Cosa ci fa Francesco Mangiacapra, noto gigolò napoletano, all’Università?
Il Corriere del Mezzogiorno di mercoledì 3 maggio riporta un articolo che, senza dubbio, ha incuriosito diversi lettori e ha scatenato prevedibili polemiche in ambiente accademico.
Infatti, la Prof.ssa De Chiara, docente al Dipartimento di Studi Linguistici e Comparati dell’Università Orientale di Napoli, ha invitato l’escort napoletano Francesco Mangiacapra, autore con Mario Gelardi di un libro dal titolo eloquente “Il Numero Uno. Confessioni di un marchettaro”, ad un confronto con i suoi studenti con l’intento di riflettere su tematiche del nostro quotidiano al fine di sfatare miti e capire che cosa si consuma all’interno delle famiglie “perbene”.
Francesco Mangiacapra, avvocato che ha abbandonato le aule dei tribunali per dedicarsi alla professione di prostituto, trasformando la sua vita e il suo vissuto in un vero e proprio manifesto di libertà e di autodeterminazione e combattendo una guerra giornaliera contro l’ipocrisia e lo stigma, ha pubblicato un libro-documento, scritto con il drammaturgo Mario Gelardi, che offre uno spaccato assolutamente inedito della prostituzione maschile, restituendoci un’immagine della società 2.0 complessa e articolata, stretta nella morsa del precariato e del pregiudizio, intimamente dimidiata tra sollecitazioni erotiche e romantici vagheggiamenti affettivi.
La presenza di Francesco Mangiacapra nelle aule dell’Università Orientale di Napoli, prevista per venerdì 5 maggio alle ore 10.30, è stata fortemente criticata dal Senatore Lucio Romano, docente di bioetica alla Federico II di Napoli, che ha dichiarato che l’iniziativa trasmette un messaggio fuorviante e negativo: la commercializzazione del corpo. D’altronde, la storia professionale e politica di Romano è stata sempre legata ad un’idea dell’etica apertamente contrapposta al diritto di disporre liberamente e in maniera laica del proprio corpo e della propria sessualità.
Ovviamente, la pur legittima critica del Prof. Romano, nasce dall’assoluto fraintendimento del valore sociologico dell’operazione letteraria di Mangiacapra che, lungi dal voler ledere la dignità altrui e tantomeno dall’esaltare la prostituzione in sé, è finalizzata a riconsiderare il valore politico dell’uso libero e consapevole del proprio corpo, a prescindere da qualsiasi pregiudizio sessuofobico o da qualsiasi imposizione valoriale di stampo religioso o borghese. D’altronde, parole di sentito apprezzamento sul libro di Mangiacapra sono state espresse dal grande storico e sociologo francese Frédéric Martel.
Ma le critiche di Lucio Romano non hanno affatto scosso Mangiacapra che, sentito sulla querelle che lo vede protagonista, ha dichiarato: diversamente da quanto erroneamente affermato dal senatore Lucio Romano, ho sempre dichiarato esplicitamente che la mia rivendicazione di libertà e autodeterminazione non passa per la rappresentazione di un modello esistenziale da proporre o da imporre, ma da una narrazione autentica e circostanziata delle prospettive sociali e lavorative che la società offre alla mia generazione, una generazione stritolata dal precariato e dell’inflazione dei titoli di studio. Invito pertanto il senatore Romano a venire ad ascoltarmi prima di giudicare un libro che non ha letto e che, ben lungi dall’essere un’apologia della prostituzione, restituisce al lettore urgenze e sofferenze di un brillante laureato che, come tanti altri brillanti laureati di questo Paese, è stato costretto a soluzioni alternative anche per colpa dell’inefficienza e del disinteresse della classe politica.