Trama: «Ci scattammo foto che pensai avrei riguardato più avanti – dopo una settimana, o un mese, o dieci anni – per ricordare quella specie di felicità sfuggente che si dibatteva dentro di me, simile a un animaletto che sarebbe fuggito via se non fossi stato attento. Volevo racchiudere quei giorni parigini tra le mani e conservarli in un posto fuori dal tempo.»
Thora, August e Hugo: tre ventenni, tre mondi diversi. Thora appartiene a una famiglia dell’alta borghesia di Stoccolma, August ha ambizioni artistiche ed è allergico alle convenzioni, Hugo è un ragazzo di umili origini che si sente smarrito nella capitale. Thora e August si conoscono da anni: migliori amici, a volte amanti; una relazione ambigua che inizia a incrinarsi quando Hugo appare nelle loro vite. Lui è al tempo stesso attratto e respinto dal loro mondo e dal loro legame unico, ma ben presto ne è calamitato, e i tre diventano inseparabili per due anni indimenticabili, così effimeri nel loro sembrare eterni, fatti di amicizia e desiderio, silenzi e incomprensioni, fughe e ritorni, perennemente in bilico tra il bisogno di appartenere e la voglia di essere liberi. Molti anni più tardi, quando Hugo ha tagliato i ponti da tempo con Thora e August, riceve la visita della loro unica figlia. La ragazza è in cerca di risposte sui suoi genitori che forse solo Hugo può darle. Ed è allora che l’uomo concede uno spiraglio alla memoria, e i ricordi di quei giorni luminosi tornano a travolgerlo. Struggente e intenso, l’esordio folgorante di Johanna Hedman racconta una storia contemporanea eppure senza tempo, che ci parla delle direzioni che non abbiamo preso, delle persone che saremmo potute diventare, delle relazioni che ci formano e ci segnano ben oltre la loro fine.
Frassinelli
Recensione: I protagonisti sono ventenni universitari, differenti per carattere e provenienza, ma legati da un’amicizia che sfiora il morboso. Hugo entra in punta di piedi a far parte del micromondo abitato da Thora ed August per volere di quest’ultimo. Inizialmente non è facile, Thora soppesa Hugo in ogni sua molecola ed il carattere della ragazza non rende le cose facili. Thora, un personaggio con cui non sono riuscita ad empatizzare neanche minimamente, così strutturata, rigida, impenetrabile ed aggiungerei fastidiosa. Una ragazza che pretende, ma non si apre, non si manifesta mai totalmente, ma vorrebbe che le cose avvenissero in un determinato modo. E’ rivestita di una corazza cementificata che raramente lascia trapelare qualcosa. Hugo è il più “normale di tutti”, fa e dice cose che ci si aspetta da uno della sua età, ha reazioni, abitudini e vive in modo consueto e non sempre gli è chiaro il rapporto tra gli altri due. August è un personaggio simpatico, il razionale tra i tre, il ponte che collega Hugo e Thora, ma comunque poco risolto, con la sua sessualità non totalmente definita.
Una storia di forti contrasti: i protagonisti si amano ed un attimo dopo si odiano, ci creano triangoli, si lasciano, si prendono, trascorrono ore intere sproloquiando sui massimi sistemi, il che rende talvolta i dialoghi un po’ pesanti tenendo conto che così giovani dubito non si abbia voglia di parlare di cose più futili per poi passare all’esatto opposto, partecipare a feste dove scorre alcool a fiumi e circolano sostanze stupefacenti.
La narrazione si sviluppa in prima persona da parte di due voci diverse, quelle di Hugo e Thora.
Lo stile, per nulla nelle mie corde, seppur asciutto e diretto è freddo, gelido, tanto che ho paragonato il libro ad un mobile IKEA: svedese, piatto, senza grandi sentimenti e di breve durata (soprattutto nella mia memoria). La narrazione è scorrevole, ma non mi ha coinvolta, non è uno di quei libri di cui si sente il richiamo, di cui si sente la necessità di leggerlo. Solo nelle ultimissime pagine, magicamente, come uno spiraglio di luce, si affaccia del sentimentalimo, finalmente! Non amo le storie sdolcinate, ma questa narrazione asettica mi ha infastidita.
Una storia che va letta avvolti da una coperta per avvertire un po’ di calore.
Johanna Hedman