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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
NerdangoloVideogiochi

Senzalinea Intervista gli Arcadia Café

Danilo Battista
Danilo Battista 9 mesi fa
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26 Min Lettura
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Ho avuto il piacere di conoscere gli Arcadia Café durante lo scorso Fantasy Day, evento dove siamo da anni media partner  che si è svolto il 18 ed il 19 giugno a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli. Tra gli numerosi ospiti c’erano appunto gli Arcadia Café, ovvero Lux e Rhymesketcher una coppia ( anche nella vita reale n.d.r.) di content creators che ha deciso di dare vita ad un format alquanto originale; la loro innata curiosità li ha portati a cercare dei punti di contatto tra i videogiochi ed altre forme d’arte. Le loro dirette ed i loro podcast sono dei veri e propri “cafè letterari” che danno dignità ad una forma di intrattenimento, quella dei  videogiochi, spesso bistrattata dai “non appassionati” e dai “non addetti ai lavori”.

 

Cominciamo con l’intervista:

Ragazzi presentatevi ai lettori di Senzalinea, vogliamo sapere tutto!

Vediamo cosa possiamo fare! Innanzitutto, piacere nostro, siamo Federica e Daniele, in “arte” Rhymesketcher – sì, sappiamo che è complicato – e Lux. Che dire: nella vita di tutti i giorni siamo una coppia e siamo studenti di lettere, che si sono laureati alla triennale lo scorso febbraio qui a Napoli. Non vi faremo un’Odissea alla How I Met Your Mother, ma ci siamo incontrati proprio all’università e da lì la nostra passione per i voli pindarici e le prosopopee letterarie ha avuto il sopravvento.

Rhyme: Ma proprio tutto vuoi sapere? Credo che le cose importanti siano poche: sono una falsa rossa classe ’99 che ha assorbito i versetti delle larve di Hollow Knight e la pazienza della cara Aggretsuko. Nel tempo libero disegno da autodidatta (cerco di migliorarmi ogni giorno per potermi dire illustratrice sul serio), procrastino tutto ciò che posso, gioco ai videogiochi e li analizzo con il buon Lux e mi occupo di tutta la parte grafico-visiva del progetto (ma non solo, eh!). Adoro Lars von Trier. Può bastare?

Lux: Mi piace essere sintetico, ma mi piace anche condividere le mie passioni, quindi cercherò di coniugare queste due cose. Mi piace l’arte in tutte le sue forme, suono la chitarra e canto, anche se nel profondo dell’anima sogno di diventare un bassista funk. Nel tempo libero adoro smontare console e niente, non riesco mai a concentrarmi su una singola passione, il che da un lato è frustrante, dall’altro mi riempie di stimoli carini, ed è l’attitudine perfetta per gestire il Café.

Avvicinare il mondo dei videogiochi ad altre forme d’arte è un tema molto originale, come e quando avete deciso di creare il vostro format?

“È da sempre che pensiamo che ci siano dei fili rossi che collegano ogni forma d’arte.” Così inizia il trailer del nostro progetto, che riassume in maniera molto sintetica la nostra attitudine. Fin dal primo approccio abbiamo sentito una forte discrepanza tra nozionismo fine a sé stesso ed un modo di studiare “obliquo”, che permettesse di spiegare l’umanesimo con l’umanesimo, senza distinguere le opere in comparti stagni dettati da etichette, generi o cronologia.
L’idea dell’Arcadia Café invece è nata durante il secondo anno di Università a Lettere. Ricordiamo una discussione in cui parlavamo di come The Binding of Isaac avesse dei punti in comune con la Divina Commedia di Dante o con il pensiero di Leopardi. Discussioni di questo genere erano all’ordine del giorno, ma quella ha fatto scattare una scintilla. “E se la registrassimo?”. Da lì, e dall’influenza di alcuni amici che facevano podcast già da un po’, abbiamo pensato di rendere queste conversazioni un contenuto audio strutturato, fruibile da chiunque.

