Ricordare l’Olocausto significa rimarcare quanto questa tragedia abbia marchiato la vita di milioni di persone.
Ricordare dovrebbe aiutare a non ripetere.
Ricordare è un segno di vicinanza e solidarietà.
Ogni anno, in occasione della Giornata della Memoria, vengono pubblicati nuovi libri, nuove testimonianze e ciò sottolinea quanto sia ancora aperta la ferita, impossibile da rimarginare.
E’ un interessante approfondimento ma soprattutto un monito a non ripetere gli errori del passato il saggio di Ian Kershaw “Gli amici di Hitler”. Tra i massimi esperti di Hitler e del nazismo, l’autore racconta la storia di Charles S.H. Vane-Tempese-Stewart, settimo marchese di Londonderry, rampollo di una delle famiglie più nobili d’Inghilterra, cugino di Churchill e amico intimo del re. Lord Londonderry non nascose mai la sua ammirazione per Hitler e divenne il capro espiatorio di una colpa in realtà assai diffusa in vari settori dell’establishment britannico e tra gli aristocratici. Furono in molti infatti a essere affascinati dalla figura del dittatore tedesco: ciò determinò quella mancata opposizione all’Anschluss e alle leggi razziali che fu una delle cause dell’immane catastrofe della Seconda guerra mondiale. Il volume, analizzando fatti e tragici errori, dal passato ci riporta drammaticamente al presente e fa riflettere sul rischio anche per i paesi democratici di stringere rapporti politici (e personali) con regimi autoritari.
Il dissenso al fascismo. Gli italiani che si ribellarono a Mussolini (1925-1943) di Mario Avagliano e Marco Palmieri
Il volume colma un vuoto nella storiografia del periodo e affronta in maniera sistematica tutti i differenti aspetti legati all’opposizione al Regime, attraverso il ricorso ad una enorme mole di documenti, non soltanto pubblici, ma anche e soprattutto privati, fra lettere, diari, messaggi e appunti personali. Scritti e testimonianze che rivelano come, sottotraccia alla sbandierata adesione di massa al regime, fin dai primi anni del Ventennio sia rimasto vivo, fra la gente comune, un diverso sentimento, a volte di semplice distacco, altre di più marcata critica, se non di chiara e dichiarata opposizione al partito fascista e ancora più direttamente alla figura di Mussolini.
Seguendo in ordine rigorosamente cronologico le diverse fasi storiche dell’affermazione, il consolidamento e poi il lento declino legato soprattutto alle vicende belliche, fino alla caduta del Duce, il volume affronta i diversi temi ed i più differenti aspetti del fenomeno. Primo fra tutti, ovviamente, quello prettamente politico, vissuto all’interno e all’esterno del Parlamento a cavallo dell’assassinio di Matteotti, fino allo scioglimento delle Camere ed alla messa al bando delle organizzazioni pubbliche che si opponevano al fascismo. Emergono qui, soprattutto – ma non soltanto – attraverso le lettere dal carcere e dal confino, alcune delle quali molto famose, le personalità più luminose dell’antifascismo, da Gramsci a Togliatti, da Pertini a Turati, da Sturzo a De Gasperi. Poi del mondo della cultura, ma anche dello spettacolo, dell’editoria e del giornalismo.
Ed è già in queste prime fasi che emerge la fortissima e radicata capacità del regime di intercettare, bloccare e punire ogni forma di dissenso. Una censura che colpiva ovviamente le esternazioni pubbliche di critica e opposizione, ma anche quelle private, attraverso una rete di informatori, delatori e spie, che indicavano e mettevano all’indice qualsiasi ‘scostamento’ dai binari indicati dal potere, colpendolo con punizioni durissime, che dalla censura arrivavano al confino, fino al carcere e alla condanna morte.
Proprio i documenti della censura, affiancati dai rapporti di polizia e dalla corrispondenza quotidiana, oggi ci permettono di ricostruire il pensiero della “gente comune”, espresso attraverso sfoghi personali, ragionamenti privati, ma anche esternazioni più estemporanee, dalle semplici imprecazioni o critiche rivolte in luoghi pubblici al regime o ai gerarchi, alle barzellette, freddure, battute, che mettevano alla berlina Mussolini ed il suo sistema di potere. Raccontando una miriade di straordinarie storie private di coraggio vissuto nella quotidianità della vita di ogni giorno.
Posizioni critiche, c’è da dire, che durante il Ventennio non si coagularono in un coerente sistema di opposizione al Regime, ma vissero una dimensione prettamente privata, spesso in un’alternanza di alti e bassi, collegati alle alterne fortune vissute dal Fascismo visse nel corso del tempo. Al primo periodo di consolidamento del consenso, seguì infatti un’adesione quasi plebiscitaria alle sorti del Regime nel periodo della guerra d’Etiopia, quindi un nuovo rialzare la testa del dissenso durante la guerra di Spagna e le sconfitte africane, ma mai in maniera organica e organizzata. E nemmeno l’emanazione delle leggi razziali del 1938 ebbe il potere di rafforzare queste posizioni, tanto che la novità fu accolta dalla società quasi con indifferenza, senza creare alcun diffuso e organico movimento di opinione.
