Trama: Il racconto è un dipinto, un acquerello di uno scorcio di Meridione, uno scorcio di un tempo passato, ma non finito, le cui tracce solcano ancora oggi le terre di cui l’autrice scrive, tracce in cui generazioni hanno depositato i loro sogni che si infrangevano contro i muri di una guerra, sogni che cozzavano con ciò che doveva essere, con ciò che era stabilito per ciascuno! E questo dipinto, in cui l’autrice mostra la sua maestrìa anche nell’arte pittorica, sembra scritto con un pennello imbevuto dello stesso inchiostro di quelle lettere che dal fronte giungevano alle donne indurite dall’attesa, svuotate di speranza, rose dal senso di colpa per il solo anelare a quel briciolo di felicità!
Le donne, sì, le femmine di quel tempo, sono le vere protagoniste del romanzo, non erette a eroine, ma mostrate in tutta la loro verità, con le mani sporche di terra, ma aperte alla vita, col cuore trafitto di spine, ma sempre pulsante! Donne atte al sacrificio, nate per il sacrificio, donne spaventate, coraggiose, ingenue, arrabbiate, deluse, donne a denti stretti, donne che esperivano la rinuncia, donne che amavano, senza avere il tempo e il modo per chiedersi se sapessero farlo o se fossero pronte, donne che nonostante tutto amavano, donne che nonostante tutto erano vive… Dalla prefazione di Elisabetta D’Agostino.
Le Parche Edizioni
Recensione: Maddalena Zullo riesce a rendere omaggio ad uno spaccato di vita del Sud forse, in parte dimenticato.
Siamo nella seconda metà del secolo scorso, negli anni quaranta, quando si viveva con poco, si lavorava la terra, la scuola non era per tutti perché bisognava rimboccarsi le maniche e portare un po’ di pane a casa. La storia di una famiglia umile, ma di sani principi in cui ho riconosciuto i racconti di mia nonna, nel modo di vivere, nei detti popolari, nelle abitudini.
Grazie alla Zullo ho ricordato le mie radici più profonde trovando tanto dei miei antenati materni nei suoi personaggi. Nulla è lasciato all’invenzione, il suo è un lavoro si scavo accurato, ha ricucito trame a partire dai racconti che le scorrono nel sangue, mi ha commosso rivivere, grazie a Terra Viva, ciò che conoscevo bene, ma che avevo accantonato.
La figura della donna in quel tempo è un altro punto forte del libro: donne, femmine con un potere apparentemente debole, ma che in realtà racchiudono tutta l’essenza della famiglia. Donne con le unghie sporche di terra, la schiena spezzata, coriacee, volitive e coraggiose che nella terra cominciano a gettare i primi semi che le porteranno ad un’indipendenza ed alla libertà.
Le vicende si svolgono nell’entroterra Campano, in zone che conosco bene, alle quali sono sono legata geneticamente, parliamo di piccoli paesi, frazioni, non grandi città e per questo, la veracità degli eventi si dimostra ancora più evidente.
Il contesto culturale porta a galla la lingua, il dialetto, credenze e tradizioni che, purtroppo, abbiamo in parte dimenticato, ma da cui non possiamo distaccarci perché fanno parte di noi, della nostra evoluzione e della nostra cultura .
Tutto ciò, grazie a Terra Viva, rinasce, come un albero secolare che affonda le radici inestirpabili nella nostra storia.
Maddalena Zullo è nata a Piedimonte Matese, in provincia di Caserta, nel 1982. Laureata in Lettere, consegue la specialistica in Filologia Moderna. Dopo aver terminato la SILSIS a Pavia, si trasferisce nella provincia di Como, a Fino Mornasco, dove attualmente vive e lavora come docente di lettere. sposata e madre di due bambine, è attiva dal punto di vista culturale e sociale per la propria comunità; collabora con alcune riviste ed è attualmente la referente per le Pari Opportunità del proprio Comune. Terra Viva è il suo primo romanzo.
