Cantautore, disegnatore e regista. Conosciuto per il suo film di animazione Gatta Cenerentola, vincitore di due premi David Di Donatello. Con il suo gruppo Foja ha realizzato successi come ‘O sciore e ‘o viento, videoclip animato per la regia di Alessandro Rak che supera ad oggi le 4.000.000 di views su YouTube. Autore del libro “Santo Sud a Poetry Sketchbook”.
Chi è Dario Sansone?
Sono una persona con un bipolarismo artistico. Mi esprimo attraverso i disegni e le canzoni, colori e note. Credo di avere un grande bisogno di esprimermi. Provengo da una familia che hanno espresso la loro arte in modo bipolare; per esempio mio nonno che era falegname per lavoro e cantante di notte per vocazione, cantava nei locali di Napoli . Mio padre che svolgeva il lavoro di geometra al comune di Napoli ma chitarrista da sempre, mio zio suona il pianoforte…diciamo che è un bel manicomio.
Con un panorama del genere era quasi impensabile per te non dedicarti all’arte.
Me lo hanno proibito i vari insegnanti che ho trovato durante la mia formazione, sono stati molto importanti. Purtroppo la mia distrazione dovuta all’inquietudine della mia parte artistica, mi faceva distrarre quindi ero una capra nelle altre materia. Sono partito comunque dall’idea di fare l’artigiano poi mi sono accorto che c’era un qualcosa di più. Per quanto riguarda il disegno, mi sono formato all’istituto delle belle arti, sono andato alla Scuola Comics a Napoli… ho studiato tantissimo. Il fatto di non accontentarmi mai dei traguardi raggiunti mi permette di continuare a formarmi, anche per la musica. Esploro e cerco sempre cose nuove. Oggi non credo di poter fare altro.
Sei stato il regista di “Gatta Cenerentola” un film d’animazione del 2017, vincendo due premi David Di Donatello per il miglior produttore (Luciano Stella e Maria Carolina Terzi) e per i migliori effetti speciali visivi (M.A.D. Entertainment)
Tutto grazie al team di persone che hanno collaborato. Anche da questo ho capito che da soli abbiamo uno scarso valore. Credo che Gatta Cenerentola abbia saputo cucire tutte le anime, oltre alla mia, di quel momento storico che stavamo vivendo. Una regia a quattro con Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri ed io, un film di animazione che ha vinto due premi in un campo che in Italia non è mai esistito, quello dell’animazione.
Sei riuscito a plasmare in un unico progetto le tre cose di cui sei specializzato.
Non è stato facile. Sono dei modi differenti di esprimersi. Per me la musica resta la forma di comunicazione più potente perché prescinde dalla reale comprensione; entra nelle anime e parla con loro in modo diretto, senza codici. Della musica si può anche non capire le parole, lei entra lo stesso e ti commuove. Un disegno è può complesso, mette insieme dei sensi più materiali per poter arrivare a quello che trasmette la musica. Il disegno esige l’intervello del cervello di una forma prepotente, l’occhio deve analizzare e trovare le immagini da tirare fuori. Quindi è complicato mettere tutti i pezzi insieme.
Il disegno e la musica, entrambi sono una forma di trasmissione di messaggi
Senza dubbi la musica riesce ad arrivare a tutti e in tempo reale. Anche per chi sta in quel momento suonando la canzone, si unisce al pubblico, diventa una comunione. Per il disegno è diverso, i tempi sono diversi. Lo realizzi, e ci vuole tempo, lo pubblichi e resta la, statico, non ha cambiamenti. La musica è viva ed in continuo movimento. Per la musica è anche importante dove ti trovi quando l’ascolti. Per esempio, se l’ascolti in una chiesa ha un senso, se l’ascolti in una stanza ne ha un’altro. La musica con le sue vibrazioni colpisce il cuore. Per il disegno ci vuole l’occhio, che si trova molto vicino al cervello.
Con le canzoni si fanno rivoluzioni, succede anche con i disegni?