Il volume di Avagliano e Palmieri permette quindi di evidenziare e mettere al centro della narrazione proprio questo aspetto: la “solitudine” degli antifascisti, costretti per due decenni a vivere ed esprimere le proprie idee nello sfogo personale dell’invettiva, a fronte di una pervasività totale del potere totalitario. Tanto che, come ha osservato lo storico Luciano Zani alla presentazione a Roma del volume, è possibile sostenere che quella dell’antifascismo sia in gran parte “la storia di una sconfitta storica” e, come osservava Calamandrei, la vicenda umana di coloro che “per vent’anni ogni giorno hanno avuto torto”.
La bambina nel vento di Luca Crippa e Maurizio Onnis
Hedy è una ragazzina come tante. Ha una vita tranquilla in un piccolo paese tedesco, una famiglia affettuosa. Poi, un mattino, un professore le punta una pistola alla tempia davanti ai suoi compagni e le ordina di non tornare mai più a scuola. La colpa di Hedy è di essere ebrea. E il 10 novembre 1938, la mattina dopo la Notte dei Cristalli. I genitori riescono per un soffio a farla fuggire in Inghilterra, appena prima che la catastrofe della Seconda guerra mondiale li travolga. Otto anni dopo, si apre in Germania la stagione dei processi ai criminali nazisti. In quei giorni una bella ragazza arriva a Berlino. Anche se indossa una divisa americana, il suo è un ritorno. A riportarla in patria è una missione precisa: lavorerà al processo di Norimberga contro i medici accusati di aver condotto esperimenti disumani sui prigionieri dei campi di sterminio. Si calerà nell’orrore dei lager, tra i documenti in cui la lucida follia burocratica del Reich ha archiviato i propri delitti, per ricercare le prove della ferocia nazista oltre i volti imperturbabili dei ventitré accusati. Ma accanto alla missione ufficiale, Hedy Epstein ne ha una personale, difficilissima: scoprire notizie dei suoi genitori, le cui tracce si perdono di fronte ai cancelli di Auschwitz. Si accorgerà presto che il suo compito è ancor più arduo e doloroso di quanto potesse immaginare. Hedy, però, non ha intenzione di arrendersi: non può ignorare l’urlo di quel vento in cui risuonano le voci care delle persone amate. Voci che le chiedono di non essere dimenticate. Lei, che di quel vento si sente figlia, non avrà pace finché non lo avrà placato.
La Resistenza dimenticata racconta la vita e l’impegno di sei partigiani dirigendo un fascio di luce nuova sulle azioni di guerriglia, sulle vicende umane e svelando misteri sulla morte di alcuni di loro. Si tratta di sei patrioti che, pur avendo avuto un ruolo cruciale nella lotta per la Liberazione dal nazifascismo, sono stati trascurati, quando non addirittura dimenticati, dalla storiografia della Resistenza. Luciano Lusana, Riziero Fantini, Maria Baccante, Salvatore Petronari, Raffaella Chiatti e Anna Carrani sembrano caduti, insomma, in un cono d’ombra. Perché personaggi così importanti per l’insurrezione, non solo romana, contro il nazifascismo, non vengono ricordati come meriterebbero? O, come nel caso di Lusana, capo dei servizi di Informazione del Partito comunista clandestino, responsabile della quarta zona dei Gap, appaiono fatti segno di una rimozione collettiva che sembra voluta? Sono serviti anni di lavoro, incroci di testimonianze, colloqui orientativi e consultazione di documenti per ultimare il lavoro di scavo con cui gli autori, in alcuni casi, smontano le ipotesi sin qui avanzate, fornendo ragguagli documentali agli atti, ai fatti e ai misfatti, molti inediti, sui quali orientano la loro attenzione.
La riga sulla emme di Raffaele Mangano
Il caso, le coincidenze, oggetti che riappaiono all’improvviso, sino a che il messaggio diventa chiaro: è venuto il momento di raccontare. Raccontare quello che Leone, poche ore prima della morte in una Rsa, svela all’amico convocato per raccogliere le sue ultime volontà. Il legame con il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, nato durante la resistenza partigiana e proseguito negli anni, tra incontri furtivi e missioni segrete. La scoperta che il coinquilino di una casa in affitto è il capo brigatista Mario Moretti. Episodi di una vita rocambolesca e sorprendente. Anche le sue richieste finali sono inusuali: la dispersione delle ceneri in un luogo ben preciso e la distruzione di una scatola sigillata contenente segreti da non violare. Il fuoco aveva arso il corpo e il contenitore misterioso, ma non i ricordi che, a distanza di tempo, tornano prepotenti e si trasformano finalmente in parole.