Il 1° maggio è la festa dei lavoratori; tutti a casa, o a far scampagnate, o al concerto. Ci si riposa, le scuole sono chiuse e si prende la palla al balzo per godersi una bella giornata di primavera. Ma chi il lavoro non ce l’ha? Può festeggiare lo stesso? O è un giorno in più per rattristarsi di non avere un posto, un minimo di salario che permetta di condurre una vita normale? La festa, celebrata in molti paesi del mondo, ricorda le battaglie operaie, in particolare quelle volte alla conquista di un diritto ben preciso: l’orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore. C’è chi non ha mai lavorato, chi si destreggia tra mille impiegucci, chi ha appena cominciato e chi dopo tanti anni, ora si gode la pensione.
Questa festa mi ha regalato lo spunto per proporvi alcuni titoli sull’argomento, i generi sono diversi e per tutti i gusti. Buona lettura!
Cronache dalla ditta di Andrea Cisi
Storia di precariato sullo sfondo dell’ industriale pianura Padana, dove un giovane nemmeno trentenne e con diploma di ragioniere è alla ricerca di lavoro. Dopo aver saltellato di tre mesi in tre mesi da un contratto all’altro, finalmente trova l’agognato posto fisso come operaio non specializzato in una piccola ditta familiare. Un impiego umile, ma anche l’unico che gli consenta di affittare un piccolo appartamento e di iniziare finalmente una vita autonoma insieme alla fidanzata e al gatto. Tra gesti ripetitivi, compiuti fino all’esaurimento all’interno dello stesso stanzone, il protagonista dialoga con coloro che condividono la sua realtà per buona parte della giornata, personaggi stravaganti con cui cerca di evadere dalla monotonia del lavoro.
Articolo 1. Racconti sul lavoro di Camilleri, Cornia, Pariani, Rea, Recami e Stassi
“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, l’articolo 1 della nostra Costituzione è un forte richiamo alla centralità del lavoro. Ciascuno di questi autori scrive storie che rappresentano il lavoro nella sua forma più profonda ed eterna, nei suoi aspetti radicati in una generale condizione umana piuttosto che nei rivolgimenti dell’economia e dell’organizzazione produttiva. Storie di persone in cui risorge, nonostante le favole da fine lavoro, l’homo faber, il lavoro come prima sostanza umana.
Stupore e tremori di Amélie Nothomb
In questo divertente romanzo, la scrittrice racconta in prima persona il suo primo anno di lavoro come impiegata in una importante società giapponese. E’giovane, ha poca esperienza e ha passato gli ultimi anni della sua vita a sognare un’occasione del genere. Il primo incarico che le assegna il suo capo è fin troppo semplice: scrivere una lettera di invito per una partita a golf. Nonostante la facilità del compito, Amélie fallisce ripetutamente e a partire da questo momento inizia un’inarrestabile retrocessione all’interno della società che la porterà ad assumere degli incarichi via via sempre più umilianti. Poiché licenziarsi in Giappone è considerato un grave disonore, nonostante tutto Amélie resiste, fino ad assumere l’incarico di “guardiana dei cessi”. Ironico e poetico, questo romanzo racconta il rigore e l’assurdità del mondo del lavoro giapponese, tanto spietato quanto apparentemente privo di senso agli occhi di un occidentale.
La questione più che altro di Ginevra Lamberti
Gaia si annoia, segregata nella valle dove vive. Questa, più che altro, è la questione. Tra familiari strambi e un po’ scomodi – mamma divorziata e padre tabagista all’estremo, nonno meridionale star di un programma tv pomeridiano e nonna del Nord devota a santa Rita, Gaia aspetta nell’ordine Natale, Capodanno e l’ultimo esame. Si annoia e vorrebbe fare il giro del mondo in orizzontale, tagliandolo in due, nella speranza di trovarci dentro ciò che le manca, ma le sue tasche sono troppo vuote. Può solo trasferirsi nella laguna più bella del mondo, quella veneziana, ma anche lì fatica a trovare quel che sta cercando. Il lavoro è sempre e solo un “lavoretto”, Venezia non è più di un fondale di cartone per i selfie dei turisti, e intanto la sua famiglia invecchia e si ammala. Un romanzo che ritrae con stile brillante una generazione alla ricerca di un futuro che sia il più possibile lontano dal presente, finendo per inquadrarlo come il premio di una caccia al tesoro.
La chiave a stella di Primo Levi
Levi si trova in Russia per uno dei suoi viaggi di lavoro e alla mensa della fabbrica incontra il connazionale Faussone che ogni sera gli racconta la sua vita da operaio specializzato e, grazie alle sue abilità tecniche si sposta da un paese all’altro per seguire progetti complicati e difficili. In ogni nuovo cantiere dove si sposta porta con sé la sua chiave a stella, inseparabile strumento di ogni montatore, con cui affronta macchinari, gru, escavatrici.Il libro racconta di persone che credono fortemente nel valore delle proprie competenze e che riconoscono l’importanza di saper fare bene il proprio lavoro. Tra le righe di questo libro emerge la convinzione che il lavoro contribuisca a creare la propria identità e sia essenziale per acquisire indipendenza e fiducia in se stessi.
Su e giù per le scale di Monica Dickens
L’autrice è la pronipote di Charles Dickens. E’ una ragazza un po’ inquieta che appartiene alla buona società londinese dei primi anni del ‘900, e passa le sue giornate tra feste e ricevimenti eleganti. Questo tipo di vita però l’annoia a morte e sente che le manca qualcosa: decide così di cercarsi un lavoro. Questo libro racconta le disastrose esperienze lavorative di Monica che si improvvisa domestica e cuoca tuttofare, alle prese con datori di lavoro dispotici, richieste impossibili e assurde, cataste di stoviglie da lavare e la sua totale incapacità di gestire una cucina.Con ironia e leggerezza, denuncia in realtà le ingiustizie e gli abusi che molti domestici hanno subito per molti anni. Una storia poco impegnativa, ricca di humour inglese.