INTERVISTA
Parliamo della genesi di Terra Viva.
Terra Viva nasce per dare forma ad un passato vissuto, per restituire alla memoria, con il potere evocativo della parola, una storia che è fortemente ispirata a episodi realmente accaduti. Ho tentato di immergere completamente il lettore nel fluire del racconto, per fargli vivere un’esperienza sensoriale completa solo con l’uso delle parole. E quando ci si immerge…si legge tutto d’un fiato!
Un romanzo che affonda le sue radici nella terra, la stessa terra coltivata dai nostri antenati (neanche troppo lontani). Molti riconosceranno nelle sue parole i racconti dei nonni, giusto?
La terra è il principale filo conduttore che regge la storia: la terra intesa come sicurezza e stabilità. Una delle protagoniste, Antonietta, vi affida il senso di tutta la sua vita e del suo agire.
È una terra che sente voci epiche, voci della tradizioni orale e dei canti popolari; è una terra intrisa di dolori e speranze, superstizioni e tradizioni, paura e desiderio di felicità.
Alla Terra è affidato infine un valore universale e sostenibile, che rende Terra Viva attuale.
Nel suo lavoro emergono valori e tradizioni che con il tempo si sono persi, quanto rimane ancora?
I valori e le tradizioni che emergono si sono fortunatamente evoluti, non sono andati tutti persi, sono mutati. Anche se lentamente, le donne hanno accolto il cambiamento, le stesse donne che sono state sì depositarie di questi valori, ma sono anche coloro che da queste “tradizioni” e da questi “valori” sono state fortemente penalizzate. Ho posto sotto la lente di ingrandimento proprio questi valori e tradizioni, mostrando quello che si celava dietro alle apparenze.
Un omaggio alle donne, vere protagoniste del libro, tra voglia di libertà e restrizioni. Sbaglio?
Le donne di cui racconto hanno compreso prima di tutti il cambiamento epocale che stava per arrivare; un cambiamento che in realtà locali e minuscole sarebbe apparso come uno stravolgimento inaccettabile, un tornado inammissibile, una tentazione demoniaca, un peccato mortale.
Per questo, non hanno osato reagire o, meglio, lo hanno fatto alla maniera di chi è abituato a subire e ad accontentarsi di poco; hanno ingoiato e atteso che il cambiamento arrivasse comunque; piano piano hanno iniziato a creare crepe; Terra Viva racconta il loro slancio vitale, il loro anelito alla libertà partendo dalla famiglia: da figlie, da bambine, da ragazze, da giovani donne, da mogli, da madri.
Scrivere Terra Viva, per te, è stato un ritorno alle origini? Quanto sente l’influenza delle sue radici sul suo presente?
Scrivere Terra Viva per me è stata una bellissima avventura. Mi sono messa alla prova, ho letteralmente danzato con la scrittura, giocando con il ritmo delle parole e il lettore potrà rendersene conto e sentire il movimento in varie occasioni, come nell’attesa di Antonietta, il gioco di sguardi tra Teresa e Angiolillo….Certamente la scrittura mi ha permesso di ritornare alle origini, di calarmi nei panni delle donne di quel tempo, di avere occhi diversi dai miei, di entrare in empatia con ciò che probabilmente è stato.
Sono nata negli anni ’80, per cui per me non è stato semplice questa immersione se non per empatia e per rispetto di coloro che hanno vissuto tutto ciò.
Le mie radici mi hanno permesso di guardare in alto e di volare. Sono una donna completamente libera, una libertà che mi sono conquistata da sola, ma di sicuro anche concessa dalle donne che mi hanno preparato la strada. Questo discorso, credo, valga per molte donne oggi e noi dobbiamo riconoscerlo e continuare affinché una parità di genere esista davvero perché c’è ancora tanta strada da percorrere. Solo in una Terra Viva può germogliare il cambiamento.