Un talento indiscusso, chitarrista, cantante, autore. Dal 2001 con la band da lui stesso fondata – i Rio – con la quale incide 4 album e poi dal 2013 con altri tre dischi all’attivo come solista, numerosi concerti e l’impegno sociale sempre attivo (testimonial ufficiale della ONLUS City Angels), il suo rock pervade le nostre menti e i nostri cuori. Sincero in ogni sfumatura, i colori delle sue (e delle nostre, di riflesso) emozioni non indossano maschere: l’amore, la delusione, la forza che ci fa tornare a vivere, le cose belle che la natura ci pone davanti agli occhi, la meraviglia, la curiosità; tutto viene vissuto fino in fondo e in modo spontaneo. Lo scorso 30 ottobre è stato pubblicato su tutte le piattaforme di streaming Tra via Emilia e Blue Jeans, il nuovo album con i più grandi successi di Marco Ligabue per festeggiare i suoi primi 50 anni. Un album che racconta 30 anni di musica, prima da chitarrista e poi da cantautore.
Malgrado le misure restrittive causate dal COVID, Marco Ligabue non si è perso d’animo ed ha organizzato (in collaborazione con la casa discografica Artist First) degli instore online inusuali direttamente da casa per condividere chiacchiere e musica online con i fan che hanno acquistato l’album.
Di seguito la track list di “Tra via Emilia e Blue Jeans”: “Altalena”, “Vado a caso”, “Quante vite hai”, “Ti porterò lontano”, “Ogni piccola pazzia”, “Sei quella per me”, “La differenza”, “La vita perfetta”, “Dentro”, “Non è mai tardi”, “Tra via Emilia e blue jeans”.
Di seguito le tracce ghost di “Tra via Emilia e Blue Jeans”: “Margarita”, “Dimmi”, “Rocker Emiliano”, “Cuore onesto”, “Fare il nostro tempo (Live)”, “Audiolibro (preview)”. Per trovare queste tracce nel cd basta scorrere dopo l’undicesima traccia, mentre nel vinile basta inserire il codice che porta dietro.
Parlare con un artista è sempre un’emozione, se poi quell’artista lo è fino in fondo ed ha l’umiltà e l’empatia che dovrebbero avere tutti, è un vero piacere.
Ciao Marco e benvenuto a “Senza Linea”. L’amore per la musica dura da tutta la vita, prima con la chitarra poi anche con la voce. Com’è nato questo amore?
E’ nato molto presto perché pensa che i miei genitori avevano fondato una delle prime balere qua nella zona da noi qua in Emilia, dove facevano il sabato orchestra e musica liscio, ma durante la settimana tanto concerti di musica live. Passarono dal locale dei miei i Pooh, Ivan Graziani, Guccini, Pavarotti… insomma io avevo tre, quattro, cinque anni e mi ritrovavo in questo posto dove c’era musica sia da discoteca che musica live e quindi sia io che Luciano eravamo intrisi di musica. Poi la grande scintilla è stata a 15 anni quando ho preso in mano per la prima volta la chitarra acustica, mi è venuta voglia di provare ad iniziare, ho sfogliato il canzoniere dei cantautori italiani per imparare i primi accordi, le prime canzoni e di lì è stato amore per tutta la vita.
Quali sono state le tue fonti di ispirazione?
Io sono partito a 15 anni, quando ho iniziato a suonare la chitarra, imparando le canzoni dei cantautori, quelli storici (De Gregori, De Andrè, Rino Gaetano, Lucio Dalla, insomma la grande scuola di cantautorato italiano) e quella è stata una grande scuola soprattutto per mettere la canzone nei testi sia nell’ascolto che nello scrivere le canzoni. Invece, per quanto riguarda il suono, le sonorità, mi sono sempre ispirato alla musica inglese e americana, io sono un rockettaro.
Il rock lo avete nel sangue.
Hai avuto diverse band: a quale sei più legato? E com’è nata la decisione di diventare solista?
