Sono già passati quattro anni da quando abbiamo visto le ultime scene della serie “How i met your mother“, conosciuta in Italia come “E alla fine arriva mamma!“, ma nonostante ciò la serie continua a vivere nel dibattito degli appassionato e nei ricordi di chi si è lasciato trasportare dalla storia.
Prodotta e diffusa dal 2004 per quasi dieci anni, la serie americana è diventata molto popolare tra i giovani anche oltreoceano, proprio grazie a uno stile comico che rompeva i tradizionali tempi delle classiche sit-com che la mediaset continuava a proporre senza sosta. Tuttavia questo stile comico non è un’assoluta novità: Chi è cresciuto nei ’90 si sarà accorto sin da subito che molte scene, molte gag e addirittura la caratterizzazione dei personaggi è davvero simile se non identica a quella di Friends, un po’ la “mamma” di tutte le sit-com.
Nonostante il continuo confronto con il colosso precedente, HIMYM non è mai banale e l’intreccio delle storie, dolcemente accompagnato da un dirompente dinamismo dei personaggi, rendono la serie molto leggera e mai banale.
La storia è narrata da Ted, o meglio Ted Il Vecchio, ai suoi due figli. Questo format permette di toccare ogni tipo di tema, sicchè assistiamo alle scene di nonsense più assurde fino a momenti di altissima drammaticità. Inoltre il tempo della narrazione, grazie a questo espediente, non ha problemi di staticità e per spiegare un buco di giorni o mesi basta una parola del vecchio Ted.
Il giovane architetto si scontra di continuo con l’Universo, che gli invia segnali contrastanti. Controversa è la ricerca della donna “ideale” con la quale trascorrere il resto della propria vita, controverso è il suo approccio al mondo del lavoro così com’è controverso il rapporto con i suoi amici: Barney Stinson (interpretato da un fenomenale Neil Patrick Harris), un uomo ricco e di successo con un debole per il gentil sesso; Marshall e lily, i suoi due migliori amici, attraverso il rapporto dei quali lo spettatore vede svolgersi due storie parallele, cioè un amore già affermato e uno solo ipotetico; ma sopratutto Robin, la giovane giornalista canadese, bellissima e affermata, nonchè primo amore del protagonista.
Drammatico come Beckett, il creatore forza il suo personaggio principale a un’attesa costante e disarmante, che lo rende immune a ogni impulso della realtà che non si figuri come un segno del destino e che non rientri nel piano accuratamente disegnato dall’architetto. Ed è proprio questa la vanità degli sforzi di Ted: Far rientrare i piani del cosmo in un suo disegno. Così conosciamo durante la serie tutti i suoi successi e i suoi fallimenti, per concentrarci sulla figura della madre solo nelle ultime puntate della nona stagione.
“Di cosa parla How i met your mother?”
La risposta è più complessa di quanto sembri. Non parla di come Ted conosce la madre dei suoi figli, nè delle varie sottotrame. Ogni episodio è fine a sè stesso, quindi non è nemmeno la trama il punto forte della serie. La grande costante che pregna ogni fotogramma e l’attesa di Ted, la sua irrequietudine, il suo continuo confronto teso con l’universo. Questo è il punto di svolta: Una sit-com che racconta un melanconico architetto, nella frenetica Grande Mela, del suo gruppo di amici, e della sua unica, ossessiva, logorante ricerca, che forse non sarà mai nemmeno appagata.