Il Premio letterario Racalmare Leonardo Sciascia è un premio letterario che viene assegnato nella città di Grotte in provincia di Agrigento.
Il premio venne istituito nel 1980 come Premio Racalmare – Città di Grotte, prendendo il nome da una contrada del comune agrigentino. Nel 1990, dopo la morte di Leonardo Sciascia suo presidente, fu deciso di intitolare il premio allo scrittore, originario di Racalmuto in provincia di Agrigento. Il premio è stato assegnato, nel corso degli anni, a scrittori quali Gesualdo Bufalino, Vincenzo Consolo, Manuel Vázquez Montalbán, Andrea Camilleri e allo stesso Leonardo Sciascia alla memoria.
La terna degli scrittori finalisti della quarantesima edizione del Premio è composta da Ugo Cornia con “La vita in ordine alfabetico” (La Nave di Teseo), Andrea Vitali con “Sono mancato all’affetto dei miei cari” (Einaudi), Antonio Manzini con “Le ossa parlano” (Sellerio). A Piero Melati per “Paolo Borsellino. Per amore della verità” (Sperling & Kupfer) e a Gaspare Agnello per “La terrazza della Noce” (Navarra editore) andranno i premi speciali, assegnati dalla giuria tecnica.
La vita in ordine alfabetico di Ugo Cornia
“Per molto tempo, senza mai scriverne neanche una riga, ho avuto questa idea di fare una specie di Dizionario ragionato della mia vita, anche per vedere quale ‘mia vita’ ne sarebbe saltata fuori. Ero in cucina a Guzzano col computer davanti, avevo scritto Dizionario della mia vita perché non volevo perdere di nuovo questa frase che ogni tanto mi attraversava la testa, poi mi ero messo a scrivere una lista tipo: cravatte di mio padre, blatte tedesche, cimici, poi cravatte mie, la centoventiquattro special del nonno, la mia Lancia Dedra, sogni fatti a Guzzano tra le 4 e le 6 di pomeriggio in un periodo felice e così via. Era l’elenco delle prime cose che mi venivano in mente. È incredibile quanta roba ci stia in una vita (questo concetto ‘vita’ per fortuna è un concetto quanto più vago possibile, anzi, non è neanche un concetto, ma è questa cosa che ci capita a tutti noi viventi). Ti arriva addosso di continuo qualcosa da dovunque e tutti questi qualcosa quasi sempre non hanno la minima infrastruttura logica che li armonizzi e li renda funzionali a una specie di destino. L’eventuale destino forse lo si vede a posteriori, essendosi ormai perso tutto il ciarpame di cui felicemente siamo fatti.” Ugo Cornia compone una sorprendente enciclopedia sentimentale di piccole e grandi storie da una provincia mitica, remota e vicinissima, tra eroi improvvisati e urgenze indifferibili. Un romanzo emiliano distillato in ordine alfabetico, uno sguardo ironico e spiazzante sul disordine della nostra vita.
Sono mancato all’affetto dei miei cari di Andrea Vitali
Orgoglioso proprietario di una ferramenta, un tipo solido, senza grilli per la testa, mai un giorno di vacanza: è l’eroe di questo romanzo. Sembra impossibile che gli sia toccata in sorte una simile progenie. Eppure… Lo spaccato ironico e preciso di una certa società italiana. Una commedia amara che, con garbo, prende in giro un modello maschile ormai sempre piú raro. O almeno si spera.
Provincia lombarda, tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta del secolo scorso. Un padre tutto casa e lavoro ripercorre la storia del proprio rapporto con i figli, che non sono venuti esattamente come si aspettava. L’Alice, maestrina frustrata, malinconica e sognante, che rimpiange di non essere andata all’università – manco studiare servisse – ed è incapace di fare l’unica cosa che una donna deve saper fare: la moglie. L’Alberto, che i libri, bisogna rendergliene merito, li ha tenuti a debita distanza, ma in compenso si rivela un ingrato. Infine l’Ercolino, che apre bocca solo per mangiare voracemente, anche se è magro quanto un chiodo; e, pensa tu, a scuola pare sia un genio. Insomma, un disastro, cui si aggiunge una moglie pronta in ogni occasione a difendere quei tre disgraziati. Troppo, davvero troppo, anche per un uomo di ferro come lui.