Sì. C’è una grande connessione tra la musica e i disegni con alcuni termini, come tono del colore e tono musicale, così come la timbrica. Con i disegni si può promulgare. Sono stato a delle mostre con dei fumetti legati alla situazione della Palestina e raccontavano la vita all’istante quasi come si fa in un documentario. Il disegno è una forma d’arte povera ma potente perché richiede poco per poter raccontare tanto. Il disegno spesso diventa un simbolo che si carica di significati molto profondi.
O sciore e ‘o viento, canzone della tua band Foja, ha riscontrato un grande esito.
È stato un grande miracolo per noi. Il pubblico ha afferrato la storia e l’ha fatta sua, al di là di quello che raccontava la storia, hanno sentito che in quella storia c’era qualcosa di vero in cui riconoscersi e agrapparsi nel momento del dolore. Io credo che la vita sia la abilità di gestire il dolore, in fondo noi nasciamo piangendo. Bisogna essere veramente bravi a saper vivere il dolore. Nelle mie canzoni sia il dolore che l’esorcizazione di un dolore sono di grande aiuto alle persone, per questo creano una comunità intorno a questo sentimento.
Hai scritto e cantanto la versione napoletana di La mano de Dios di Rodrigo. Non sei stato un po’ pretensionso?
Non feci un’operazione speculativa con questa canzone. Peppe Iodice in una trasmissione mi chiese di fare un piccolo omaggio a Maradona. Stavo ascoltando da tempo questa canzone di Rodrigo che nascondeva una malinconia di fondo che poteva essere tirata fuori e, soprattutto, mancava un racconto in napoletano sotto forma di musica che trattasse sia della vita personale che quella calcistica di Diego, che poi è quello che ci ha lasciato. La titubanza sparì nel momento esatto in cui riuscì a trovare una chiave di sincerità che facesse sentire mia la canzone, anziché fare un semplice adattamento. Così è diventata un piccolo gioiello per i napoletani che si emozionano ogni volta che l’ascoltano. Confesso che anche io mi emoziono ancora. Da questo poi è nata anche una operazione di solidarietà, sempre con i “ Foja “, assieme a Diego junior, il figlio di Maradona, con i proventi di un LP, su cui ha scritto anche Minà, siamo riusciti a comprare delle attrezzature sportive e strumenti musicali che poi abbiamo portato a Nisida. Oltre alle interviste fatte per l’Argentina, per la FIFA, alle apparizioni in docuementari per la Rai , per me la cosa più gratificante è stata l’approvazione del testo da parte di Alejandro Romero che è l’autore originale della canzone. A lui ho mandato la mia versione e gli è piaciuta tanto. Abbiamo avuto la sua benedizione.
Il tuo libro “Santo Sud” a Poetry Sketchbook si puó definire come il diario di bordo dell’ultimo anno della tua vita?
Posso dire che è la cosa più divertente che ho fatto in quest’ultimo periodo. È un taccuino di viaggio che probabilmente mi serviva anche per chiudere dei capitoli della mia vita. Ogni pagina è un testo diverso accompagnato da immagini, poi ci sono pagine appiccicate di vecchi quaderni . Anche qui c’è un bipolarismo, per esempio nel tituolo…Santo che sta in alto e Sud che è in basso. C’è una sensazione di equilibrio tra le parole e disegni, mi sono divertito tanto. Con Gatta Cenerentola mi sono concentrato sul digitale per questioni di tempo, mentre con il libro sono ritornato all’uso della matita, mi sono preso e ripreso il mio tempo e la sua realizazzione mi ha reso felice e credo sia anche venuto bene. Ho realizzato 51 tavole utilizzando gli acquarelli , i colori, sporcandomi, incollandomi …giocando come un bambino.
Il mio prossimo disco è tratto dal libro, l´ho registrato a Parigi. Avevo bisogno di uscire fuori dalla mia zona di confort, lasciare mia madre che è Napoli. È stato necessario per conoscere nuovi posti, nuovi musicisti e soprattutto per tornare ad innamorarmi di nuovo di mia madre.
Ci vedremo presto?
Sarò un po’ in giro, a Genova e a Milano il 29 ed il 30 di Maggio. Torno a Napoli il 5 giugno al Palazzo Cavalcanti e l’8 a Saviano, poi a Roma, a Francavilla al Mare, a Bergamo e a Palermo..ma tornerò.