E’ allestita nelle sale del PAN, Palazzo delle Arti di Napoli, in via dei Mille 60, la mostra dal titolo, “Chemical vagaries”, di Max Cavuoto, fino al 24 febbraio 2019. Sono circa una trentina di opere realizzate a tecnica mista di vario formato che ripropongono il progetto sviluppato su immagini allucinatorie, causate da un disturbo psicotico, di cui l’artista napoletano ha sofferto fino al 2012, data della sua completa guarigione. Allucinazioni, percezioni di realtà parallele, mondi reali e immaginari popolati da figure aliene, hanno dato vita ad una realtà “disneyana”, ricca di figure fantasmagoriche. Personaggi atipici, tipologie terrestri, esseri umani mai vista prima, vengono riprodotti da X- Max, (nome d’arte di Massimo Cavuoto), fotograficamente e pittoricamente con disegni primitivi. Visioni distorte dai colori alterati della natura, immagini di cellule organiche, ricordi visivi, fenomeni legati alla percezione e processi cerebrali, permetteranno al visitatore di inoltrarsi in una realtà “altra” immaginata. Tra il reale e l’onirico, il concreto e il fantastico, l’oggettivo e il soggettivo, le opere entrano anche fisicamente nello spazio per rendere impossibile la distinzione tra le due dimensioni. Mente e corpo, artificiale e naturale si incontrano per esplorare la relazione esistente tra arte e natura, attraverso un paziente lavoro di smembramento delle forme organiche, fino a raggiungere i termini della loro rappresentazione. Attraverso la sua ricerca intende far riflettere sulle nostre radici, memorie, tracce, sentimenti ed emozioni, con tutte le implicazioni filosofiche che i temi trattati comportano.
Percorrendo le sale della mostra, i fruitori possono osservare alcune opere con chiari riferimenti al paesaggio napoletano. In “Polaroid Drake”, sullo sfondo è visibile una immagine fotografica del golfo di Napoli, immortalato dalla collina di Posillipo. Gli elementi irreali sono la sirena Partenope, inseguita da Gotha, un drago che trae origine dal videogioco “Dragon Quest”.
In “We only fight for love”, il lungomare partenopeo è il protagonista dell’impianto compositivo. Nella parte alta del Vesuvio, Partenope, insieme ad altri elementi marini, delfini e stelle marine, difende la città dal drago e dalle fiamme che avvolgono l’antico isolotto di Megaride, l’attuale Castel dell’Ovo.
Ai personaggi del mondo del cinema e della musica sono dedicate due opere, “Still loving the Alien”, con David Bowie e “Delpho Drake”, con Richard Gere. Entrambe rievocano immagini ascrivibili al periodo della Pop Art di Andy Warhol, delle sue serigrafie su Marilyn Monroe. Anche in questo caso non mancano elementi irreali e figure organiche: draghi che sembrano tatuaggi e occhiali improbabili dai colori sgargianti coprono la superficie pittorica. Una rappresentazione che oscilla fra il reale e l’onirico, il concreto e il fantastico.
Non poteva mancare un’opera dedicata a Pablo Picasso, “Pablo Spiking”, artista eclettico del secolo scorso. In questo caso X-Max riprende una foto-icona che ritrae l’artista spagnolo nel suo studio e rielabora lo spazio circostante inserendo figure fantastiche, alieni, elementi marini, in cui lo stesso Picasso è protagonista di una “metamorfosi ludica”. Il colore rosa dell’ambiente domestico è un omaggio al pittore spagnolo e al periodo rosa del Cubismo.
In “January 20″, l’artista ricorda il giovane Valerio Castiello, scomparso in un incidente stradale. Nell’opera, un collage visivo accomuna il ragazzo e il motociclista Marco Simoncelli, entrambi nati lo stesso giorno e accomunati dallo stesso tragico destino.
Come afferma X-Max: “Questi lavori nascono dalla volontà di condividere l’interpretazione, oltre il reale, del genere umano che interagisce con energie invisibili che circondano e plasmano silenti le vite, le scelte, la chimica, le credenze religiose in interazione con il cosmo”.