Le ossa parlano di Antonio Manzini
Mentre Rocco Schiavone affronta a Roma i suoi fantasmi con la sensazione che a quella città non abbia più niente da dire, ad Aosta nei boschi vicino Saint-Nicolas, vengono rinvenute alcune minuscole ossa umane. Sono di Mirko Sensini, un bimbo di 8 anni strangolato dopo aver subito violenza sessuale. Rocco stavolta dovrà scavare nel terreno più torbido della psicopatologia umana: la pedofilia. E lo farà con le forze che solo una rabbia senza limiti riesce a raccogliere. Un mostro verrà quindi consegnato alla giustizia. Intanto Lupa da alla luce tre cuccioli, Caterina riprende servizio ad Aosta e Rocco ricomincia a disobbedire all’immobilità.
Paolo Borsellino. Per amore della verità di Piero Melati
Trent’anni in cerca della verità. Trent’anni nel nome di un’idea di giustizia da rivendicare con fermezza. Queste parole potrebbero riassumere la battaglia portata avanti dalla moglie di Paolo Borsellino, Agnese, e dai figli Lucia, Manfredi e Fiammetta per fare luce su uno degli avvenimenti più bui della nostra storia recente. Dopo la strage di via D’Amelio, infatti, al dolore per la perdita del grande magistrato e della sua scorta si è aggiunto l’ignobile capitolo del depistaggio nelle indagini sugli esecutori materiali del crimine, al quale ha fatto seguito un iter processuale lungo e tortuoso. Anni di lacune e omissioni, bugie e negligenze. Eppure, i figli di Paolo Borsellino hanno affrontato questo difficile percorso con dignità e determinazione, rimanendo spesso lontani dai riflettori e prendendo le distanze dalle celebrazioni che si sono succedute nel corso dei decenni. Lo hanno fatto con sobrietà e rispetto delle istituzioni, fedeli ai princìpi e agli insegnamenti appresi da un uomo, e da un padre, che ha dedicato la sua vita alla lotta alla mafia. In queste pagine c’è la storia di una famiglia e del suo impegno per l’affermazione del «diritto alla verità», ma c’è anche un ritratto corale del giudice che Piero Melati tratteggia con l’aiuto di molte testimonianze, tra le quali spiccano i contributi inediti di Lucia e Fiammetta Borsellino. Cucendo insieme ricordi e punti di vista diversi, questo libro illumina la figura di Paolo Borsellino da una prospettiva nuova e racconta – attraverso la voce dei protagonisti – «una delle pagine più vergognose e tragiche della storia giudiziaria italiana». E in questo modo ci esorta a raccogliere un’eredità preziosa, a partecipare attivamente alla ricerca della verità e all’affermazione della giustizia. Perché la storia di Paolo Borsellino e della sua famiglia è anche la nostra storia.
La terrazza della noce: ricordi di vita con Leonardo Sciascia di Gaspare Agnello
A trent’anni dalla scomparsa di Leonardo Sciascia, il grande scrittore viene qui ricordato in maniera intima e personale da Gaspare Agnello, “allora un giovane tutto preso da ideali di giustizia, libertà e progresso” che fu tra i fondatori del Premio letterario Racalmare Città di Grotte, presieduto dallo stesso Sciascia. “La terrazza della Noce” racconta il grande scrittore agrigentino di un punto di vista personalissimo, ancorché privilegiato. Su quella terrazza – quella della grande casa in campagna di Sciascia – Agnello ha trascorso molti pomeriggi d’estate, condividendo con lui momenti d’intimità, intense discussioni letterarie e politiche, e il privilegio di sedergli accanto.