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Reading: “SGUARDI DI NOVECENTO: GIACOMELLI E IL SUO TEMPO” A SENIGALLIA (ANCONA)
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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
Arte

“SGUARDI DI NOVECENTO: GIACOMELLI E IL SUO TEMPO” A SENIGALLIA (ANCONA)

Luca Del Core
Luca Del Core 5 anni fa
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8 Min Lettura
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In occasione dei 20 anni dalla scomparsa di Mario Giacomelli, sono allestite in due location differenti a Senigallia, due mostre, la prima è “Sguardi di Novecento: Giacomelli e il suo tempo”, entrambe fino al 5 luglio 2020. Una prima sezione è allestita a Palazzo del Duca, e accoglie 20 fotografie di Giacomelli messe a confronto con 90 scatti dei grandi fotografi della metà del Ventesimo secolo, curata da ONO arte contemporanea. La seconda esposizione è allestita a Palazzo Baviera ed è intitolata “Sguardi di Novecento a Senigallia. L’Associazione Misa, per una fotografia artistica. Opere dal 1954 al 1958”, a cura degli Eredi Giacomelli, che propone una selezione di opere fotografiche dei membri dell’Associazione Misa, dalla collezione civica Città di Senigallia.

E’ uno scorcio potente e affascinante e allo stesso tempo una ricognizione, seppur parziale, sul mondo della fotografia all’interno del quale Giacomelli ha operato, senza la volontà di sottendere  alle influenze, ma con l’obiettivo di contrapporre le sue opere con quelle dei fotografi a lui contemporanei e far emergere la profonda originalità della ricerca del Maestro senigalliese. Questa esposizione prende spunto da “The Photographer’s Eye”, la grande mostra curata da John Szarkowski , direttore del Dipartimento di Fotografia presso il MoMA di New York dal 1962 al 1991, allestita proprio nel museo newyorkese nel 1964. Quello fu il primo vero riconoscimento internazionale di Giacomelli che fu esposto insieme ad autori internazionali come Richard Avedon, Brassaï, Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, Walker Evans e molti altri.

“Scanno 1957-1959″ –Mario Giacomelli

Queste fotografie  sono state eseguite nel corso di centoventicinque anni circa. Sono state scattate per ragioni disparate, da uomini mossi da intenzioni diverse e con diversi gradi di talento. In effetti, hanno ben poco in comune, se non il successo e un lessico condiviso. La visione che li lega non appartiene a una scuola o a una teoria estetica, ma alla fotografia stessa. La mostra “Sguardi di Novecento: Giacomelli e il suo tempo” non è una ricognizione onnicomprensiva ed esaustiva dei tanti fotografi che attivamente hanno partecipato a quel periodo, ma una selezione di quelli che possono essere messi in dialogo, ideale o reale che sia, con il lavoro di Giacomelli. E’ presente Nino Migliori, nel Gruppo Misa nei primi anni di carriera, colui che da un lato poneva attenzione al racconto neorealista, e dall’altro sondava i territori dell’informale fotografico.

“ Gente dell’Emilia”, Frati volanti, (1956)- Nino Migliori.

Sono presenti alcune istantanee di Paolo Monti, grande fotografo, fondatore del gruppo “La Gondola”, contraltare de “La Bussola”, fondata da Giuseppe Cavalli, colui che nel 1955 a Castelfranco Veneto premiò Giacomelli denominandolo l’“Uomo nuovo della fotografia”, e ancora Gianni Berengo Gardin, di fama internazionale, e spesso accostato per il lirismo dei suo scatti a Henri Cartier-Bresson, altro autore presente in mostra, pioniere del fotogiornalismo e fondatore tra gli altri della celebre agenzia “Magnum”. Per rimanere sempre in Francia sono presenti alcune immagini di Robert Doisneau, antesignano della street photography contemporanea e di Brassaï, naturalizzato francese e soprannominato l’”occhio di Parigi” per il suo amore nei confronti della capitale francese. Sono presenti molti personaggi e intellettuali che animavano la città di Parigi, tra cui: Jacques Henri Lartigue che intreccia la sua attività di fotografo a quella di pittore. E restando in Europa sono presenti i lavori del tedesco Herbert List, celebre per le sue foto di moda e i nudi maschili, che pure negli ultimi anni di produzione si avvicina ad un gusto molto neorealista. Dall’Europa al resto del mondo con Ara Güler, fotoreporter, storico e documentarista che per 60 anni ha ritratto le metamorfosi di Istanbul. Kikuji Kawada, uno dei principali fotografi giapponesi fondatore del gruppo “VIVO” che ha sempre indagato la connessione tra immagine astratta, realtà e sentimenti, e il colombiano Leo Matiz, artista eclettico, non solo fotografo, ma anche caricaturista, pittore, gallerista, editore e attore, celebre per aver documentato con i suoi scatti il rapporto tra Frida Kahlo e Diego Rivera.

“The old Galata Bridge at mid-day” 1959- Ara Guler

Giacomelli è sempre stato un fotografo fortemente radicato alla sua terra, e malvolentieri si spostava da essa, ma riuscì sin da subito attraverso la sua arte a superare i confini geografici, conquistando i grandi critici internazionali come Szarkowski che nel ’64 lo inserì nella collezione del MoMA, e le sue opere oggi sono conservate nei maggiori musei del mondo, essendo il suo lavoro caratterizzato da un forte spirito di sperimentazione e da una vorace volontà di ricerca. Per questo da giovane curioso e entusiasta, egli aderì e partecipò alla creazione del circolo fotografico “Misa”, nato a Senigallia nel 1954. Era un vivace gruppo, aperto al confronto e alla sperimentazione artistica.

“Japanese National Flag” (1959-65)- Kikuji Kawada

Da qui prende spunto la sezione “Sguardi di Novecento a Senigallia. L’Associazione Misa, per una fotografia artistica. Opere dal 1954 al 1958 “, a cura degli Eredi Giacomelli, allestita a Palazzetto Baviera, che racconta l’avventura del Gruppo Misa, cercando di rimanere fedeli allo sguardo dei critici e dei protagonisti dell’epoca nella selezione delle opere, esponendo tra gli altri gli scatti di Giuseppe Cavalli, Ferruccio Ferroni e Mario Giacomelli. La storia dei tre fotografi è strettamente connessa da un lato a Senigallia, città d’elezione per il primo, e natia per gli altri due, e dal fatto che furono l’uno il maestro dell’altro, andando poi a formare quel “laboratorio senigalliese” di fotografia che non ha mai smesso, dal Misa in poi, di contribuire, con i suoi protagonisti, all’importante dibattito teorico che si è svolto in Italia intorno alle funzioni e alle estetiche della fotografia. Nonostante il gruppo fosse uno straordinario laboratorio di idee, ebbe breve, ma intensa vita, e si sciolse per una naturale trasformazione ingenerata dalla tenace riflessione sulla Fotografia e la necessità di trovare un proprio linguaggio dei giovani fotografi di quegli anni ’50, primi fra tutti: Giacomelli, Branzi, Camisa.

 

 

 

L’introduzione alla mostra in catalogo porta la firma di Walter Guadagnini, direttore di Camera – Centro Italiano per la Fotografia di Torino.

 

 

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Pubblicato da Luca Del Core
Ha scritto per alcune riviste di settore, tra cui "Arskey Magazine" e per alcune delle quali è ancora redattore, "Artslife" e "Art a part of cult(ure)". L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è. (Paul Klee)
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