Roma, Via Levanna 35, è il 24 Febbraio 1987,quella mattina in una casa di quei palazzi in quel quartiere della capitale, un dramma senza spiegazioni sarà consumato e a distanza di più di trent’anni conserva ancora lati oscuri e interrogativi senza risposta. Ma andiamo con ordine, riavvolgendo il nastro e aprendo la porta di quella casa, dove la famiglia Aprile vive un’esistenza serena, fino a quel momento.
Valerio Aprile, professore di elettronica è uscito di casa per andare a lavorare, seguito dal figlio maggiore Patrizio, che nonostante a scuola forse c’è sciopero, ha deciso di svegliarsi presto e raggiungere gli amici, è martedì grasso, c’è ancora aria di festa. In quella casa la moglie del professore, Fiorella, è in cucina, Giada,la figlia adolescente dorme nel letto dei suoi genitori e il piccolo Cristiano di 12 anni dorme in camera sua, quando al campenello di casa alle ore 8.30, un trillo avverte una visita inaspettata.
La donna che non attendeva nessuno apre e le appare un giovanotto con gli occhiali rotondi che le chiede di entrare. Qualche giorno prima, racconterà poi la donna, lo stesso ragazzo era apparso alla ricerca di un libro che, diceva, gli era stato lasciato lì dal capofamiglia. Il sorriso accogliente di Fiorella, però, si spegne subito, il misterioso ospite ha un coltello e una volta entrato in casa, intima la donna di non gridare e la invita alla calma, promettendole che se avesse assecondato i suoi ordini, non le sarebbe successo niente.
Ancora frastornata dagli eventi la donna viene legata e imbagliata, dopo che l’aggressore le chiede dove fossero i soldi e i gioielli. Fiorella indica dove conserva i soldi, in casa c’è quasi mezzo milione delle vecchie lire, che servono per pagare le bollette e fare la spesa. Una brutta storia, violenta quel tanto da sembrare una semplice rapina, ma qualcosa d’improvviso cambia, senza una reale motivazione, il ragazzo entra in camera di Cristiano e lo pugnala otto volte con una ferocia inaudita. La donna, che nel frattempo è riuscita a slegarsi corre per proteggere il figlio ma l’uomo la prende per i capelli e accoltela anche lei, alla gola, alla testa e alla spalla. Intercetta Giada nel letto matrimoniale di casa e si accanisce anche su di lei, colpendola ripetutamente alla schiena, al naso, all’orecchio e al fianco. In quella casa, dove solo qualche ora prima si respirava aria di normalità, una vera e propria carnificina si è compiuta.
Nonostante le ferite inferte, Fiorella si trascina verso il pianerottolo dove la donna delle pulizie sta ultimando il lavaggio delle scale, chiede aiuto, la donna è ferita e perde sangue, il misterioso intruso, indisturbato e spaventato dalle urla , scende le scale, esce dall’edificio e di lui si perde ogni traccia. Chiamata l’ambulanza carica le tre vittime e dopo una corsa disperata verso l’Ospedale, Giada e Fiorella riusciranno a salvarsi, per il piccolo Cristiano non c’è nessuna speranza, viene dichiarato morto, le sue ferite risulteranno mortali.
Superato lo choc iniziano le indagini, affidate a Rino Monaco, grazie a Fiorella e alla donna delle pulizie si riesce a stilare l’identikit dello sconosciuto aggressore, alto, emaciato, occhiali rotondi e capelli a spazzola, un tipo qualunque, forse un tossico, forse un rapinatore occasionale, forse uno studente del professor Aprile. Queste le piste su cui si concentrano le ricerche del colpevole, ma nessuna di queste teorie risulta esatta e molti oscuri interrogativi iniziano a non trovare alcuna risposta. Come mai l’aggressore era già andato in quella casa qualche giorno prima, con la scusa di prendere un libro? Come faceva a conoscere il mestiere e gli orari di lavoro di Valerio Aprile? Come mai, nonostante la richiesta esplicita, nè i soldi nè nessun gioiello è stato rubato? Perchè con Fiorella si era mostrato gentile, rassicuandola, per poi accanirsi selvaggiamente contro Cristiano?
Una storia all’apparenza incomprensibile, un delitto che ancora oggi non ha un reale colpevole, la vita di un ragazzino di dodici anni, spazzata via senza ragione, quel che rimane di quel giorno inquietante sono solo grossi punti interrogativi, sospesi nel tempo e nel ricordo.