Tra le strade di Napoli che hanno i nomi curiosi c’è una piccola stradina, nei pressi della monumentale Porta Capuana, chiamata Vico della Serpe. Il nome del vicolo, stando alle fonti storiche, risalirebbe ad una storia vera divenuta poi leggnda quasi del tutto sconosciuta agli stessi napoletani.
Si racconta che oltre la cinta muraria di Porta Capuana viveva un terribile mostro capace di pietrificare ogni essere umano al solo sguardo
La storia di questa affascinante leggenda ci viene tramandata da «Frate Serafino di Montorio» un predicatore domenicano e priore del convento di Santa Maria alla Sanità
Il frate narra che oltre la cinta muraria di Porta Capuana, si estendeva la palude dove viveva un terribile «Draco», un mostro simile ad un grosso serpente, capace di pietrificare ogni essere umano al solo sguardo per poi ridurli a brandelli con i suoi affilati artigli e stritolarli con le sue potenti spire, i malcapitati una volta entrati nella palude, avevano morte certa.
Nel racconto il frate cita la venuta di un giovane nobile, un tale Gismondo che, anche se informato del pericolo nascosto nella palude dove viveva il drago, decise di attraversarla perchè era l’unico varco per accedere alla porta d’ingresso del regno di Napoli. Il giovane voleva andare a pregare sull’altare dove San Pietro celebrò messa (il celebre «Ara Petri» che la Basilica di San Pietro ad Aram custodirebbe).
Il coraggioso Gismondo era pronto ad affrontare quel terribile Drago che aveva ucciso molti uomini prima di lui pur di andare a pregare in quel luogo. Guardingo, brandendo la spada, il giovane si addentrò nella palude, ma, per una strana ragione, il mostro non apparve e lui poté tranquillamente attraversare Porta Capuana e fare il suo ingresso a Napoli per pregare presso l’altare di Pietro.
Durante la notte però gli apparve in sonno la Madonna che, gli disse di aver ucciso il mostro per favorire il suo passaggio e di aver salvato la città. Gismondo in cambio doveva edificarle una chiesa, nel luogo in cui avesse trovato il corpo senza vita del drago.
Il giorno seguente Gismondo, memore del sogno, ritornò nella palude alla ricerca del cadavere della bestia, lo trovò e in quel punto fondò la Chiesa di Santa Maria ad Agnone. Lo stesso nome “Agnone” che deriva da “Anguone”, dal latino “anguis”, cioè “grossa serpe”. La chiesa nell’Ottocento divenne un carcere femminile. La chiesa poi fu distrutta dalle conseguenze di un’incursione aerea nel 1943.
Unica testimonianza della storia raccontata da Fra’ Serafino resta il nome “Vico della Serpe”.