Al Pan- palazzo delle arti a Napoli- dal 17 al 30 settembre 2021 sbarca una nuova mostra fotografica destinata far discutere. All’interno della rassegna Ceci n’est pas un blaphème diretta da Emanuela Marmo, in una grande sala del palazzo al primo piano è allestita la mostra Le vittime di Dio di Antonio Mocciola e Carlo Porrini. Quaranta scatti, quaranta modelli “vestiti” solo dai nomi delle vittime della scure ecclesiastica. Persone che hanno avuto l’unica colpa di professare una fede diversa (o peggio di non averla affatto) da quella cattolica considerata tutt’oggi primaria e per i più “unica vera”. Quasi un cimitero (foto in bianco e nero su sfondo bianco) con targhetta per i dati personali del defunto, il tutto illuminato dalle luci del palazzo. Un lavoro che deve far riflettere sul confessionismo strisciante su cui galleggiamo quasi senza accorgercene; sul potere di alcuni uomini che si ritengono sacri ed intoccabili professando una religione, quella dello Stato, che paradossalmente dovrebbe essere poggiata sui valori del rispetto e della sacralità della vita del prossimo. Antonio Mocciola non è nuovo lavori di “rottura” come questo qui; è l’autore di Addosso, libro fotografico contro l’omofobia ostentata e professata dai personaggi pubblici, tra cui anche esponenti della Chiesa.
Incontro Antonio Mocciola alla conferenza stampa dell’ evento per una breve intervista.
Cosa vuoi trasmettere con queste foto?
Voglio fare un’ elenco di tutte le vittime dell’ intolleranza religiosa, di tutta una serie di persone che hanno pagato con la vita il loro non essere allineati alla religione, diciamo di Stato. Sono le vittime della Chiesa Cattolica, gli eretici, da Giordano Bruno a Savonarola fino a Giovanna D’Arco. Queste vittime non sono di Dio, noi non crediamo in Dio.
Secondo te cosa non è assolutamente censurabile?
La libertà degli artisti e delle scelte personali non è mai censurabile, sta alla base del vivere civile e della creatività, sta alla base di tutto quello che ha a che fare con la vita e di tutto quello che sgorga dal nostro animo. Dopo “Addosso”(questa mostra è la gemella,ì) e anche in questo caso ho scritto sui corpi delle persone quello che volevo trasmettere.
Ingresso gratuito