Arriva all’ottavo volume americano (Image) l’inquietante horror fantasy di Joshua Williamson, illustrato da
In Italia la serie è edita da SaldaPress ed è arrivata fino al settimo volume. Fantasy dalla decisa inflessione horror e dal retrogusto di saga familiare, dopo il finale di questo volume 8 Birthright sembra avvicinarsi ad una conclusione deflagrante (come tutte le serie fantasy e action). Pericolo Spoiler fin da subito, quindi se non siete in pari, o se avete paura di qualsiasi anticipazione del vol 8, ci rivediamo poi. Dopo il “derby in famiglia” del settimo volume di Mikey e il gruppo dovrà fare i conti con il progressivo indebolimento della barriera, assottigliatasi per via di tutti quegli omicidi di maghi. L’occasione sarà buona per qualche altro dilemma etico e diversi flashback più o meno sconvolgenti.La saga di Williamson si riconferma una piccola ventata d’aria fresca nel mondo del fantasy e dello urban fantasy. Nonostante alcuni passaggi di regia un po’ bruschi, Birthright rimette ancora una volta sul tavolo i topoi classici dell’avventura fantasy e del racconto dell’eroe, solo per sovvertirli e deformarli. La deformazione avviene innanzi tutto attraverso una lente orrorifica, cui contribuisce il design deciso e in certi momenti grottesco. La lente dell’horror potenzia la carica drammatica e minacciosa presente nel racconto di avventura, sottraendogli in certa misura (forse però mai fino in fondo) l’aura tranquillizzante che spesso finisce per avvolgere questo tipo di prodotto. Perfino la magia, al centro del settimo volume, assume i contorni di una pratica oscura e stigmatizzante; non più una fuga dalle difficoltà del reale, ma una tecnica proibita, che accede alle risorse più oscure della volontà, attivando una sorta di spirale auto-corruttiva. In questo senso, se solo si volesse leggere al di là del dato diegetico, le letture si sprecano: la magia diventa qui una metafora del potere, intrinsecamente distruttivo e corruttivo (come l’Unico anello di Tolkien?); oppure può essere letto in chiave psicanalitica, come il rapporto tossico col proprio osceno: l’autocompiacimento narcisistico del proprio dolore? Un trauma non affrontato che ritorna sottoforma di episodio psicotico?
Ma in questo ottavo volume è l’intero mondo alternativo di Terrenos che ritorna al centro di questa ambiguità. La differenza fra i due mondi, quello della fuga nell’avventura e quello della realtà, è stato progressivamente eroso dalle brutali rivelazioni, fin dal primo momento. Ora è il momento che esso sia messo radicalmente in discussione. E l’ottavo volume non fa che preparare a questa deflagrazione reale e metaforica. Terrenos si rivela nei discorsi dei protagonisti, un doppio della Terra. Uno specchio sulla sua anima più nera. La lente, come dicevamo è sempre quella pessimista e negativizzante dell’orrore e della paura. I conflitti, la violenza e i pericoli del mondo reale non vengono allontanati, ma potenziati, esacerbati e brutalizzati. Terrenos assume quindi il ruolo di uno spazio della mente, un luogo in cui gli aspetti peggiori del quotidiano (e quasi mai la meraviglia, il sense of wonder) vengono ampliati a dismisura. La fantasia allora, diventa quella di abbandonare entrambi i mondi al loro destino: lasciare che il reale e l’immaginario collassino, rifugiandosi in un universo auto-prodotto; ancora una volta un narcisistico e nichilistico solipsismo. Una fuga in un altrove che va oltre la realtà del mito e dell’immaginario, completamente autarchico, tanto impossibile quanto inutile. Un tentativo che aprirà le porte alla rovina.
Birthright vol. 8 – Live by the Sword
Autore: Joshua Williamson, Andrei Bressan, Adriano Luca
Casa Editrice: Skybound