Lux: Twitch è stato un po’ diverso, visto che avevo esperienze passate su quella ed altre piattaforme non proprio felicissime. All’inizio ero abbastanza contrariato all’idea: fare live può essere sfiancante se le si vuole portare avanti con un criterio e con costanza, e non avevamo alcuna garanzia sui risultati. In questo è stata determinante Rhymesketcher, che mi ha trasmesso la sua incredibile voglia di fare, motivandomi ad aprire anche questa versione del café. Non nego che è stata dura, ma ad oggi quasi della metà del nostro pubblico ci ha conosciuti da Twitch, dove si è creata una community sana e stimolante. Inutile dire che ci permette anche di avere del supporto monetario, che ci ha permesso di fare degli upgrade non indifferenti alla strumentazione ed a produrre trailer ed animazioni per alzare di giorno in giorno la qualità di quello che offriamo.

Fermi tutti! stiamo davvero dando per scontato che i videogiochi sono da considerare l'”ottava arte”?

Qui non si dà nulla per scontato, vero è però che il videogioco è riuscito fino ad oggi ad evolversi a tal punto da non avere nulla da invidiare alle altre forme d’arte. Non stiamo parlando ovviamente di mosche bianche che sorreggono la “credibilità” di un medium tanto vasto, e neanche di una sorta di punto di arrivo recente. Le potenzialità per essere l’ottava arte, il videogioco le ha sempre avute, e pure nei tempi in cui non aveva a disposizione una certa tecnologia è stato capace di raccontare e parlare di determinate tematiche, situazioni e topic che non ha mai avuto nulla da invidiare a cinema e letteratura, tranne forse l’età. Il Videogioco è relativamente giovane, ma in circa mezzo secolo si perde il conto di quanta arte sia stata creata con l’unione di interattività e programmazione!

Già nel 2016 scrissi un articolo sull’argomento e  si dibatte su questa affermazione da molti anni. Secondo voi perchè ci sono ancora molti pregiudizi su questo medium? I tempi sono cambiati, non si tratta di un fenomeno di nicchia come anni fa
Innanzitutto, il videogioco purtroppo soffre di un nome infelice, perché spesso la parola “gioco” trae in inganno, perché spesso proprio la componente “ludica” fa pensare erroneamente che sia un qualcosa il cui target siano solo ed esclusivamente giovani e giovanissimi. È anche un medium difficile da spiegare a chi non ci gravita attorno e non parliamo del fatto che spesso titoli più “impegnati”, e “corposi” per tematiche e non solo passano in sordina.
Rhyme: Quindi è ovvio che se considero un prodotto destinato solo ad un pubblico di bambini e ragazzi, leggero, intrattenente, alle volte anche sciocco, se qualcuno viene a raccontarmi la favola per cui questo fantomatico videogioco sia una forma d’arte, beh, viene da sé che fatico a crederci. Se alla formula si aggiunge una storia di giornalismo allarmista e di demonizzazione per via di casi di presunta dipendenza, violenza causata dal medium e potrei continuare, il pregiudizio si consolida e diventa difficile sradicarlo. La chiave di tutto è sempre in come ci si approccia a una determinata cosa, e l’approccio al videogioco è ancora troppo immaturo, ma non solo da parte degli estranei al medium, ma dal videogiocatore stesso. Mi spiego meglio: se si vuole portare chi è fuori all’interno di questa realtà, il primo passo va fatto proprio da noi che siamo all’interno, ponendoci in maniera intelligente, informando, facendo provare, divulgando e distruggendo questi pregiudizi, senza fare per primi l’errore di considerare il videogioco un semplice “giocattolo”.
Quali sono stati i videogiochi (o saghe) che hanno stimolato di più la vostra curiosità e hanno contribuito a creare contenuti interessanti su Arcadia Game Cafè?
Rhyme: pur avendo sempre giocato, ho iniziato a giocare con cognizione precisa di ciò che stavo facendo e di cosa avevo davanti relativamente tardi, verso i 16 anni, e la prima saga su cui ho messo mano in questo mindset è stata quella di Dark Souls. Sì, ho avuto un bel battesimo del fuoco. Ma mi sento di citarla perché non solo mi ha introdotto al videogioco in maniera conscia, ma perché è un perfetto esempio di dove la narrativa propria di questo medium può arrivare con i suoi strumenti (gameplay, ambientazioni, narrazione interattiva, sfida, ecc). E ancora, Undertale, esempio magistrale di quanto si possa raccontare col videogioco senza ricorrere per forza agli strumenti del cinema, perché di strumenti ne ha già tanti e di originali. E poi farei una menzione d’onore al buon The Binding of Isaac, senza cui forse quella stramba conversazione su videogiochi e Divina Commedia non sarebbe mai avvenuta e noi non saremo qui.
Lux: Il gioco che ha iniziato a farmi aprire gli occhi sulle potenzialità del medium videoludico è stato To the Moon. È una semplice avventura grafica punta e clicca, ma ha un cuore immenso e mi emoziona anche il solo sentirne la colonna sonora, perché per me giocarlo è stato un momento importante, un’esperienza che mi porto dietro tutt’ora. Ricordo con nostalgia anche Life is Strange, che mi trovò nel momento giusto con la sua tempesta emotiva, e Dark Souls, che ho scoperto tardi, ma che mi ha fatto riflettere tantissimo sui metodi narrativi unici del videogioco.
Secondo voi il videogioco più sopravvalutato, sia dal punto di vista artistico che come gioco vero e proprio 
“Sopravvalutato” e “capolavoro” sono termini che sinceramente cerchiamo sempre di non utilizzare, li troviamo riduttivi, ed è come se riducessero qualcosa di artistico a qualcosa di freddo e matematico, basato su schemi di gradimento e dati valutativi. Un po’ come quella scena de “L’Attimo Fuggente” in cui si vede un libro che vuole spiegare la poesia a dei novelli studenti con un’equazione. La cosa cruciale di tutto questo discorso del “sopravvalutato” e del “capolavoro” è che secondo noi, soprattutto sui social, c’è bisogno di più umiltà da parte di chi scrive: esporre un’opinione è bellissimo, ma bisogna stare attenti a non pretendere di imporla.