Ma si guarda io ho avuto due band: una è “Little taver” e l’altra sono i “Rio” ed è impossibile fare una classifica perché ognuna mi ha dato qualcosa per motivi diversi. “Little Taver” era un progetto goliardico. Per 10 anni volevamo andare nei locali a divertirci, a chiudere il locale, ad essere gli ultimi ad andar via, eravamo i Blues Brother di Correggio, insomma faceva parte anche di quell’età, dai 20 ai 30 anni quando pensi solo ad essere leggero, spensierato, a divertirti e magari cuccare un po’ di ragazze. Nel decennio dopo, invece, ho fondato i Rio proprio perché avevo un’esigenza artistica diversa, sentivo che cominciavo a scrivere le prime canzoni e avevo voglia anche artisticamente di fare un percorso più ampio ed è stato bellissimo perché ero meno scatenato e arrembante che con la prima band. Ma qua cominciavano ad uscire le canzoni, ad andare in radio, al Festivalbar e quindi mi ha dato tanto perché davvero mi ha introdotto al mondo della musica e ha fatto conoscere le mie canzoni. Poi dopo c’è stata la terza fase, compiuti i 40 anni, vuoi perché mi son sentito più ometto, vuoi perché son diventato papà, vuoi perché mi arrivavano delle canzoni diverse da prima, mi hanno spinto a lanciarmi come cantautore, ho messo da parte quella paura che avevo sempre avuto di cantare perché essendo il fratello di un artista così famoso un po’ avevo questo timore – Luciano ha fatto canzoni che han fatto la storia della musica, andar a fare la stessa cosa, ci assomigliamo, lo stesso cognome, ho pensato “aiuto”. E invece queste nuove canzoni mi hanno spinto proprio a lanciarmi in questa nuova avventura.
Nei Rio sei stato molto tempo: cosa ti manca di loro?
La cosa bella di quando hai una band è il confronto, quello mi piaceva tantissimo, eravamo quattro musicisti e ognuno aveva influenze e punti di vista diversi. Rispetto alla musica era molto bello quando si scriveva una canzone, capire l’approccio di ognuno, la melodia sul testo, sull’arrangiamento. E adesso che sono da solo lo faccio magari con i musicisti del mio staff però prima avendo una band era bello perché c’era più lavoro di sala prove.
Parlaci del tuo ultimo album “Tra via Emilia e Blue Jeans”.
Quest’anno ho fatto 50 anni e ci tenevo a festeggiarli al meglio, in faccia anche al covid che ha cercato di fregare il mondo intero e allora ho detto: “è arrivato il momento di fare la mia prima raccolta” perché mi sono accorto che tra un disco con i Taver, quattro con i Rio, tre da solista, più tanti altri singoli sparsi, mi son detto che alcune delle canzoni per me più significative meritassero di essere raccolte. Ci ho lavorato quest’anno inserendo qualche inedito e scegliendo alcuni brani, magari riarrangiando qualcosa e li ho messi insieme. Poi dopo, sapendo che sono un emiliano proprio nel midollo, nel dna, uno molto legato alla propria terra, alle proprie radici, ho voluto fare una citazione nel titolo al grande Francesco Guccini e al suo disco “Tra la via Emilia ed il West”, io mi sento un po’ più rockettaro e ci ho messo i blue jeans.
“Altalena” è un brano nostalgico e riflessivo. “Aiutami a dimenticarti” è una richiesta bellissima nei confronti di se stessi, di voler star bene. È basato su una vicenda che hai vissuto? Sei riuscito a dimenticarla?
Si, è un brano che nasce da un amore finito e quando vorresti voltare totalmente pagina ma non è così semplice come buttare un file del computer nel cestino anche se quel file lo hai concluso. Con i sentimenti non funziona così, o almeno per me non funziona così e ho scritto questo brano usando la metafora dell’ altalena perché la nostra vita è così, con alti e bassi, avanti e indietro, abbiamo sempre questa grande voglia di spingerci in avanti come facciamo da bambini appena saliamo sull’altalena, però ovviamente poi per andare in avanti devi anche prendere la spinta andando indietro e quindi con chi sei stato, con quello che è successo ci devi sempre fare i conti. Alla fine l’ho dimenticata. È stato un periodo passato.
Ho visto il videoclip dell’omonimo album: un posto di incanto. Dove è stato girato?
