Nelle sale dello Spazio Martucci 56, a Napoli, è allestita la mostra personale di Fernando Pisacane, dal titolo, “Pezzi di storia in avaria”, fino al 22 febbraio 2019, curata da Simona Pasquali. E’ un titolo che restituisce nell’immaginario collettivo una visione del passato quasi obsoleta, una avaria metafora della vita che corrode, inerte, e occupa uno spazio della memoria; sono pezzi di storia che non lasciano posto al nuovo. Il percorso espositivo segue un approccio multidisciplinare, dalla pittura alla scultura, dal figurativo all’astratto, in cui emerge un dialogo costante fra materia e spazio, fra colore e forma. Sono composizioni ibride, delle pitto-sculture formate da oggetti, utensili, segni, lettere e candele che raccontano delle storie, intrise di esperienza, sospese nel tempo. Pisacane è un artista, scenografo, pittore e scultore, eloquenti sono nelle sue tele gli echi di natura teatrale, delle scenografie che coprono la superficie. L’impianto compositivo dell’opera, “Pensieri alla luna”, formata da una serie di pergamene, (in cui i fruitori sono invitati a lasciare un messaggio), da una brocca e dalle candele, rievocano gli strumenti utilizzati dagli antichi scrittori in età medievale e classica. La sovrapposizione delle pergamene arrotolate rimanda ai papiri carbonizzati della “Villa dei Papiri” di Ercolano. E’ una operazione di “archeologia contemporanea”.
“Pensieri alla luna”- Fernando Pisacane.
Paesaggi astratti e scorci fantastici sono gli elementi che caratterizzano le altre opere del percorso espositivo. In “Pezzi di storia in avaria”, dimensioni oniriche, orizzonti lontani, distese di campi infiniti e mancanza di coordinate spaziali e temporali, proiettano l’osservatore in un microcosmo, in cui l’unico elemento di avaria è depositato nei “cassetti della memoria”, ed è nella rappresentazione collocato nella parte alta, un pezzo di storia sospeso nel tempo. Un oggetto tangibile, concreto, ancora presente.
“Pezzi di storia in avaria”- Fernando Pisacane.
Composizioni ibride, invece, sono le due tele dal titolo “Imbrunire”, in cui emergono sia la componente realistica, sia quella astratta. Sono paesaggi in cui ogni singolo individuo può riconoscersi, può aver osservato almeno una volta nella vita. Sono dei continui déjà vu visivi, e l’avaria è nella incapacità di superare emotivamente quella visione sospesa e nostalgica di quel paesaggio, di un pezzo della propria storia, del proprio passato, accantonando la possibilità di dare spazio al presente, al nuovo, al cambiamento.
“Imbrunire”- Fernando Pisacane.
Di connotazione diversa è l’opera “Paesaggio con farfalle portatrice di buone notizie”, in cui la presenza di elementi organici come le farfalle, inducono l’osservatore ad una riflessione completamente diversa rispetto alle precedenti opere di Pisacane. E’ una esortazione all’apertura al cambiamento, in cui il movimento delle ali delle farfalle indica l’inizio di un nuovo viaggio, uno “scollarsi” e “scrollarsi” da una condizione mentale statica e inconcludente.
“Paesaggi con farfalle portatrici di buone notizie”. Fernando Pisacane.
Sono sempre gli insetti i protagonisti di un’altra composizione, “Farfalle all’imbrunire”, in cui la presenza di alcune lettere dell’alfabeto sono ascrivibili allo stile della Pop Art. Colori sgargianti e dinamismo sono gli elementi caratterizzanti dell’impianto figurativo. Il ramo e le foglie dalla quale partono i Lepidotteri indicano la volontà dell’individuo di lasciare quelle certezze, quelle “radici” in avaria, a favore di un ritrovato rinnovamento.
“Farfalle all’imbrunire”- Fernando Pisacane.
E’ una pitto-scultura l’opera “L’inverno del 58″, legata all’infanzia dell’artista, ai suoi ricordi, ad uno stile di vita che aveva un altro valore. Oggetti quotidiani, utensili da cucina, pergamene e candele sono la “base” per un racconto del passato, in cui la presenza della propria casa nella parte centrale rievoca grandi emozioni. Una immagine di un luogo ancora vivo e incontaminato, in cui rifugiarsi, in cui sentirsi protetto.
“L’inverno del ’58”- Fernando Pisacane.
Un chiaro riferimento alla cultura campana è l’opera, “Il cronista”, da decontestualizzare rispetto al percorso della mostra. Parole come “catastrofe” ed “evacuazione” rievocano un recente passato, quello degli anni Ottanta con il terremoto dell’Irpinia. Fiumi di parole e riflessioni di cronisti sono state spese per qualsiasi cataclisma che già nel titolo del giornale indica che oltre al danno, c’è la beffa: “Oltre la catastrofe, l’evacuazione”. Un Pulcinella pensieroso e incredulo rivolge lo sguardo verso l’alto, impotente di fronte alla forza della natura.
“Il cronista”- Fernando Pisacane.
Di seguito un pensiero di Fernando Pisacane:
“Siamo circondati e immersi in “pezzi di storia” che oramai sono
stantii, prossimi all’avaria, avariati già, oramai inutili che occupano
“vuoti”, che si sono stanziati lì, prepotenti, con diritto. Noi esseri
abitudinari non ci accorgiamo più della loro presenza, oramai parte
della tappezzeria del mondo che ci circonda. E quando ce ne accorgiamo,
abbiamo timore di toglierli, quasi li rispettiamo come pezzi di passato,
come storia”.