“Ogni epoca è terribile ma lo si può capire solo quando si è vecchi“, cosi provocatoriamente Robert Schuster (interpretato da un magistrale Renato Carpentieri) chiude il secondo dei tre atti di Piazza degli Eroi, uno spettacolo intenso, vero e a tratti fin troppo crudo e schietto per la tematica che affronta. Una tematica “atemporale” perché sempre attuale.
Piazza degli Eroi (Heldenplatz) apparso nel 1988, e mai rappresentato in Italia, è l’ultimo testo teatrale di Bernhard, e uno dei suoi indiscussi capolavori. Il clamore suscitato a Vienna al suo debutto confermò l’immagine di uno scrittore furiosamente critico nei confronti del permanere in Austria di strutture autoritarie e fasciste, e il giudizio feroce per la classe politica che vi si era impiantata dal dopoguerra, colpevole di non aver mai veramente tagliato col passato nazista.
L’Austria di Bernhard è insieme un luogo concreto e una metafora. Così come lo è la piazza che dà nome al testo, la stessa in cui nel 1938 Hitler annunciò alla folla acclamante l’Anschluss, l’annessione dell’Austria al destino nazista della Germania. Se è venuto il tempo di rappresentare in Italia Piazza degli Eroi è proprio perché, a dispetto della inedita precisione realistica di Bernhard, oggi per comprendere il senso di questo testo visionario e catastrofico non servono indicazioni di luogo e di tempo. Ognuno degli spettatori che assisterà a Piazza degli Eroi, capirà subito che l’azione si svolge in una qualsiasi piazza da comizio, di una qualsiasi città d’Europa. L’Austria di Bernhard (dallo scrittore intravista profeticamente nei primi consensi per Haider), nel giro di una trentina e passa d’anni, è ormai ovunque. La storia del professor Schuster, una mente matematica filosofica, suicida per protesta contro l’avanzare della barbarie antisemita, è raccontata dal drammaturgo in una partitura a più voci, modulando una orchestrazione perfetta dove appaiono come relitti citazioni di altri grandi testi – tra tutti, Il giardino dei ciliegi di Čechov.
La piazza e le voci inneggianti che si levano a disturbare la mente sconvolta della vedova del suicida, sono la piazza e le voci che ovunque nell’Europa smarrita di oggi invocano l’uomo forte. Di grande impatto i monologhi affidati a una impeccabile Imma Villa e al Maestro Renato Carpentieri. Intensi anche i dialoghi tra le due “figlie” Francesca Cutolo e Silvia Ajelli. Eccezionale l’utilizzo delle luci. Gianni Carluccio è riuscito a renderle parte attiva della scena, non un completamento. Dettano ritmi e sentimenti, a volte anticipano o arricchiscono azioni, diventano quasi un ennesimo attore sulla scena.
Uno spettacolo intenso ma non facile, terminato ieri con l’ultima replica al Mercadante di Napoli. Prossima tappa Milano per una tournée che chiuderà a Salerno a marzo del 2022. Ecco di seguito tutti gli appuntamenti in calendario:
TOURNÉE 2021-2022
20 – 31 ottobre Napoli, Teatro Mercadante
3 – 14 novembre Milano, Teatro Strehler
16 – 21 novembre Trieste, Teatro Rossetti
10 – 12 dicembre Ferrara, Teatro Comunale
16 – 19 dicembre Modena, Teatro Storchi
8 – 9 gennaio Pordenone, Teatro Verdi
11 – 23 gennaio Roma, Teatro Argentina
25 – 30 gennaio Torino, Teatro Carignano
1 – 6 febbraio Genova, Teatro Ivo Chiesa
8 – 13 febbraio Palermo, Teatro Biondo
16 – 20 febbraio Brescia, Teatro Sociale
22 – 27 febbraio Firenze, Teatro della Pergola
3 – 6 marzo Salerno, Teatro Verdi
con
Renato Carpentieri (Robert Schuster)
Imma Villa (Signora Zittel)
Betti Pedrazzi (Signora Schuster)
Silvia Ajelli (Anna)
Paolo Cresta (Lukas)
Francesca Cutolo (Olga)
Stefano Jotti (Signor Landauer)
Valeria Luchetti (Herta)
Vincenzo Pasquariello (Pianista)
Enzo Salomone (Professor Liebig)
scene e disegno luci Gianni Carluccio