E’ allestita nelle sale del PAN, Palazzo delle Arti di Napoli, in via dei Mille 60, a Napoli, la mostra tripersonale, dal titolo: “Quando Parthenope uscì dalle acque” , di Rita Esposito, Lilliana Comes e Rosalia Tortorelli, curata da Daniele Galdiero, fino all’ 8 agosto 2019. Il titolo segna il passaggio dal mondo degli abissi a quello terreno, in cui le tre sirene, Parthenope, Ligeia e Leucosia, pur con storie diverse, mostrano al genere umano la via della conoscenza e della consapevolezza. Dalle figure mitologiche, le “tre sorelle” e artiste contemporanee riprendono l’energia vitale e la determinazione. Parthenope, simbolo di Napoli, esce dalle acque, torna ad essere una creatura libera che diffonde la conoscenza attraverso il suo canto ammaliatore. Questa volta, Ulisse, insieme ai suoi seguaci, ascolterà le dolci parole, si unirà alla nuova visione di vita, basata sull’amore, sulla maggiore consapevolezza del proprio Essere e della propria forza. All’ingresso della mostra, ad accogliere i visitatori è il manufatto artistico collettivo, “Il fiume di rose”, formato dall’unione di rose realizzate all’uncinetto da Rita Esposito. L’opera d’arte ha un valore simbolico: è un oggetto realizzato con grande creatività, precisione ed amore, e diviene metafora della vita stessa; la necessità umana di giocare con il filo dell’esistenza per tramandare conoscenza e dare origine alla bellezza.
“Il fiume di rose”- Rita Esposito.
La rosa è un fiore ricorrente nella Storia dell’Arte. Nei dipinti di Salvador Dalì ha rappresentato la sessualità della donna, non a caso in alcune delle sue tele risalenti agli anni ’30, dipinse figure femminili con delle teste formate da rose. Nel quadro, la “Rosa meditativa”, esprime la grandezza e la magnificenza della natura rispetto all’uomo. Il colore usato è il rosso che, come noto, simboleggia l’amore e la passione, ma può essere associato anche alla morte. La Esposito, a differenza dell’artista spagnolo, restituisce al pubblico una visione a tratti simile, ma anche diversa, innovativa e riflessiva dell’equazione rosa/natura e rosso/passione. Infatti, le sue opere sono lontane da certi schemi stereotipati e precostituiti o di difficile decifrazione. Esse sono l’esito di un processo creativo che ha come obiettivo la riscoperta della propria identità, delle origini e delle potenzialità del genere femminile. Non a caso, “il fiume di rose” è l’introduzione non solo al percorso espositivo, ma anche all’evoluzione “mentale e fisica” dell’artista, che culmina con la tela intitolata, “trAmando”, che nella forma del gerundio del verbo tramare, contiene la medesima forma del verbo amare. In questo caso, potremmo dire che l’equazione fiume di rose/consapevolezza dell’Essere e trAmando/energica potenza della forza creatrice, è l’espressione di un pensiero che racchiude in sé non solo l’arte, intesa come pittura e scultura, ma anche la filosofia e la spiritualità.
“trAmando”- Rita Esposito.
Le tre artiste sono caratterizzate da una cifra stilistica eterogenea e utilizzano lo strumento pittorico per trattare un solo argomento, il Femminile, che è generatore e rigeneratore universale. Osservando il dipinto, “Alma partenopea”, di Lilliana Comes, emergono delle analogie, rielaborate in chiave contemporanea, con le opere dell’artista britannico Dante Gabriel Rossetti, di un’arte che recupera l’autenticità e la spiritualità del passato. E’ un volto di donna che fissa il suo interlocutore, dallo sguardo malinconico, ma al tempo stesso, volitivo e severo. L’artista attinge ai colori complementari della tavolozza e realizza una moderna Parthenope, con il Vesuvio sullo sfondo, riproponendo la centralità del femminile, della propria identità e del proprio valore nella società. Non a caso, nella parte bassa della composizione, la luna, è legata al mondo della donna, metafora di acqua, fertilità, morte, rinascita e notte. Ed è, inoltre, una forma di immagine e di eterno ritorno, un simbolo dei processi ciclici. I dipinti della Comes sono pura poesia, con uno stile elegante, innescano interessanti spunti di riflessione.
“Alma partenopea”- Lilliana Comes.
L’arte di Rosalia Tortorelli è caratterizzata da una rappresentazione figurativa dell’essere umano nella sua complessità. Osservando la tela, “Senza titolo 2″, i corpi di tre figure rannicchiate, dalle volumetrie distorte, si fondono, dando vita ad un’unica massa caratterizzata da un certo dinamismo e da una definizione delle linee di contorno. La componente cromatica dei soggetti è in correlazione con il piano di fondo e ciò, crea l’illusione ottica di essere di fronte ad un bassorilievo. Nei corpi nudi non vi è nessun riferimento al genere sessuale. Essi rappresentano l’ identità primordiale, è una narrazione visiva proiettata alle origini e volta alla conoscenza. Le forme sinuose cariche di energia si liberano nello spazio.
“Senza titolo 2″ – Rosalia Tortorelli.