– “Perché mi hai fatto nascere a Napoli?”
– “Perché quando dirai che sei nato a Napoli il mondo ti porterà rispetto.”
Queste sono le parole con le quali, la madre di Riccardo Muti, rispose alla domanda del figlio circa le motivazioni che l’avessero indotta a partire dalla Puglia appositamente per far venire al mondo, sia lui che i fratelli, nel capoluogo campano. È un legame speciale, dunque, fin dalla nascita, quello che lega il celebre direttore d’orchestra alla città partenopea. Egli, a dire il vero, è poi cresciuto a Molfetta, dove il padre svolgeva la professione di medico, ma ha qui trascorso, stabilmente, circa cinque anni in gioventù, formandosi al liceo classico Vittorio Emanuele – dove ora c’è un’insegna a lui dedicata – e al Real Conservatorio San Pietro a Majella, dove, senza dubbio, importantissima è stata l’influenza che la grande tradizione musicale napoletana ha impresso nello spirito e nel talento del Maestro.
Ebbene, il 25 novembre, come tutti sappiamo, si è potuto registrare un grande ritorno, in quanto Muti ha diretto al Teatro di San Carlo, per l’inaugurazione della Stagione d’opera e danza, la “Così fan tutte” di Wolfgang Amadeus Mozart, su libretto di Lorenzo Da Ponte (successivamente alla Prima, hanno fatto seguito altre tre repliche fino alla quarta che si terrà questa sera, domenica 2 dicembre). Dopo trentaquattro anni – nel 1984, infatti, diresse il Macbeth di Verdi – il direttore, accompagnato dalla figlia Chiara, la quale si è occupata della regia, è tornato, quindi, da protagonista, in quello che egli stesso ha definito come il teatro più bello del mondo. E se lo dice lui bisogna decisamente fidarsi: quale parere, del resto, potrebbe essere più autorevole!?
Oltre al prestigiosissimo impegno professionale, il Maestro però ha, certamente, anche avuto modo di essere presente tra le vie di Napoli e di visitarne le sue bellezze, inclusa la Biblioteca nazionale a Palazzo Reale, dove si è appunto recato per apprezzare le rarità letterarie, ma pure musicali, ivi custodite. Percorrendo San Gregorio Armeno, inoltre, ha potuto notare, con somma riconoscenza, che la nota bottega artigianale di Ferrigno ha dedicato a lui una statuetta del presepe. In aggiunta, egli non ha mancato di sottolineare, ancora una volta, la profonda ammirazione e l’amore che nutre verso la città e il suo vasto bagaglio culturale – che l’Italia colpevolmente trascura e dimentica – esprimendo, al tempo stesso, delle riflessioni e delle sollecitazioni delle quali bisogna far tesoro e che, soprattutto la nostra classe dirigente, deve considerare con attenzione.
“Sono stanco dell’immagine falsata di Napoli, si parla solo della delinquenza, anche se ci sono città dove la criminalità fa molte più vittime. Una immagine che oscura la sostanza vera della città. Della grandezza della Napoli della cultura il mondo non sa niente” (…) “Certo, sono contento del riconoscimento della pizza da parte dell’Unesco, anzi dell’arte dei pizzaiuoli napoletani, ma il mondo deve sapere che abbiamo un centro storico che non teme confronti, dove sono concentrati il Museo Archeologico, il Conservatorio di San Pietro a Majella, i Girolamini, e tanto altro. Per non parlare della scuola musicale napoletana, e anche di questo nessuno sa nulla”.
Queste, tra le altre, le sue parole.