“Una soluzione consiste nel lavorare oltre l’oggetto. L’oggetto in sé come risultato concreto e percettivo verso lo spettacolo, in unione col teatro.”
Tommaso Trini
Partendo da questa affermazione, il Plart, “Fondazione dell’Arte Plastica”, propone negli spazi di via G. Martucci 48 a Napoli, una mostra dal titolo “Ex novo”, fino al 17 marzo 2018, un progetto che vuole restituire una seconda vita ad oggetti di uso quotidiano, di trasformarli e valorizzarli, evitando di incorrere nella “obsolescenza programmata”. Il Plart ha rivolto ad alcuni artisti e intellettuali l’invito a confrontarsi, a ri-pensare, ri-visitare, a ri-editare un singolo oggetto, la sedia. Gli artisti coinvolti in questo progetto sono: Mario Coppola, Emmanuele De Ruvo, Gerardo Di Fiore, Matteo Fraterno, Yumi Karasumaru, Gianroberto Iorio, Laboratorio Gay-Odin, Pasquale Persico, Felix Policastro, Carmine Rezzuti e Gaetano Di Riso. Le rivisitazioni in mostra negano la fruizione dell’oggetto e l’impossibilità di sedersi, ribaltando la funzione della sedia per conferirle un nuovo significato. Lo scopo è di riflettere sulla relazione che possiamo stabilire con le cose, che non si riduce ad un rapporto prettamente materiale, ma di instaurare con essi una relazione sensibile attraverso le forme, i colori e il tatto.
“Confidence” è l’installazione creata da Emmanuele De Ruvo, due sedie in equilibrio, l’inclinazione dei punti di contatto dell’opera con il suolo è l’unica possibile per distribuire il carico a 360°. Due sedie protese l’una verso l’altra con la volontà di dare caratteristiche umane, nell’atto di avvicinarsi e farsi delle confidenze, l’uovo posto al centro, è il simbolo e testimone ermetico del taciuto.
Gerardo Di Fiore lavora con gli scarti del consumismo per creare delle nuove sculture. La su opera “Metamorfosi, (Aracne)”, è il risultato di materiali sottratti alla morte, ritrovano una nuova destinazione d’uso, rivivono temporaneamente. Il titolo si ispira al mito di Aracne trasformata in ragno da Atena; su una vecchia sedia sospesa nell’aria, il volto di Aracne, avvolto in una ragnatela, emerge dalla seduta, mentre un ragno rossiccio appare sullo schienale e sembra dirigersi verso la tessitrice.
La sedia, “Senza titolo” di Matteo Fraterno, è ancorata al muro a due metri dal pavimento, rimanda alla quotidianità dell’infanzia dell’artista, alla bottega del padre, divani, tendaggi, paglie, stoffe, sedie e poltrone erano sospese alle pareti in attesa di essere riparate. Al Plart propone un oggetto privato della sua funzione, alla seduta sono stati tolti gli strati dell’impiallacciatura, anche la pelle è stata eliminata. La seduta posizionata in basso, tra i piedi, aumenta la tridimensionalità.
Yumi Karasumaru crea una sedia magica, “The poetic chair”-Sedia poetica, con decorazioni che attingono all’immaginazione, al mondo dell’Occidente e dell’Oriente, dalle calligrafie di poesie giapponesi, ai disegni per kimono.
L’opera “Fidati di me” di Gianroberto Iorio è una vecchia sedia in legno usata, scomposta e riassemblata con bulloni, la nuova forma la rende dinamica e imprevedibile, ma al tempo stesso precaria e scomoda. Sembra di avere di fronte un oggetto “animato”, capace di spostarsi lentamente attraverso movimenti rigidi.
“Una sedia. La sedia è utile, è sempre servita, rilassa il corpo, lo rigenera, preparandolo al viaggio”. La sedia? Un mezzo di trasporto. Felix Policastro afferma che la sedia, “Viaggio”, è uno strumento, una stazione, un luogo di sosta per ricominciare il proprio cammino o un viaggio. Chiunque si sieda, un essere umano o animale, ad esempio una farfalla, è lì temporaneamente.
Carmine Rezzuti reinventa gli spazi, gli oggetti. La sedia “Senza titolo”, genera nell’osservatore perplessità e stupore, un’opera non deve dare una immediata spiegazione, deve avere una nuova vita, una nuova storia, come dice Achille Bonito Oliva:”….tu Carmine sottrai al tempo sconosciuto questi frammenti e li consegni, in uno spazio presente, ad una forma che li tenga insieme, gli dia durata e gli restituisca di nuovo…..il discorso spazio-tempo, una struttura circolare….”. Gli interventi di Rezzuti sono una sorta di “pronto intervento estetico”.
Gaetano Di Riso, “Paesaggio con rovine”, rielabora la sedia come spazio su cui dipingere, su cui far emergere sculture, è un oggetto destinato ad essere accantonato dall’usura del tempo, attraverso la creatività assume una nuova linfa, una nuova destinazione d’uso.
Chiudono il percorso espositivo le opere di Pasquale Persico, il Laboratorio Gay Odin e Mario Coppola.