L’apparato scheletrico è una struttura solida e resistente, apparentemente statica, una volta adulti non ha necessità di modificarsi, ma in realtà non è assolutamente così, le nostre ossa sono dotate di un metabolismo particolarmente dinamico in grado di modificarsi in base a diversi stimoli. Purtroppo sono diverse le patologie che possono colpire l’apparato muscolo-scheletrico, una condizione frequente è caratterizzata dall’osteoporosi.
L’osteoporosi è, per l’appunto, una malattia del metabolismo osseo che provoca una riduzione della densità minerale ossea con deterioramento della sua struttura. Tale debolezza può portare a fratture anche per traumi minimi e frequentemente inavvertiti.
Le ossa sono caratterizzate da un continuo rimodellamento e riassorbimento, tale alternanza è normalmente in equilibrio. I protagonisti di questo movimento costruttivo/distruttivo sono in particolare:
- Osteoblasti: il cui compito è quello di produrre matrice organica dell’osso e quindi stimolare la mineralizzazione
- Osteoclasti: al contrario dei precedenti, riassorbono l’osso e sono regolati da diversi ormoni (paratormone, calcitonina, estrogeni) nonché dalla vitamina D, da varie citochine e da altri fattori locali come le prostaglandine.
In genere il picco di massa ossea si raggiunge intorno ai 30 anni, a questo punto la massa ossea rimane stabile per circa 10 anni, durante i quali la formazione ossea è pari al riassorbimento. Dopo questo periodo, si verifica perdita di massa ossea a un tasso annuale dello 0,3-0,5%/anno circa. La menopausa induce nei primi 5-7 anni un notevole aumento della perdita di tessuto osseo con tasso annuale del 3-5% circa. Tale perdita causa un aumento della porosità dell’osso con conseguente aumentata fragilità e maggiore facilità alle fratture.
Le fratture da fragilità sono fratture che si verificano dopo un trauma minore rispetto a quello necessario per la frattura di un osso normale. I siti di frattura più frequenti sono:
- Radio distale (parte distale dell’avambraccio)
- Spine ( fratture della compressione vertebrale lombare e toracica, la frattura più frequente dovuta all’osteoporosi)
- Collo del femore
- Grande trocantere (protuberanza del femore)
L’osteoporosi si può distinguere in primaria e secondaria:
La forma primaria: condizione in cui non è identificabile una causa sottostante, rappresenta più del 95% delle osteoporosi nelle donne e circa l’80% negli uomini. La maggior parte dei casi si verifica nelle donne in postmenopausa e negli uomini anziani.
La forma secondaria: forma più rara, in questa condizione è possibile identificare un fattore eziologico come ad esempio: cancro, malattie polmonari croniche, malattia renale cronica, alcuni farmaci, malattie endocrine, deficit di vitamine e minerali, malattie epatiche, malassorbimento, ipomobilità, artrite reumatoide.
La diagnosi prevede visita da parte di medico specialista e l’utilizzo di alcuni esami strumentali nonché esami di laboratorio per la ricerca di eventuali forme secondarie.
- Densitometria ossea (assorbimetria a raggi X a doppia energia – DXA): impiegata per misurare la densità minerale ossea; definisce l’osteopenia o l’osteoporosi, predice il rischio di frattura e può essere utilizzata per seguire la risposta al trattamento.
- Radiografie Standard: importanti per documentare le fratture derivanti dalla perdita di tessuto osseo.
- Esami ematochimici: utili per valutare le cause secondarie di osteoporosi, tra i principali test ricordiamo: Calcio sierico, magnesio, fosforo, livello di 25-idrossi vitamina D, livello di paratormone, testosterone sierico negli uomini, urine nelle 24 ore per calcio e creatinina.
I principi terapeutici dell’osteoporosi prevedono:
- Modifica dei fattori di rischio
- Uso di integratori di calcio e vitamina D
- Farmaci anti-riassorbitivi (come i bifosfonati, terapia ormonale sostitutiva, modulatore selettivo del recettore degli estrogeni)
- Agenti anabolizzanti (come gli analoghi dell’ormone paratiroideo)
- Anticorpi monoclonali