«Mentre tutte le città d’Europa si trasformano, Napoli resta arroccata ai suoi cliché, che sono anche il suo fascino», «Napoli è il terzo mondo d’Europa» . Ha usato proprio queste parole la giornalista Valèrie Segond che, sul giornale francese Le Figaro, in un articolo pubblicato lo scorso 3 ottobre, alla vigilia delle elezioni comunali, ha tracciato un suo personale, nonché impietoso, ritratto della città. Il giudizio della francese è stato molto duro e, inevitabilmente, sono venute ad alzarsi polemiche e discussioni. La redattrice ha, in un certo modo, quasi totalmente saltato di concentrarsi sul potenziale e sulle qualità del capoluogo campano, per soffermarsi a sottolineare solo quelle che sono le criticità e le problematiche della metropoli. Nel pezzo si fa riferimento al degrado nelle periferie, ai progetti su Bagnoli mai realizzati in trent’anni, ai trasporti pubblici carenti, all’organico comunale insufficiente, all’altissimo tasso di disoccupazione, alla povertà con centinaia di migliaia di nuclei familiari che percepiscono il reddito di cittadinanza nella sola provincia di Napoli. In aggiunta, chiaramente, come si può immaginare, non poteva mancare l’ampio cenno alla camorra e alla micro-criminalità. Gli unici aspetti positivi individuati dalla Segond sono stati la crescita del turismo, con 6 milioni di visitatori nel 2019, ovvero nell’anno prima della pandemia; la rigenerazione di Scampia grazie ad alcuni investimenti della Regione Campania; l’arrivo della società Tecno che dalla Riviera di Chiaia monitora l’impatto ambientale dei grandi siti e soprattutto la nascita di un polo di eccellenza come la Apple Academy, a San Giovanni a Teduccio, dove si si sono aggregate altre nove aziende tecnologiche. Intercettata dal Corriere del Mezzoggiorno la giornalista ha dichiarato quanto segue: «Noi abbiamo scelto di raccontare Napoli perché è una città di riferimento per tanti francesi che ci vivono e la scelgono per i propri viaggi. E’ una vera città del Sud, ricca di problemi, di contraddizioni, affogata dai debiti e dal problema della Camorra e più suscettibile ad eventuali cambiamenti»
Ovviamente, noi siamo ben consci delle tante e gravi difficoltà che attanagliano Napoli e non le possiamo né le vogliamo negare, tuttavia, pure e soprattutto da un punto di vista giornalistico, ci sentiamo in dovere di muovere una ferma critica alla redattrice dell’articolo e al giornale che l’ha pubblicato. Ebbene, descrivere quelli che sono i problemi di un posto è molto facile, del resto questi sono sotto agli occhi di tutti nel momento in cui si vive in una città; ben più complesso, invece, è cercare di andare alla radice, chiedendosi quali siano le ragioni alla base di ciò che non funziona. Abbracciare la complessità delle questioni dovrebbe, d’altronde, essere il compito di un giornalista. Ecco, la Segond avrebbe forse scritto un pezzo molto più efficace se, anziché usare argomentazioni alquanto provocatorie – o che quantomeno sono risultate tali – avesse dato spazio a un approfondimento serio sulle motivazioni storiche e politiche che stanno all’origine del disavanzo di Napoli come, in generale, del Sud Italia. Le Figaro avrebbe proposto qualcosa di molto più utile se avesse contributo a portare anche in Francia una denuncia sul come e sul perché il nostro Paese, praticamente da quando è nato, corra a due velocità, con una grande sperequazione tra Settentrione e Meridione. Al posto di incollare l’etichetta di “Terzo mondo” a una città piena di Bellezza e che ha regalato al pianeta un patrimonio culturale enorme in termini di Teatro, Musica e Arte, sarebbe stato il caso di esprimere piuttosto un Je accuse contro coloro i quali, nella Storia e ancora oggi, hanno tarpato e tarpano le ali a un intero territorio. Senza soldi e risorse, pure a Parigi – dove il tasso di criminalità, per giunta, non è per nulla basso – gli autobus e la metropolitana farebbero cilecca e la disoccupazione sarebbe galoppante, per dirne una.
Come accennato, tante sono state le reazioni di sdegno a tal proposito; tra tutte, nelle ultime ore, spicca quella di Toni Servillo, che alla presentazione di È stata la mano di Dio, il nuovo film di Paolo Sorrentino, ha detto: «Tra settembre e dicembre io ho tre film in sala di tre grandi autori campani, quindi mi sembra che il bilancio di questa città sia molto buono: io non saprei vivere da un’altra parte del mondo, quindi amo profondamente questo terzo mondo».