Nella Val di Fassa, passando per il Passo Sella, Passo Pordoi, Pecol, Pian Schiavaneis, ma anche la diga è il lago Fedaia, sono posti che avevo visto un po’ di anni fa ma mi avevano colpito tantissimo erano sempre rimasti nel mio immaginario. E quando ho scritto questo brano per raccontare i miei 50 anni, la prima idea era quella di girarne il video nelle strade di Correggio, sotto i portici. Però poi mi è sembrata un’idea trpppo didascalica, scontata. Allora ho pensato di raccogliere tutte le foto più importanti dei miei 50 anni, metterle in una valigia insieme a una chitarra, andare in una baita sperduta nella neve in quei posti magici e passare un paio di giorni isolato dal mondo, guardarmi queste foto e pensare alle tante cose belle che son capitate.
Hai festeggiato da poco i tuoi 50 anni hai fatto un bilancio? Che somme hai tirato?
Si, ho festeggiato il 16 Maggio i miei primi 50 adesso cominciamo gli altri, magari con il covid alle spalle. Sono contentissimo dei miei 50 anni; la musica mi ha aiutato tantissimo: sia ascoltarla, andarla a vedere live, suonarla in studio o dal vivo. La musica per me è vita, è qualcosa di importante ed essere da tanti anni in questo mondo mi ha permesso di mantenermi sempre in movimento, aver sempre voglia di far progetti nuovi e quindi insomma vedo che, guardando anche i miei amici storici a cui voglio un sacco di bene, abbiam fatto percorsi diversi, vedo che la musica su di me ha tenuto una vitalità che faccio fatica a ritrovare negli altri: è una spa per tutta la vita.
Cosa ti auguri per il futuro?
Non vedo l’ora di riprendere i concerti perché mi manca non solo stare su un palco, ma anche stare proprio in mezzo alla gente anche che non conosco. E poi ho una piccola sorpresina che col covid, rimasto in casa per tanto tempo, ho scritto il mio primo libro non era in programma, l’ho consegnato da poche settimane all’editore e all’inizio del prossimo anno lo faremo uscire.
Ci anticipi qualcosa?
Posso solo dire che sono una trentina di racconti e poi a gennaio ne parleremo meglio.
Allora ci risentiremo a gennaio! Ti ringrazio Marco! È stato un piacere parlare con una persona alla mano come te!
Biografia
Marco Ligabue è nato a Correggio (RE) il 16 maggio 1970. Cantautore emiliano, già chitarrista ed autore di testi e musiche de i RIO e Little Taver & His Crazy Alligators, ha iniziato la carriera solista nel 2013. Marco, che conta oltre 61 mila followers su Instagram ed oltre 266 mila followers su Facebook, è reduce da sette anni pieni di soddisfazioni: il suo album d’esordio, “Mare Dentro”, è arrivato subito al 16esimo posto in classifica FIMI a cui sono seguiti gli album “L.U.C.I. (Le Uniche Cose Importanti)” e “Il mistero del DNA”. Le sue canzoni hanno testi schietti che lo hanno portato a ritirare, a fine luglio 2015, il prestigioso premio LUNEZIA “per la sua capacità di saper cantare con un linguaggio diretto temi importanti della vita sociale italiana”, come ha dichiarato lo stesso Stefano De Martino, patron del premio. Marco è un cantautore atipico: ha una grande attitudine a coinvolgere il pubblico durante i live, da qualche anno è infatti tra i più richiesti nelle piazze italiane con 600 concerti all’attivo. È terzino sinistro di Nazionale Italiana Cantanti. Oltre all’attività di musicista è, dal 1991, al fianco del fratello Luciano con importanti iniziative, dal fan club alla comunicazione web. Per tutto il lockdown è stato uno degli artisti più attivi sui social con dirette quotidiane e sorprese discografiche. Nella vita privata è l’orgoglioso papà di Viola. Emiliano doc con il rock che scorre nel DNA, ha saputo ritagliarsi un importante spazio tra pubblico italiano, grazie ai numerosi singoli apprezzati nel web. Ciò che contraddistingue Marco Ligabue da molti altri cantautori è la propensione a scrivere brani intensi e maturi, senza perdere il sorriso sincero.
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