I pronto soccorso italiani sono di frequente presi d’assalto da persone convinte di avere un infarto in atto e lo stato di panico si accentua ulteriormente quando tra i familiari di tali soggetti, sono presenti casi di malattie cardiovascolari. Il dolore toracico è un sintomo che richiede attenzione da parte del medico di pronto soccorso e che necessita un approfondimento clinico e diagnostico, ma la presenza nel ramo familiare di una persona cardiopatica non necessariamente significa avere lo stesso destino di quella persona, quindi attenzione ai falsi allarmismi.
La familiarità per malattie cardiovascolari è un fattore predisponente, ma vanno valutati molti altri aspetti più complessi. Nel nostro paese, circa il 25% degli uomini e il 30% delle donne dichiara di avere familiarità per diverse malattie cardiovascolari (infarto del miocardio, ma anche ictus cerebrali). I fattori che predispongono al rischio di eventi cardiovascolari sono svariati ed i principali sono: età, sesso, ipertensione arteriosa, fumo di sigaretta, diabete mellito, ipercolesterolemia, obesità. Presentare uno o più delle suddette condizioni non significa che sicuramente avrò un infarto, ma la probabilità di averlo è sicuramente più alta rispetto ad un soggetto sano. Alcuni dei suddetti fattori sono modificabili, ad esempio il fumo e l’obesità altri non sono modificabili (come età e sesso), ed altri possono essere supportati con la terapia farmacologia e con un corretto stile di vita (esempio ipertensione, ipercolesterolemia e diabete mellito). Tra i fattori predisponenti non modificabili, è da includere la familiarità per malattie cardiovascolari e cioè la presenza di un familiare stretto (genitori o fratelli) con patologia cardiaca.
La genetica delle malattie vascolari è molto complessa, vi sono alcune condizioni che predispongono allo sviluppo di altri fattori di rischio per patologie cardiovascolari come diabete ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa. Ad esempio le statistiche ci dimostrano che il diabete ha molto spesso un carattere ereditario. Un’ereditarietà diretta, cioè di padre in figlio, è riscontrabile in circa un quarto dei casi e come abbiamo detto prima, un paziente diabetico presenta un rischio maggiore di eventi cardiovascolari. Poi esistono condizioni genetiche che predispongono ad eventi ischemici cardiaci indipendentemente dagli altri fattori di rischio sopracitati, sono però, sicuramente più rare e non sempre sono ereditabili. Diversi studi dimostrano che anche in soggetti con familiarità per malattia cardiovascolare, il trattamento dei fattori predisponenti ed un corretto stile di vita, riducono in modo significativo la probabilità di eventi cardiaci, anche rispetto a gruppi di soggetti senza familiarità, ma con fattori di rischio non trattati. La genetica ha un quindi ruolo relativamente circoscritto: circa il 20% del rischio di malattia coronarica è attribuibile alla genetica in modo diretto, mentre i fattori ambientali hanno un peso maggiore.
In conclusione la presenza di parenti stretti con età al di sotto dei 55 anni per l’uomo e di 60 anni per la donna, è un fattore che può predisporre ad eventi cardiovascolari. Questo non deve creare allarme o farci vivere come dei condannati, ma spingerci ad effettuare controlli medici, in modo da poter eventualmente mettere in atto procedure atte a migliorare il nostro stile di vita e trattare fattori predisponenti per ridurre la possibilità di sviluppare patologie cardiovascolari.