 

Mentre una vera e propria perla nascosta che pochi conoscono?
Qui carichiamo a testa bassa con Freud’s Bones, un po’ come la sua sviluppatrice, AxelFox, che ha fuso frustrazione e passione per creare un videogioco che raccontasse in un modo nuovo il fondatore della Psicanalisi. Ha una potenza narrativa non indifferente, una storia interessante da raccontare e delle idee di game design davvero belle. Abbiamo avuto modo di provarlo all’uscita e di parlarne direttamente con Axel, per analizzarlo al meglio delle nostre possibilità in un podcast, e possiamo assicurarvi che è davvero qualcosa che vale la pena di provare. Ah, lo aggiungiamo come ciliegina sulla torta: è indie fino al midollo, ed è nato proprio qua in Campania, a Napoli.
Giochi delle major o titoli indie? Quale tipo di produzioni, secondo voi, stanno contribuendo maggiormente a rendere i videogiochi una forma d’arte?
Questo è un discorso complicato. Nella maggior parte dei casi gli indie sperimentano ed innovano, i tripla A portano sul grande schermo qualcosa che sicuramente piacerà al grande pubblico. Esistono ovviamente indie che si adagiano sugli allori e tripla A che osano (vedi la narrativa di The Last of Us Parte II. In ogni caso crediamo che entrambi i mondi abbiano delle potenzialità incredibili, e che vada alimentata la sinergia di cui parlavamo prima: il modo di raccontare di un Gris non sarebbe potuto venire alla luce se non nel mondo indie, d’altra parte una “major” ha la possibilità di trasmettere un messaggio ad un pubblico incredibilmente vasto, e sarebbe bello vedere maggior coraggio anche in produzioni di quel tipo.
Cosa pensate dei contenuti a pagamento sempre più invasivi nel mondo dei videogiochi? Per fare un paragone con il mondo dell’arte siamo arrivati al punto che sembra  di aver comprato un libro a cui siano state volutamente strappate delle pagine poi rivendute a parte…
Il paragone con le pagine strappate è molto interessante! Ed in effetti è un po’ così: a parte casi in cui le microtransazioni si riferiscono solamente ad accessori, a cose in più e marginali del titolo, è una vera e propria violenza nei confronti dell’opera stessa, una mossa di mercificazione ulteriore (perché di base il videogioco, va ricordato, ha una storia che va di pari passo con la storia della sua economia) che fa male al medium stesso. I contenuti DLC sono una cosa, ma il mutilare un’esperienza per mero guadagno è un’altra.
Videogiochi “vecchi” contro ” videogiochi nuovi”; mi riferisco alla mera differenza estetica tra giochi 2D e 3D, c’è chi paragona i primi alle opere d’arte classiche disegnate a mano e i secondi all’introduzione del 3D nel mondo dell’animazione con tutti i pro e contro possibili. Voi come la pensate?
Anni fa tra una generazione e l’altra c’era un divario assurdo in termini di realismo grafico: la tecnologia stava maturando e si è passati in fretta da sprite in 2D a modelli con un elevato numero di poligoni. Adesso che siamo realmente vicini al fotorealismo, ha senso che la tecnica grezza si metta da parte: 2D, 3D, pixel art, ray tracing… Si tratta di una scelta artistica. Videogiochi come Cuphead o Celeste non sarebbero stati così potenti, non sarebbero riusciti a divertirci o ad emozionarci allo stesso modo se si fossero dovuti appiattire al fotorealismo, come l’impatto di God of War (2018) non sarebbe stato così potente senza una grafica così realistica ed immersiva.
