Nell’ultimo albo abbiamo lasciato Tex in procinto di partire verso il tempio dove si nasconde la diabolica e letale strega Eztli, con al suo fianco Rodrigo De la Hoya dello El Negromante ma soprattutto El Morisco, l’esperto di scienze occulte che partecipa sempre attivamente quando le trame si fanno più horror e ricche di spunti legati ad arcani culti.
La loro missione è salvare Patricia Ballard e suo padre, archeologi ritenuti profani da Etzli in quanto si stanno impossessando di manufatti aztechi, anche se le mire della bruja si rivelano decisamente meno lineari.
Il mistero si infittisce pagina dopo pagina, tra attacchi di indios invasati e autorità locali dalla moralità alquanto dubbia, ai limiti dell’omertà. Tex e i suoi pards aggirano questi ostacoli come sempre alla loro maniera, scampando anche all’assalto di giganteschi pipistrelli vampiri scagliati contro di loro proprio dalla megera che li comanda a distanza.
In un rocambolesco viaggio attraverso la giungla del Campeche c’è anche il momento per una redenzione, quella dell’indio Ikal che, fatto prigioniero nello scorso albo, si sente abbandonato proprio da Etzli alla quale si era votato, e decide così di fare da guida a chi potrà fargliela pagare.
L’odore di questo miniciclo narrativo che per una volta si articola in soli 2 albi è quello di una storia intrigante e suggestiva anche se priva di grossi sbalzi di tensione: nella sceneggiatura di Gianfranco Manfredi i momenti più apprezzabili sono proprio quelli degli attacchi dei pipistrelli, oltre al duello finale a base di pistole e magia nera. Le premesse per una storia ancora più avvincente e che osasse molto di più sul terreno dell’horror ancora più sfacciato c’erano tutte ed erano già state gettate nel precedente albo, ma sono poi rimaste isolate in passaggi circoscritti. Un vero peccato perché le matite di Alessandro Bocci hanno tirato fuori disegni fantastici, tutti con la giusta ricchezza di dettagli; non a caso Bocci è tra i più apprezzati autori anche di Dampyr, collana prettamente horror e sulle cui pagine ha modo di esaltare le sue doti con la continua alternanza tra bianchi e neri. È di certo auspicabile vederlo più spesso all’opera anche su Tex per questa sua capacità di confezionare atmosfere così suggestive!
Dopo il ciclo narrativo ambientato a New York, immediatamente a ridosso dell’albo numero 700, e la giusta fanfara celebrativa di quest’ultimo composta anche da richiami all’epopea del personaggio, con i numeri 701 e 702 la collana regolare di Tex rientra nell’alveo di racconti più lineari e nei quali la sicurezza dei propri mezzi da parte del protagonista rende tutto più semplice. Resta però il gusto di aver attraversato oltre 200 tavole disegnate in maniera magistrale, e come negare che il piacere di leggere un fumetto poggi anche su questo essenziale pilastro?