Quando la tecnologia crea mostri
Qualche giorno fa, vagando per la rete, mi sono imbattuta nel termine Utonto, parola tanto in voga fino a qualche anno fa. Per chi non lo sapesse, ma ci potrebbe comunque arrivare facilmente, è formata da utente + tonto e il significato direi che è palese.
Per rinfrescarmi un po’ la memoria ho fatto una brevissima ricerca, da cui ho prontamente estratto 2 assunti:
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nonostante sia passato più di un decennio, certi esemplari di individui esistono ancora e si sono ulteriormente evoluti, anzi… involuti.
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Come ho già sostenuto precedentemente, niente si cancella dalla rete, neanche articoli di 15 anni fa, datati 2003. Quindi state sempre attenti a quello che pubblicate.
Ma, chi erano e continuano a essere, questi utonti e perché ancora fanno dannare l’utente mediamente intelligente e spesso e volentieri i tecnici informatici?
L’utonto fobico
In passato: era colui assolutamente ignorante di informatica e terrorizzato dal computer, con cui faceva solo il minimo indispensabile, spesso per obblighi di lavoro: scrivere documenti in Word, usando esclusivamente il font Arial o Times New Roman misura 12, insomma ciò che trovava preimpostato e leggere la posta usando Outlook, senza inutili fronzoli.
Attualmente: dal computer è passato prima al cellulare, per necessità, con cui ha avuto subito problemi a inserire e disinserire il T9 ed è riuscito a impostare l’aramaico antico come lingua di sistema; poi i figli/ nipoti hanno avuto la brillantissima idea di regalargli uno smartphone, magari addirittura un iPhone, creando così situazioni assolutamente paradossali, spesso narrate dai poveri commessi di Mediaworld e affini, vittime innocenti di questi soggetti.
Episodio 1
“Continua a suonare, cosa devo fare?” (tenendo il telefono distante da sé, neanche fosse una bomba pronta a esplodere)
“Magari provare a rispondere?”
“E dov’è la cornetta verde?”
Certo, perché i suddetti geni del male, gli mettono lo smartphone di ultima generazione in mano senza neanche mostrarne le funzioni basilari.
Episodio 2
“Non vedo più niente, non funziona”
“Ma lo schermo è tutto rotto, è caduto?”
“No, non andava e l’ho sbattuto sul tavolo come faccio col telecomando”.
Ok…
Episodio 3
“Continuo a vedere questa persona nello schermo”
“Ma signora, è lei. Ha attivato la fotocamera frontale”
“Ah no, io non sono così brutta”
E via dicendo…
L’utonto strafottente
È convinto che il computer gli legga nella mente e di conseguenza pretende che faccia subito quello che pensa, senza dargli i giusti comandi e prendendosela con la macchina in caso di errore. Arriva in assistenza dopo aver cancellato metà dei file di sistema che secondo lui erano “inutili” e pretendendo la riparazione immediata (e gratuita) dell’oggetto da lui stesso compromesso.
Il problema più grande, non è l’ignoranza tecnologica, ma l’arroganza con cui sostiene che sia tutta colpa del computer, sicuramente controllato dai governi, dalle banche o dagli alieni, a seconda dei casi, intrecciandosi così con un’altra categoria, quella degli analfabeti funzionali, di cui abbiamo parlato fino allo sfinimento.
L’utonto over cinquanta
Ahhhh, che categoria memorabile. È una creatura mitologica catapultata sulla terra nell’ultimo decennio, quando appunto ha scollinato la soglia dei 50, corpo umano e testa confusa.

Manda in continuazione messaggi come “Buongiornissimo, chi vuole un Kaffèèèèè?”, pieni di cuori, trenini, stelline e l’onnipresente cane Mugsy; oppure “Grazie per aver accettato la mia amicizia” o ancora, il meglio in assoluto, scrive i fatti suoi o fa domande personali alla sventurata persona, sua amica o conoscente sui social, che magari ha condiviso un link di qualche prodotto o notizia “Ciao Clara, la mamma tutto bene? Ti sono passate le emorroidi?” e via sull’onda dell’imbarazzo in mondovisione.
L’utonto sessualmente frustrato
Pensa che la rete sia il suo harem personale e che può chiedere a ogni fanciulla che gli capita sullo schermo prestazioni sessuali, corredando le richieste con foto molto esplicite e spesso assolutamente ridicole nel tentativo di rendere migliore della merce che altrimenti sarebbe solo triste e imbarazzante come il suo proprietario.
In alcuni casi, estremamente divertenti, usa le chat anonime di Telegram, nella speranza di trovare qualcuna disposta a mostrarsi nuda, così, solo perché lo chiede lui, finendo sempre in qualche trappola ordita da altri maschietti che nel frattempo si spanciano dalle risate per la sua ingenuità.
Le sue ridicole conversazioni finiscono regolarmente su qualche gruppo irriverente di Facebook facendo sghignazzare l’intero web.
L’utonto frustrato e basta
La categoria che, personalmente, mi fa più ribrezzo e rabbia, il frustrato patologico che deve vomitare il suo odio su ogni social e su ogni persona che osa rispondergli, ma che è anche capace di litigare in solitaria sotto qualsiasi notizia che solletichi la sua ignoranza, che emerge anche dal suo modo di scrivere “Gomblotto”, “!!11!1!!”, “Kondividi se sei indinniato!1!!” “Nessun telegiornale ne parlaaaa!!1!Kondividi prima ke lo canciellino!!!1!!1″
Non sa niente di niente, ma si atteggia a grande esperto e detrattore di tutto. Solo per fare alcuni esempi: vaccini “i vaccini sono inutili, servono solo ad arricchire Bigfarma”, politica “Tutti a kasaaaa!!1! Ci vuole la rivoluzione!!1!1”, scoperte scientifiche “La terra è piatta, la luna è finta, ci controllano gli alieni”. Sarebbe capace di creare scompiglio anche sotto un post di ricamo al punto croce.
Ha la capacità di credere a qualsiasi bufala che legge sul web, soprattutto quelle riguardanti parenti (fasulli) dei politici, notizie create apposta per far infuriare l’utonto frustrato… riuscendoci sempre! Non controlla nessuna notizia, casca come una pera cotta in qualsiasi fake news, arrivando a credere anche alle notizie di Lercio.it, suprema fucina di supreme cavolate palesemente false; non c’è niente da fare: legge, ci crede e il cervello, sempre che ne abbia uno, si scollega facendogli scrivere banalità, castronerie e insulti che talvolta, purtroppo non abbastanza spesso, fanno arrabbiare qualcuno che finalmente sporge querela, trasformandolo immediatamente da leone da tastiera in agnellino sacrificale, con buona pace di tutti.