Esistono opere d’arte brutte, ma un gioco brutto può essere un’opera d’arte?
“Bello” e “brutto” sono concetti soggettivi e relativi ad una determinata cultura. L’obbiettivo dell’arte non è quello di essere bella, bensì suscitare emozioni, comunicare un messaggio. Moltissime persone hanno considerato “brutto” Death Stranding, ma è innegabile la sua verve artistica.
Quale delle piattaforme web e social che usate ( o che state pensando di usare) ha carpito maggiormente il vostro interesse e perchè?
Pensiamo che Twitch sia stata una rivelazione per entrambi, ed era totalmente inaspettata come cosa.
Rhyme: Come ha citato il buon Lux qualche risposta fa, proposi di allargare il progetto sulla piattaforma viola e lui si disse d’accordo ma più che titubante e senza aspettative. Ricordo bene quel giorno: io non conoscevo nulla a riguardo, mentre lui avendo avuto già modo di fare esperienza con la piattaforma aveva le sue ragioni per essere meno naif ed un po’ più disilluso…
Lux: E invece abbiamo scoperto un mondo incredibile fatto di interazione in tempo reale con chi è interessato al progetto, un mondo in cui hai anche la possibilità di raccontarti senza filtri, di mettere sul tavolo tutto ciò che hai da dire e da dare in maniera umana e diretta. Certo, è ovvio che anche Twitch abbia i suoi downside, ma è anche vero che forse senza questo social non avremmo conosciuto tantissimi content creator validissimi, attuali amici, e non avremmo avuto un tipo di contatto che è difficile avere altrove (parlando di Social Media).
Tra le varie collaborazioni ed incontri che avete effettuato quale vi ha stimolato e coinvolto di più?
In questa seconda stagione del progetto abbiamo fatto davvero tante collaborazioni, da cui abbiamo imparato moltissimo. Ricordiamo molto bene la prima chiacchierata con Paride, che abbiamo registrato il settembre scorso: è stato molto stimolante parlare con lui di videogiochi, teatro, doppiaggio ed interpretazione. In generale crediamo che sia una persona molto interessante con cui confrontarsi, è molto bravo anche a saltare di argomento in argomento tirando fuori sempre qualcosa d’interessante. Sarebbe bello raccontare di tutte queste bellissime esperienze, ma ci rendiamo conto che poi uscirebbe un libro solo da questa risposta. Ci fa piacere però citare la recente chiacchierata con Kenobit, con il quale abbiamo approfondito il tema della chiptune e dei social, il dialogo con Marco Merrino (croix89) in cui abbiamo parlato di opere controverse ed eretiche, e la nostra prima collaborazione in assoluto con DadoBax, con cui è stato davvero stimolante parlare di narrativa e di comunicazione nei videogiochi. Gli abbiamo anche dedicato una canzone-meme, che ridendo e scherzando è diventata la theme del nostro progetto!

 

