Astenersi dall’inseguire le mode senza scivolare nel rischio di diventare antiquati è una forma di equilibrio piuttosto raro, un lusso che solo in pochi riescono a concedersi.
Il mondo della ristorazione, un po’ come il mondo in generale, tende a cambiare troppo rapidamente: mentre cerca a tutti i costi di stare sul pezzo, perde per strada la propria identità e, continuando a correre, quasi si scorda di ambire ad averne una.
In un quadro così confuso, il segreto del successo dell’Happy Rock sembrerebbe risiedere proprio nella sua natura ibrida, nella capacità di rivolgere lo sguardo all’esterno per poi ridefinire meglio i contorni del proprio nucleo.L’avventura di quest’ormai storico risto-pub napoletano, sito al civico 51 di via Giovanni Bausan, comincia nella seconda metà degli anni Settanta.
Gennaro De Pasquale,giovane studente di Veterinaria, è reduce da un viaggio a Londra e decide di svecchiare il consolidato binomio “pizza e mandolino” allungandone la miscela con un pizzico di cultura europea. Sceglie come interlocutori i propri coetanei, orfani, all’epoca, di un luogo d’accoglienza pensato esclusivamente per loro.La sua provocazione non si accontenta di trovare espressione solo nel design degli interni e nel nome in inglese, ma si spinge fino al menu, eleggendo a specialità un piatto che, per motivi geografici, culturali e climatici, non potrebbe essere più distante dalla tradizione napoletana: la fonduta.
Una scommessa vinta? La risposta affermativa è tutta nel sorriso odierno di Gennaro, nascosto, letteralmente, sotto i baffi. Se non fosse un lavoratore riservato, ci racconterebbe di come, sull’onda del successo della sua creatura, ha visto le ex botteghe di artigiani di via Bausan trasformarsi poco alla volta in pub, e l’intera strada divenire simbolo della movida napoletana degli anni Ottanta e Novanta. Ci racconterebbe delle due sedi dell’Happy Rock aperte sui navigli milanesi e del proprio picco imprenditoriale raggiunto col City Hall, locale d’avanguardia che ha portato a Napoli le più grandi personalità del jazz.Chissà, forse a bassa voce ci confesserebbe anche qual è il segreto per resistere nella ristorazione attraversando quattro decenni così diversi tra loro.
Ma in fondo, di tante parole si può anche fare a meno. È sufficiente usare i propri occhi quando si oltrepassa la soglia dell’Happy Rock, che nel frattempo ha cambiato look: ha un’immagine new liberty che convive serenamente coi batik acquistati dal titolare durante i suoi viaggi in Oriente. Basta osservare le coppie che tra quei tavoli hanno mosso i primi passi, tornate sul luogo del delitto per festeggiare l’anniversario di nozze. A volte hanno figli adolescenti al seguito, appassionati di sushi, kebab e finger food, che si accomodano imbronciati per poi appassionarsi alla fonduta e parlarne con entusiasmo ai propri coetanei.
Basta sapere quanti curiosi continuino ad entrare per la prima volta, quanti affezionati sfidino la difficoltà di parcheggio sulla Riviera di Chiaia, scendano dal Vomero in funicolare o, il sabato sera, ingannino il freddo chiacchierando con Gennaro mentre attendono all’esterno di potersi accomodare.
Domenica 14 febbraio l’Happy rock spegne quaranta candeline. Si sa, i tempi sono cambiati: è difficile oggi essere quarantenni. Ma, nella vita come nella ristorazione, se si è seminato bene si può guardare al futuro senza subirne la paura. Ci si può concedere un sorriso.Alla faccia delle prime rughe che, proprio mentre si sorride, saranno più evidenti.
Tanti Auguri Happy Rock!
Happy Rock
Via Bausan 51,Napoli
Orari: Lun-Ven (19.30/0.30) Sab (19.30/1.30) Dom (19.30/0.30)
Telefono: 081411712