Chi ha detto che il pride, l’orgoglio LGBTQA+ sono solo prerogativa assoluta dei gay?
Esiste una massa di persone che, pur essendo eterosessuali si battono per i diritti altrui. Non sono sempre il fratello o la sorella “di…” ma anche estranei che supportano una causa in cui credono. Individui di aperta mentalità che credono nell’ inclusività e nella diversità come un vero valore, degli alleati LGBTQA+ o anche definiti “ally” per semplificare le cose.
Tutte le comunità grandi o piccole hanno i propri ally, pensate agli uomini che marciano per i diritti delle donne o al #blacklifematter supportato dai bianchi, insomma persone che supportano delle battaglie contro una ghettizzazione anche se non vengono toccati direttamente. Un alleato riconosce i pari diritti e libertà individuale ad una persona gay senza pregiudizi sull’ identità di genere.
Il contrario degli omofobi!
Il pride è per tutti ed è aperto a tutti, ma per essere un vero alleato non basta sfilare con l’amico gay e scattarsi selfie, un vero ally oltre a farsi scivolare addosso le dicerie (tenete conto che ancora oggi solo per il fatto di difendere i diritti queer in prima persona o farsi vedere a un pride equivale a far pensare a terzi che siete gay anche voi) appoggia la causa durante tutto l’anno. Non sono veri alleati quelli che pubblicano la foto della bandiera sui social e mettono qualche ashtag, per intenderci.
Non esiste un fondatore, o un inizio del fenomeno straight ally, ci sono sempre stati confusi nella folla dei pride, però dalla fine degli anni 2000 è comparsa anche una bandiera che con orgoglio sventola nelle marce.
Il fondo bianco e nero rappresenta l’orientamento “etero” che diventa arcobaleno all’interno della parte triangolare che rappresenta la lettera “A” di “Alleato”
Si crede che l’idea della bandiera stia ad identificare un gruppo di supporto reale alle cause importanti però specificando di non farne direttamente parte.
Notate che la bandiera degli alley utilizza la versione più popolare della bandiera del Pride in voga con solo sei strisce o colori, omettendo i colori rosa acceso e turchese della bandiera arcobaleno originale. I colori omessi, rappresentavano rispettivamente: sesso e la magia.
Ma davvero serve una bandiera apposita?
La comunità gay internazionale ha più volte manifestato perplessità riguardo il ruolo degli ally e della relativa bandiera.
Insomma, non bastava sfilare con la rainbow flag e fine?
La ally flag sembra inutile e paradossalmente discriminatoria, come se ad essere confusi con i gay ci fosse qualcosa di male. Sostiene e prende le distanze allo stesso tempo.
“Supportiamo i gay, ma non ci confondete con loro” sembra dire, secondo alcuni.
Da questo punto di vista la bandiera risulta inutile, e ancora: secondo altri che non vedono di buon occhio questa partecipazione con spazi e bandiere ad hoc, perché a detta loro potrebbero essere frutto di giochi di marketing, pubblicitari, per attirare un target specifico, insomma un interesse di immagine correlato ad uno economico. Peggio ancora alcuni non credono nella buona fede di certi “alleati”, e a detta loro tentano di introdursi all’interno degli arcigay per sovvertirle o spiarle.
La verità è che il lavoro si dimostra sul campo, e non attraverso una bandiera. Chi vuole supportate una causa di qualsiasi specie sia, deve “fare” e non apparire con gli accessori coordinati. Alla fine chi è un sostenitore e chi solo un bluff, sarà solo il tempo a dirlo.