Roberto Bracco (Napoli, 10 novembre 1861 – Sorrento, 20 aprile 1943) è stato un giornalista, scrittore e drammaturgo italiano. Fu amico intimo di alcuni dei maggiori esponenti dell’arte partenopea, tra i quali ricordiamo Gennaro Villani, Salvatore Di Giacomo e Francesco Cangiullo. E’ stato un arguto giornalista e un grandissimo autore di testi teatrali, più volte candidato al Nobel per la letteratura. Nel 1886, anno in cui iniziò la collaborazione al Corriere di Napoli, venne rappresentato dalla compagnia teatrale di Ermete Novelli, al Teatro Sannazzaro, l’atto unico della sua prima commedia Non fare ad altri, firmandosi con lo pseudonimo Baby. Conobbe grande successo in Italia e all’estero; le sue opere furono rappresentate da Eleonora Duse e da Emma e Irma Gramatica
Eletto deputato a Napoli nelle liste di Giovanni Amendola alle elezioni dell’aprile 1924, egli fu però presto vittima del regime fascista. Nel 1926, la sua casa napoletana fu quasi interamente distrutta dai fascisti e, qualche tempo dopo, subì un agguato. Nel 1929, a Roma, la rappresentazione de I Pazzi fu improvvisamente interrotta da una squadra fascista.
Per circa vent’anni, infatti, egli fu relegato ad una sorta di “confino” dovuto al suo dichiarato antifascismo e alla sua omosessualità, ma nonostante tutto gli fu sempre vicina la moglie, Aurelia Del Vecchio, incontrata nel 1924 e, sposata nel 1939. Fino alla fine, fu escluso dalla vita politica e sociale, fu minacciato nella sua incolumità con aggressioni in pubblico e svariate sfide a duello, secondo una usanza del secolo precedente. Grazie al suo carattere impetuoso e “guascone”, Bracco affrontò ognuna di queste sfide con grande coraggio: intorno al 1883 egli sostenne il suo più grave duello alla sciabola, combattendo contro Francesco Lionelli, che con un colpo deciso, quasi gli tagliò il braccio destro. Fortunatamente, l’assistente di quest’ultimo, Agostino Casini, lo soccorse, evitandogli una probabile amputazione del braccio.
Da quel momento decise di ritirarsi.
Alla sua morte, avvenuta nel 1943, fu data scarsissima rilevanza sui giornali. Fu anche autore di alcune canzoni, tra queste: Salamelic, Nun t’o ffa fa, Canzone all’antica e L’ammore ‘e Napule.