I parenti, le luci, gli addobbi, il presepe, gli struffoli, le paste, i panettoni, il capitone, la tombola, i regali, gli auguri ( molti ipocriti), le canzoncine, i fuochi, i film, Babbo Natale… l’albero con le lettere dei desideri che sparisce a Galleria Umberto! Ebbene sì, ogni anno, il periodo natalizio porta con sé delle certezze e, tra queste, vi è, purtroppo, il furto dell’albero di Natale posto sotto la Galleria. Ad agire, anche questa volta, pare siano stati dei vandali giovanissimi in motorino, quelli che, ormai, la stampa cosiddetta mainstream è solita definire babygang. Essi, incappucciati, hanno segato rapidamente la pianta, per giunta, danneggiando pure i marmi del pavimento. Alla base di questo gesto, a quanto sembra, al di là del puro sfregio, sprezzo delle autorità e dileggio, vi è la volontà, da parte di costoro, di procurarsi la legna da ardere in occasione della festività di Sant’Antonio che si tiene, il 17 gennaio, nei Quartieri Spagnoli. Non a caso, pure quest’anno, la “carcassa” dell’abete è stata ritrovata proprio nella zona dei Quartieri, poche ore dopo. Ma la cosa assurda, in aggiunta, è che nonostante questa pratica sia diventata una sorta di “tradizione”, di consuetudine, non vi era nessuno a sorvegliare, pronto ad intervenire.
Ovviamente, tanto per non cambiare mai, i giornali hanno sguazzato nella notizia e i social – modo generico per indicare quella subumanità virtuale sempre più scomposta e scostumata, ma anche sempre più banale nel suo cinismo – si sono divertiti con le solite facili ironie, velatamente razziste. Probabilmente, a tanti, però, è sfuggito che episodi similari si sono registrati anche in altri posti, come ad esempio Bologna, suscitando evidentemente meno clamore. Tuttavia, con ciò, non si vuole assolutamente trovare in quel che si suol dire “mal comune mezzo gaudio” una sorta di attenuante o di giustificazione, anzi. A dire il vero, il fatto che, tutte le volte, si verifichi questo furto è, se vogliamo, un po’ il simbolo dei problemi ciclici e radicati che attanagliano la città, la quale, piena di turisti provenienti da ogni parte del mondo, potrebbe e dovrebbe splendere ancora di più, specie nel periodo festivo.
Al di là di tutto ciò, dipoi, ciò che veramente dispiace è che questa notizia va ad adombrare le tante altre, molto belle, che meriterebbero sul serio di essere raccontate. È il caso, ad esempio, dell’altro albero, quello che è stato istallato a pochi passi da quello rubato e tristemente famoso. Si tratta di un impianto di argento, costruito con alluminio riciclato, recuperato da Salvatore Iodice e i ragazzi dei Quartieri spagnoli, e che è stato messo in piedi grazie a Miniera, una falegnameria che reinventa i rifiuti in opere d’arte, e all’artista Annalaura Di Luggo.
In questo secondo caso, quindi, siamo dinanzi a un simbolo diverso, quello della Napoli produttiva, del riscatto, che non si arrende e punta sul capitale umano, sui giovani e la creatività. È l’esempio lampante di quella Napoli che noi tutti abbiamo il dovere di far conoscere e di non far soccombere sotto il peso dell’inciviltà e di una narrazione tossica o distorta, perché essa brilla di speranza.
Due alberi, due simboli diversi: il secondo sconfiggerà il primo, ne siamo sicuri.