Non risponderete mai alla domanda che sto per farvi, vero? Ok…voglio provarci… quale collaborazione o incontro vi ha coinvolto o stimolato di meno?
E invece… a noi piace essere sinceri e parlare anche del lato oscuro delle cose. Non faremo nomi nel rispetto dei creator con cui abbiamo collaborato che comunque restano validissimi e che non ci sentiamo in alcun modo di accusare o denigrare. A tutti capitano giorni no, capita anche a noi di pensare che un’ospitata poteva andare meglio, ma cerchiamo sempre di capire perché e di migliorarci. In ogni caso, ci è capitata un’ospitata su un canale (che in ogni caso stimiamo), in cui non c’era una scaletta precisa, e l’host ha fatto un po’ fatica a tenere la conversazione; quindi, ci siamo sentiti un po’ in balia degli eventi, confusi, ma niente che non si possa concludere a “tarallucci e vino”. E poi, in generale ci sentiamo a disagio e un po’ sotto pressione con quelle collaborazioni che senza dirlo esplicitamente vogliono essere delle simbiosi, degli appuntamenti fissi e frequenti: nulla di personale chiaramente, ma ci serve una certa autonomia.
Com’è stato il vostro Fantasy Day?
Davvero meraviglioso! È stata la prima volta per entrambi ed è stata molto… gentile. Tornando seri: è una fiera piccola, è vero, ma a livello di contenuto, a livello umano e di clima è stata forse una delle migliori a cui abbiamo partecipato. Certo, non sarà il Comicon, ma forse anche meglio così: non respiravamo un’aria così indie da… mai. Si sono creati dei bei momenti di scambio sia con lo staff (menzione d’onore per i carissimi Alessandro e Lucy per prendere parte attivamente a queste iniziative!) sia con gli ospiti, in particolare Paride ed Altea. Se si potesse comprare un Fantasy day diventeremmo probabilmente dei Fry di Futurama, spero cogliate la citazione

 

Potete raccontare ai lettori di Senzalinea dove e quando seguirvi?
Rhyme: Lux dice che sembra poco professionale ma adoro dire che siamo praticamente ovunque. Abbiamo un podcast, capofila del progetto, che potete trovare su tutte le piattaforme dedicate (Anchor, Spotify, Apple Podcast, Google podcast, davvero ce n’è per tutti i gusti); poi abbiamo le nostre live su Twitch, solitamente la mattina dalle 10:30 ad ora di pranzo e qualche volta la sera, alle 21:00. Ogni settimana pubblichiamo una schedule di orari e giorni delle live, che di solito sono tutti i giorni, ma in questo periodo 3 giorni su 7, il lunedì, il martedì e il mercoledì. Poi abbiamo anche Instagram, con caroselli di approfondimento, chicche e rievocazioni di momenti indimenticabili del mondo videoludico; TikTok e Youtube, dove ultimamente stiamo pubblicando la serie analisi su Alice: Madness Returns che abbiamo portato in live ma che è stata accuratamente post-prodotta e montata dal buon Lux: ha fatto davvero un lavorone.
 Ultima domanda che arriva direttamente da un vostro fan: dove vi aspettate che arrivi “Arcadia Game Cafè”? 
“Aspettare” non è un verbo che sentiamo nostro. Può capitare di avere aspettative per un contenuto, un post, una serie, ma a lungo andare parliamo di ambizioni. Perché se le aspettative vengono tradite è dura riprendersi, e non è sostenibile a lungo andare. Piuttosto, cerchiamo di mettercela tutta ogni giorno, guardando al futuro del progetto, e questo ci permette di avere energie e di pensare ai singoli contenuti con entusiasmo. Detto questo, stiamo lavorando per far diventare l’Arcadia Café un punto di riferimento, un crocevia per tutte quelle persone che credono nell’artisticità dei videogiochi, e che adorano essere sottoposte a stimoli eterogenei, ovviamente collegati da fili rossi. Parlando praticamente, il nostro sogno è che questo progetto ci permetta di fare della nostra passione e del nostro percorso di studi il nostro lavoro. Ma abbiamo anche sogni folli. Di un’Arcadia Café fisico, dove ci si possa incontrare e discutere di arti, dove si possano incontrare persone interessanti con cui confrontarsi.
Potete seguire Lux e Rhymesketcher su Facebook e tutti i loro profili web e social.
Le foto sono di: Arcadia Game Cafè, Danilo Battista per Senzalinea e Valeria  di Prisco

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Danilo Battista Lug 9, 2022
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Pubblicato da Danilo Battista
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Appassionato sin da piccolo della cultura giapponese, è stato rapito tanti anni fa da Goldrake e portato su Vega. Tornato sulla Terra la sua viscerale passione per l'universo nipponico l'ha portato nel corso degli anni a conoscere ed amare ogni sfumatura della cultura del Sol Levante. Su Senzalinea ha cominciato a scrivere di tecnologia e di cosplay. Da diverso tempo gestisce la sezione "Nerdangolo" ma ha promesso che un giorno, neanche tanto lontano, tornerà su Vega...
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