Sono passati cinque anni da quel giorno in cui tre amici decisero di dare vita ad una testata giornalistica diversa, più leggera, che parlasse di ciò che di buono c’è nella nostra città di Napoli, senza tralasciare le critiche costruttive per cercare di migliorare la realtà cittadina. La linea editoriale decisa era semplice e con pochi punti fermi, scrivere di tutto quello che ci piaceva e interessava, con un occhio di riguardo alla millenaria storia napoletana. L’unica regola tassativa, che dal primo giorno abbiamo deciso di seguire, era quella di non pubblicare mai titoli acchiappaclick o notizie false, smentite pochi minuti dopo con una notizia altrettanto falsa. Quindi, per farla breve, assolutamente niente FAKE NEWS.
L’informazione al tempo dei social viaggia ad una velocità incontrollata, non fai a tempo a digerire l’ennesimo femminicidio che spunta fuori l’ulteriore tragedia, data in pasto ad un pubblico affamato di macabro gossip, tanto “Finchè succede agli altri...”. E l’informazione, quella vera, scompare dietro migliaia di articoli di varie testate che, con fonti non confermate o spesso assenti, raccontano storie superficiali, fra la verità dei fatti e il romanzo che il giornalista in quel momento ha in testa. Tutto sommato è giusto in un paese in cui “Tutti scrivono e nessuno legge” e più le storie sono torbide e complesse, più ci si nasconde dietro ai vari “Si dice che”, “Si vocifera che”, “Si sospetta che”. Perchè, è bene ricordarlo, a nessuna testata giornalistica fa piacere passare per “fabbrica di fake news” e quindi meglio proteggersi. Che poi il lettore, a sua volta, non comprende assolutamente nulla di ciò che sta leggendo, è un dettaglio secondario. L’importante è vendere i giornali, a qualunque costo, far aprire la pagina piena di banner pubblicitari che producono guadagni, cosa importa se la comunicazione e l’informazione, poi, percorrono la strada della prostituzione.
Fare il giornalista non è un lavoro facile e raccontare la cronaca, accumulando dati,informazioni e fonti, richiede tempo e fatica notevoli, per scrivere un buon articolo, a volte, ci si perdono giorni e notti insonni, o almeno così dovrebbe essere. E invece cosa succede, come ci si arriva a romanzare tragedie e edulcorare la realtà? Questione di tempo anche in questo caso, se sei un giornale “autorevole” non puoi sprecare risorse nell’attesa che l’informazione sia davvero reale, ci si gioca su di un semplice sistema di ridondanza, basato su articoli piccoli, poche righe, ripetute e arricchite fino ad arrivare a una notizia vera. Lo schema è: Informazione frammentaria, si dice che, si sospetta che, informazione generale che riassume i tre articoli precedenti, smentita, notizia reale. Un percorso di cinque articoli e sessanta righe per arrivare dopo qualche ora ad un’informazione, forse certa, forse reale, forse…non importa più, perchè nel frattempo è successo altro, il lettore ha già dimenticato cosa stava succedendo, il lettore si è fermato al “secondo step“.
Il Coronavirus è l’ultimo esempio, in ordine cronologico, dello sciacallaggio mediatico che si sta portando avanti da alcune settimane. La notizia è diventata “bomba” quando il contagio è iniziato qui in Italia, sempre per il solito adagio “Finchè succede agli altri…“. Si susseguono notizie e informazioni, mischiate a pettegolezzi e “soffiate”, farcite da titoli che riecheggiano i film horror degli anni 60. “E’ arrivato!“, “Prove tecniche di strage!”, “Primo Morto per Coronavirus” e potremmo continuare all’infinito, i titoloni acchiappaclick sono davvero tantissimi. E a parer di chi scrive, questa non è informazione, questo è puro terrorrismo mediatico. Perchè si “gioca” sulla paura della morte, pur di accaparrarsi il lettore di turno che in preda al panico, crederebbe anche che Babbo Natale è portatore sano del virus. Sempre a parer di chi scrive, il nostro compito è quello di informare, non terrorizzare, tranquillizzare, non spaventare, creare distensione, non portare un’intera popolazione alla psicosi. E se non siete in grado di gestire le notizie e fare bene il vostro lavoro, ci sono tantissimi altre attività interessanti, potreste coltivare la terra, almeno sareste più utili alla società e tutto sommato la vita bucolica ha dei risvolti interessanti.
In questa orgia di parole e notizie, la nostra testata ha sempre preso le distanze, in cinque anni non abbiamo mai seguito lo “schema” e nei prossimi anni sicuramente non lo faremo, perchè il nostro obiettivo, forse romantico, è quello di informare, non spaventare, non creare allarmismi e psicosi di massa. Non siamo l’amante di una notte, noi siamo l’amore di una vita, non promettiamo di raccontarvi chi si nasconde dietro la strage di Ustica, a meno che non ne siamo totalmente sicuri,ma vi assicuriamo una comunicazione pulita, il nostro tempo e l’amore per questo mestiere. Questo siamo noi, questo saremo noi, senza sorprese, senza notizie false, senza smentite da parte del direttore, senza giustificazioni puerili se dovessimo in futuro sbagliare qualcosa, senza titoli furbetti per farci leggere.
Siamo Senza Linea e orgoliosi di esserlo!