Giappone feudale, periodo Sengoku? Edo? Toyota? Sashimi? Insomma quello in cui un mucchio di animali antropomorfi si davano battaglia all’arma bianca.
Un coniglio samurai attraversa il paese, guadagnandosi da vivere come guardia del corpo a pagamento (yojimbo). Questa è di base la serie regolare Usagi Yojimbo di Stan Sakai, pubblicata in originale per Dark Horse e attualmente volumizzata in Italia da Re Noir (ve ne abbiamo parlato qui).
Fra l’agosto del 2014 e il gennaio del 2015 l’autore realizzò una mini in sei episodi dal titolo Senso (“Guerra” in giapponese), ambientata quindici anni dopo gli eventi principali. Nel maggio dello stesso anno la serie venne poi raccolta dalla stessa Dark Horse, in un brossurato di 150 pagine, al costo di 19.99 dollari americani.
Più tasse.
Inedita in Italia (per quanto mi è dato sapere), la serie è arrivata nelle mie mani attraverso una serie di rocambolesche vicende da romanzo picaresco assolutamente incredibili… va bene, ho comprato il volume in una libreria di New York tempo fa, e me ne ero dimenticato. Ok?
Siccome ho ritrovato con piacere questa piccola perla, che a distanza di qualche anno non è ancora arrivata sugli scaffali italiani, ho deciso di parlarne qui, per darne anche notizia a chi fosse interessato senza saperlo.
Un vero e proprio servizio pubblico.
Ora, dato che la serie ha qualche decennio, e per di più è ambientata in un passato remoto difficilmente collocabile, è difficile capire come calcolare questi quindici anni. Fatto sta che all’inizio della storia troviamo tutti i personaggi principali un più cresciuti, un po più invecchiati, e decisamente più infelici, alle prese con la battaglia decisiva contro il boss finale: il cattivissimo Lord Hikiji, affiancato come al solito dal suo consigliere serpente Hebi.

I serpenti fanno sempre i consiglieri malvagi…
Quindi la guerra del titolo è quella tra lord Hikiji e il buon daimyo/panda Tono? Parrebbe. Ma visto che con Sakai non c’è mai nulla di scontato, la vicenda fa una giravolta completamente imprevedbile fin dalle prime battute. Per questo motivo, con una prontezza e una decisione degne dell’Hagakure, lancio qui il consueto:
ALLARME SPOILER
Mentre i nostri eroi le stanno prendendo male, approfittando delle rare pause nel combattimento per lamentarsi delle proprie scelte di vita e parentali, uno scienziato forse non pazzo, ma di sicuro in anticipo sui tempi, presenta a Tono la sua arma segreta per vincere la battaglia: una gigantesca tartaruga a vapore… Tono è un vero samurai, e dunque ritenendo lo stratagemma contrario alla regola fondamentale del bushido, che recita letteralmente: “eà piglà i mazzat” (trad: “è assolutamente indispensabile nella vita che tu ti faccia molto molto male in combattimenti all’ultimo sangue”), rifiuta e va avanti.
Sul più bello però, un “uovo corazzato” cade dal cielo spargendo caos sul campo di battaglia! Dal suo interno escono tre enormi torri di metallo… che si muovono su tre piedi… e sparando raggi calorifici distruggono tutti i guerrieri avvicinatisi per controllare…
Perché ho questa strana sensazione di deja vu?
In effetti Sakai ha preso il capolavoro di Wells (o la dimenticabile pellicola di Spielberg) “La guerra dei Mondi”, e l’ha trasposto nel suo Giappone medievale di animali antropomorfi. Grazie a questo stratagemma narrativo il lettore può godersi battaglie come conigli samurai vs alieni tako (octopus in giapponese eh. Non è che combattono contro snack messicani giganti. Sarebbe ridicolo…); alieni vs ninja gatti; alieni vs ninja pipistrelli; robot tako giganti vs armate samurai e ninja assortite; robot tako giganti vs tartarughe steampunk guidate da ninja e samurai… ci siamo capiti.
Ora, mi rendo conto che tutto questo possa sembrare un cumulo di trashate clamorose. E non escludo che sia così. Tuttavia vorrei sottolineare tre punti molto importanti:
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Narrativamente tutto ha perfettamente senso (in italiano nel testo), e l’idea di partenza è portata avanti con grande coerenza, oltre che effervescente inventiva.
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La trama si compone di elementi drammatici ed emotivi piuttosto forti e maturi, giocando molto bene sul contrasto tra l’elemento esteticamente infantile del furry, e i drammi incrociati dei protagoisti.
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I personaggi sono assolutamente credibili. Sakai è in grado di costruire un vero legame emotivo con loro, utilizzandolo poi per dare svolte autenticamente inaspettate e spesso tragiche alla vicenda.
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Non bisognerebbe sottostimare, nella cultura popolare, la valenza di… Ohh al diavolo ‘sti paroloni! Tanto lo so che questa roba vi piace un sacco!
La cosa va avanti attraverso spargimenti di sangue e carne bruciata, ma siccome i samurai sono pur sempre samurai non possono certo lasciare il merito di aver fermato l’invasione aliena ai microbi, come nell’originale (non è uno spoiler del libro, andiamo! La guerra dei mondi ha 131 anni!). Quindi si rimboccano le maniche e arrivano in un solo balzo agli anni ’70, scoprendo una delle passioni principali del moderno popolo giapponese… Devo veramente ricordarvi in che modo si sconfiggono gli alieni invasori nel paese del Sol Levante?