Lo stomaco è un organo che lavora in un ambiente di acidità importante, infatti la sua mucosa produce il succo gastrico che è un insieme di muco, enzimi ed acido cloridrico, e può raggiungere valori di pH variabili tra 1 e 2. Quindi lo stomaco non teme un ambiente a forte acidità, però possono nascere dei problemi, quali ulcere dello stomaco (cioè lesioni della mucosa gastrica) o reflussi gastro-esofagei (risalita di acido gastrico nell’esofago). Tali condizioni meritano un trattamento farmacologico, prescritto dal medico, atto a ridurre l’acidità gastrica.
Sono svariati i farmaci utilizzati per proteggere lo stomaco, di seguito un esempio di quelli maggiormente utilizzati:
- gli inibitori di pompa protonica (PPI) che riducono la secrezione di acido gastrico (es. ome-prazolo, panto-prazolo, lanso-prazolo, etc.)
- Antagonisti dei recettori istaminici H2, anch’essi riducono la produzione di acido gastrico (es. rani-tidina, cime-tidina, etc.)
- Il sucralfato che a differenza dei primi, non riduce la formazione di acido gastrico, ma crea una sorta di gel protettivo intorno alla mucosa riducendo il contatto con l’acido cloridrico.
- Gli antiacidi che di per sé non sono in senso stretto dei protettori gastrici, in quanto non aumentano le difese della mucosa gastrica, ma neutralizzano l’eccessiva acidità dello stomaco senza interagire con la produzione di acido cloridrico
Purtroppo, un problema sanitario mondiale è l’eccessivo uso dei suddetti farmaci, che possono apparire del tutto innocui, ma in determinati casi possono essere causa di problemi insidiosi. Immaginate che nel 2019 il Pantoprazolo (categoria dei PPI) è stato in assoluto il farmaco più venduto in Italia (dati FEDERFARMA), e da solo rappresenta il 3,71% di tutti i farmaci venduti nel nostro paese con una spesa di 20.573.113 di euro. L’Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti digestivi Ospedalieri (AIGO) nel 2018 ha affermato, in base ai dati elaborati con dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), che il 46,5% dei pazienti utilizzano i PPI in maniera non appropriata. E’ chiaro che esiste un problema di abuso farmaceutico, ma tale abuso può essere dannoso per il nostro organismo ed è quindi necessario assumere i protettori gastrici solo nel reale bisogno e con moderazione.
I protettori gastrici vengo spesso assunti in svariate condizioni, ad esempio un paziente che deve effettuare una terapia di altro genere, spesso associa un protettore gastrico per la paura del danno farmacologico anche se magari le suddette molecole non hanno alcun effetto sulla mucosa gastrica. Spesso vengono assunti per un lieve malessere allo stomaco o magari per migliorare la digestione, ma in realtà l’acidità gastrica è fondamentale per un corretto processo digestivo poiché aiuta gli enzimi digestivi nella loro funzione.
Inoltre l’acidità gastrica è il più importante regolatore della nostra flora batterica, inibirne la secrezione in modo eccessivo e duraturo può indurre un’alterazione importante della nostra flora con conseguenti disturbi digestivi.
Come ho già indicato sopra, i PPI vengono frequentemente assunti in associazione con altre terapie, pensando di difendere lo stomaco, ma spesso non solo non vi è alcuna indicazione, ma addirittura delle controindicazioni. Infatti i PPI possono interagire sull’assorbimento degli altri farmaci riducendone l’efficacia.
Non togliamo merito a questi farmaci che hanno rivoluzionato il campo medico e chirurgico; infatti negli ultimi decenni, grazie ad essi il numero di interventi chirurgici di ulcera gastrica si è ridotto drasticamente, ma come dico sempre, i farmaci vanno utilizzati con moderazione e solo quando vi è un effettivo bisogno; devono essere assunti per un determinato periodo di tempo (magari non più di un mese di terapia) e solo se necessario va ripetuto il ciclo. Non è il farmaco ad essere pericoloso, ma il non corretto utilizzo a creare danni!