Mentre gli occhi e il cuore dell’Italia calcistica sono rivolti allo stadio di Wembley, dove stasera la nazionale di Mancini sfida l’Austria per accedere ai quarti di finale di Euro 2020, si avvia lentamente il countdown verso l’inizio della nuova stagione del Napoli.
Gli azzurri svolgeranno il ritiro precampionato in due location distinte, iniziando dalla ormai storica sede di Dimaro, in Trentino, dal 15 al 25 Luglio, per poi proseguire la preparazione dal 5 al 15 Agosto in quel di Castel di Sangro, come già accaduto lo scorso anno.
E’ ormai ufficiale da quasi un mese l’avvento sulla panchina azzurra di Luciano Spalletti, confermato come di consueto via twitter dal Presidente De Laurentiis il 29 Maggio.
L’ex tecnico di Roma ed Inter ha ricevuto un’accoglienza piuttosto tiepida dalla tifoseria, forse eccessivamente influenzata dal recente racconto, a mezzo serie tv, dell’epilogo della carriera di Francesco Totti, in cui Spalletti (interpretato da Gianmarco Tognazzi) viene dipinto come un autentico “villain”, deciso a togliere al pupone la gloria eterna ed a costringerlo a lasciare il calcio giocato a “soli” 41 anni.
Il timore di conflitti con lo spogliatoio azzurro ha fatto, inizialmente, quasi dimenticare le numerose qualità mostrate dall’allenatore toscano nel corso della sua carriera, sia dal punto di vista tattico, sia per ciò che riguarda la gestione di rose lunghe, importanti e ricche di giocatori di forte personalità.
Spalletti ottenne ottimi risultati già nei primi anni da allenatore di Serie A, culminati con la storica qualificazione Champions ottenuta con l’Udinese, e fece ancor meglio nel primo periodo trascorso sulla panchina della Roma, varando l’ormai celebre 4-2-3-1 con il quale i giallorossi diedero spettacolo sui campi italiani ed europei.
In quella squadra Totti fu “inventato” centravanti dal tecnico di Certaldo, che consentì al capitano giallorosso di consacrarsi come bomber di livello assoluto e di conquistare addirittura la scarpa d’oro; attorno a lui giocatori come De Rossi, Aquilani, Mancini, Perrotta e Taddei hanno vissuto le migliori stagioni della loro carriera, garantendo gol, assist, inserimenti e giocate di qualità con grande costanza.
Sotto la sua guida la Roma vinse due Coppe Italia ed una Supercoppa ai danni dell’Inter, e sfiorò la clamorosa vittoria dello scudetto 2007/08, vinto dai nerazzurri solo all’ultima giornata in quel di Parma grazie alla doppietta di Ibrahimovic.
L’esperienza successiva, allo Zenit San Pietroburgo, ha consentito a Spalletti di accrescere la sua esperienza in campo internazionale, oltre che di rimpinguare la sua bacheca: in quegli anni sono arrivati 2 campionati, una Coppa ed una Supercoppa di Russia.
Anche la seconda avventura in giallorosso, famosa soprattutto per la già ricordata querelle con Totti, è in realtà stata caratterizzata da ottimi risultati, pur senza la conquista di altri trofei: proprio nell’anno dell’addio al calcio del pupone, la Roma è giunta seconda alle spalle della Juventus pigliatutto, stabilendo il proprio record assoluto di punti conquistati (87) e ottenendo la qualificazione diretta alla Champions League, ai danni del Napoli delle meraviglie targato Maurizio Sarri.
Anche nei due anni successivi, trascorsi alla guida dell’Inter, Spalletti ha raggiunto gli obiettivi prefissati dalla società, riportando i nerazzurri in Champions per la prima volta dopo 7 anni, e ripetendosi l’anno dopo, pur non avendo a disposizione una rosa paragonabile a quella messa a disposizione del suo successore Antonio Conte.
Dopo due anni trascorsi lontano dalle panchine, il tecnico di Certaldo arriverà a Napoli con una gran voglia di dimostrare tutto il suo valore, e le premesse perché possa far bene ci sono tutte.
Spalletti ha infatti dimostrato ampiamente, nel corso della sua carriera, di saper svolgere un lavoro attento e meticoloso sul campo, trasmettendo un’organizzazione tattica indispensabile per un gruppo che, difettando in personalità, deve potersi aggrappare ad un gioco consolidato nei momenti di difficoltà.
Tra l’altro la rosa azzurra sembra essere particolarmente adatta alle idee dell’allenatore toscano, che ha spesso optato per il 4-2-3-1 in passato, mostrando comunque grandi capacità di variare all’occorrenza l’assetto tattico, sia di partita in partita che a gara in corso.
D’altro canto il polso dimostrato nei confronti di giocatori come Totti o Icardi, che Spalletti non ha esitato a mettere da parte per raggiungere gli obiettivi societari e salvaguardare lo spogliatoio, dev’essere visto come un valore aggiunto e non come un difetto.
Ciò vale a maggior ragione in un contesto come quello azzurro, dove probabilmente il carisma di alcuni giocatori ha indotto Gattuso a scelte rivelatesi infelici alla prova del campo.
Ovviamente sarà anche in questo caso il rettangolo verde a dire se la scelta di De Laurentiis sia stata più o meno azzeccata: certamente il patròn del Napoli non dovrà ripetere lo stesso errore già commesso in passato, quando ha progressivamente smesso di condividere il progetto tecnico con i propri allenatori dopo i primi mesi di grande intesa.
Se la società sarà in grado di fornire una visione chiara e coerente degli obiettivi a medio-lungo termine, coinvolgendo costantemente Spalletti nelle proprie scelte e difendendolo quando sarà necessario, colui che a Roma viene visto come il “cattivo” per eccellenza, a Napoli potrebbe davvero risultare l’uomo giusto al momento giusto.