo sono ben noti a tutti, facendo degli esempi:
le avventure grafiche come Monkey Island e Zak McKracken and the Alien Mindbenders, dove la storia era talmente coinvolgente e legata alla risoluzione dei misteri, che mi spronava ad andare avanti e superare anche quegli enigmi che parevano impossibili. Oppure la sempre amata serie di giochi ispirati a Zelda, in particolare A Link to the Past. Forse il capitolo a cui tutt’ oggi sono piu’ affezionato! Citando ancora titoli del passato: Final Fantasy, Hal Life…. e gli esempi potrebbero continuare per pagine.
Il mondo moderno della narrazione è cambiato.
Abbiamo per esempio (allacciandomi alle critiche mosse ai giochi di oggi), i vari Call of Duty, dove una trama molto semplice fa da cornice ad un continuo sparare a tutto e a tutti. Oppure i vari giochi del momento come l’ormai noto Fortnite, o tempo addietro altri universi online come World of Worcraft, che attenzione, gioco davvero bello, ma impostato al 90% solo al far diventare potentissimo il proprio personaggio, e via dicendo. Da qui che bisognerebbe fermarsi un attimo, e mi rivolgo sopratutto agli appassionati come me di retrogames.
Prendiamo alcuni esempi molto recenti:
Detroit Become Human. Capolavoro di grande coinvolgimento emozionale e una varietà impressionate di finali, qualità che i Quantic Dream da tempo ormai ci hanno abituato ad apprezzare nei loro giochi (Heavy Rain e Beyond: Due anime). Chi cerca una trama ispirata, originale ma sopratutto di una interazione da parte del giocatore, che chi apprezza il comparto narrativo di un gioco, qui non puo’ che rimanere entusiasta!
Andiamo su un genere totalmente differente:
The Last of Us. Scenario post apocalittico, dove si spara, si ammazza si esplora. Ma sono ben poche le persone non rimaste coinvolte dal rapporto tra Joel ed Ellie, e spesso anche dai colpi di scena degli NPG che incontrano nel loro lungo e difficile viaggio (non voglio spoilerare, ma ci saranno situazioni davvero toccanti e drammatiche)!
Gli esempi a mio parere sono davvero tanti, ma nn mi voglio dilungare, e concluderei con una carrellata di titoli, che sopratutto agli amanti del retrogames, ad un primo impatto non sono assolutamente stati considerati per le loro trame, mentre giocando ci si potrà trovare coinvolti dentro una narrazione davvero emozionate:
God of War (2018), Rise of Tomb Raider, Zelda: Breath of the Wild, e addirittura gli ultimi capitoli dello sparatutto per antonomasia Wolfenstein, che con gli ultimi titoli (The Old Blood e The New Colossus) gettano il giocatore in un universo alternativo sbalzandolo tra presente, passato e futuro, in un’avventura incredibilmente coinvolgente!
Concludo con una riflessione, sempre dedicata agli amici che scherzosamente definisco “Estremisti del Retrogame”:
ricordo come i giochi che per loro natura sono i piu’ privi in assoluto di narrativa, e dove, si, abbiamo solo un contesto base ma che fa solo da cornice, sono i nostri amati cabinati Arcade che trovavamo in sala giochi, dove lo scopo non era raccontare, ma ammaliare per spillare monetine. Ma questa è un’altra storia.
Matteo Turchi