La coreografa e regista ha partecipato al meeting di Paradise Pictures allo Spazio Ente dello Spettacolo all’Hotel Excelsior
Con l’eleganza e la raffinatezza che la contraddistingue, ha sfilato sul red carpet della 77esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia la coreografa e regista Anna Cuocolo, fasciata da uno splendido abito Balmain Paris. È presente al Lido per parlare del progetto “Lettere a mia figlia” durante il meeting di Paradise Pictures presso lo Spazio Ente dello Spettacolo all’Hotel Excelsior.
«Ho imparato a guardare il cinema come un quadro – racconta Anna Cuocolo – anzi come una sequenza di opere pittoriche. Vedere un film per me, è come stare in una pinacoteca. Avverto la sensazione dei colori, delle patine, dei toni caldi e freddi e lo scorrere delle immagini mi fa pensare di percorrere i corridoi museali dove quadri diversi si susseguono per raccontare con la forza del segno e dei contrasti cromatici la loro storia».
E cosa accade quando la danza incontra il Cinema?
«La danza insieme alla pittura, diventa un altro elemento naturale del cinema, come la dinamicità, la forza dell’espressione corporea, delle emozioni, del gesto che svela l’anima e può divenire un elemento naturale e coinvolgente che spazza via la parola trasformandola in un dialogo muto e assordante, o forse solo una carezza, un volo ineffabile».
In questo senso quale esperienza ti ha arricchito particolarmente?
«L’incontro con il regista Eitan Pitigliani, straordinario, folle, sensibile geniale autore di “InsaneLove” di cui ho creato le coreografie. Mi ha permesso di sperimentare e spaziare e attraverso la ricerca coreografica ho capito che può esserci interazione tra gesto e parola che si incardinano alla colonna sonora fino a fondersi insieme e tracciare a volte differenti percorsi narrativi».
Quand’è che la tua carriera ha incrociato la settima arte?
«Quando scrissi una lettera a Pupi Avati. Avevo visto il suo Film “Magnificat” e volli esprimere tutte le mie emozioni per quel racconto così potente che mi aveva scosso dal profondo. Mi rispose con una bellissima lettera e ci incontrammo un anno dopo nello studio di registrazione dove ebbi l’opportunità di parlare con lui, un incontro straordinario. Ho approcciato al cinema per necessità di allargare i miei orizzonti per avere nuovi punti di vista e nuove percezioni. Ho avuto in seguito l’opportunità di fare l’assistente alla regia in alcuni film di Pupi Avati che mi hanno aperto a nuove visioni dell’arte e indirizzato verso nuove discipline. Lo studio delle Pittura all’Accademia di Belle Arti, La Scuola del Nudo, il diploma all’Accademia nazionale di Danza, la Scuola di Sceneggiatura cinematografica mi hanno condotto verso un unico comune denominatore: la necessità di raccontare e di raccontarmi. Poi l’incontro con Ricky Tognazzi e Simona Izzo con la serie televisiva “La vita Promessa”. Oggi ho il ruolo di docente di Arte Scenica presso il Conservatorio di Rovigo dove insegno anche “Filmografia musicale”».
Dove sarai protagonista prossimamente?
«Parma 2020, Capitale della Cultura, in giuria al “Parma International Music Film Festival” e ringrazio il presidente del Festival Eddy Lovaglio e il presidente di giuria Riccardo Joshua Moretti per il prestigioso invito che mi vede insieme ad alcuni colleghi ed amici come Eitan Pitigliani e Arturo Cannistrà. Il cinema continua ad appassionarmi e a coinvolgermi fino a farmi leggere la vita che passo dopo passo percorro come un lungometraggio dell’anima».